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3 Aprile 2023
17:54

Lo sciopero del sesso delle femmine di ratto gigante per il benessere del gruppo

Una nuova ricerca dimostra quanto sia difficile studiare i ratti giganti africani, perché le femmine modificano i propri comportamenti e organi sessuali pur di migliorare le chance di sopravvivenza dei figli e della propria colonia.

topo gambiano

In un recente articolo pubblicato su Current Biology da alcuni ricercatori della Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York, è stato reso noto che la bassa capacità riproduttiva del ratto gigante africano (Cricetomys gambianus)  è legata ad adattamenti selettivi molto importanti che hanno spinto le femmine a variare la loro fertilità a seconda della presenza di una femmina dominante e dell'eccessiva competizione che si può instaurare fra i maschi.

Alex Ophir, professore associato di psicologia e autore senior dello studio è tra i pochi scienziati interessato a studiare la biologia di questa specie, uno dei roditori più grandi del Pianeta. Secondo quanto scoperto, le femmine modulano la morfologia del loro corpo in base al loro stato sociale e alle opportunità sessuali di cui riescono a godere. Nessuno aveva compreso fino ad ora quanto drastiche fossero però le trasformazioni anatomiche di questi animali.

Solitamente la maggioranza delle femmine dei mammiferi quando entrano nell'età riproduttiva aprono il loro canale vaginale e da quel momento cominciano a produrre ormoni sessuali, con cui attraggono i maschi o risultano ricettive alle avances. Alcune specie possono anche subire una soppressione riproduttiva stagionale, come gli animali che si accoppiano solo in determinati mesi dell'anno come i cervi, o alternare fasi di maggiore e minore fertilità, come accade per gli esseri umani.

In teoria, però, seppur non ricettive o momentaneamente non fertili, quasi tutte le femmine di primati, elefanti, topi e mammiferi in generale possono copulare poiché il canale riproduttivo delle femmine risulta comunque aperto. Nei ratti giganti africani invece no: hanno inventato una soluzione unica per limitare il numero di nascite indesiderate e la competizione fra maschi. «Chiudono i propri canali genitali – chiariscono gli scienziati – Sigillano la propria vagina, ricostituiscono l'imene, cicatrizzano le piccole labbra e rendono inaccessibili i loro ovuli, finché lo ritengono opportuno».

Questo complica notevolmente il numero di nascite, modificando anche il modo con cui maschi e femmine si rapportano gli uni con le altre. La specie, infatti, ha una struttura coloniale, dove ogni gruppo è in genere composto da una coppia principale o dalla matriarca e da una ventina di altri individui. I maschi non provenienti da una colonia sono invece territoriali, aggressivi e si avvicinano agli altri soggetti solo per trovare una femmina con cui formare una coppia secondaria e periferica del gruppo.

Immagine
Cranio di Cricetomys gambianus

Seppur non siano ancora chiari i meccanismi biologici con cui le femmine riescono a occludere il proprio canale vaginale e rimarginare le ferite derivanti dalla copula con i maschi, i ricercatori hanno espresso due ipotesi al riguardo che devono ancora essere confermate.

Nella prima sarebbero le femmine dominanti a vietare alle altre femmine di riprodursi, inviando segnali di soppressione attraverso i feromoni. In questi animali tali sostanze chimiche, infatti, vengono rilasciate tramite le urine e agiscono da agente scatenante per le modifiche del sistema ormonale e comportamentale degli altri esemplari. Quando una femmina non dominante quindi recepisce le molecole di feromone provenienti dall'urine dell'esemplare socialmente più rilevante, subisce trasformazioni morfologiche che coinvolgono principalmente gli organi sessuali.

«Potremmo interpretarlo come una manipolazione da parte di una femmina per convincere le altre a smettere di riprodursi per il bene del gruppo e non sarebbe il primo comportamento altruista che presentano. In effetti questi animali, essendo molto sociali, spesso contribuiscono anche alla cura della prole della coppia dominante», ha spiegato Ophir.

Secondo lo scienziato tramite questa strategia le colonie molto numerose o soggette a condizioni ambientali sfavorevoli eviterebbero di crescere ulteriormente, così da non perdere un eccessivo quantitativo di risorse. In questi casi l'unica femmina a potersi ancora riprodurre sarebbe quella dominante, che godrebbe di maggiori vantaggi rispetto alle altre.

L'altra teoria invece sostiene che le femmine, se soggette a troppe richieste legate ad un'eccessivo numero di maschi nel gruppo, possono regolare la struttura del proprio corpo per abbassare i livelli di competizione sessuale e di aggressività nei loro confronti.

Insomma, le femmine di ratti giganti africani svolgono uno "sciopero del sesso" che ricorda moltissimo la commedia greca di Aristofane dove Lisistrata convinceva tutte le donne ateniesi e tante altre spartane nel negare il proprio corpo ai mariti, per indurli a firmare il trattato di pace

Anche in questo caso, seppur la teoria non è ancora stata dimostrata, il mutamento del corpo delle femmine sarebbe quindi da collegare a un miglioramento delle condizioni sociali. I maschi non più accecati dalla necessità di riprodursi ammansirebbero il proprio temperamento, attendendo in "pace" che siano le femmine ad aprirsi alla possibilità di intraprendere delle nuove gravidanze. Solo allora, con la riattivazione delle femmine, i maschi entrerebbero di nuovo in competizione.

Insomma, nel mondo animale è possibile persino stravolgere la propria anatomia per il bene del gruppo, fenomeno così interessante da rendere necessari ulteriori approfondimenti a riguardo. Nuove domande necessitano quindi di trovare risposta, per quanto la ricerca su questi animali abbia appena compiuto degli enormi passi in avanti e dei progressi che fino a qualche anno fa si ritenevano inimmaginabili.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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