A sud del fiume Po, in Emilia Romagna, ci sono gli sciacalli dorati. La conferma arriva dalle indagini effettuate da Luca Lapini del Museo Friulano di Storia Naturale, Francesco Nonnis Marzano dell'Università di Parma e Emanuele Fior dei Parchi del Ducato. Quella dello sciacallo dorato (Canis aureus) in Europa e in Italia è una storia naturale bellissima e incredibilmente affascinante. Questo scaltro canide dal manto d'oro è partito dai Balcani e dall'Europa orientale approfittando della quasi scomparsa del lupo, avvenuta per mano dell'uomo negli anni 50 del secolo scorso, per espandere in maniera esplosiva il suo areale e iniziare a conquistare il Vecchio Continente. In Italia è arrivato nel 1984, quando fu abbattuto un individuo nei boschi del comune di San Vito di Cadore, Belluno. Dal quel momento è partita la rapida colonizzazione del Paese a partire dal Friuli Venezia Giulia, porta di ingresso e roccaforte della specie, dove è stato radiocollarato di recente anche Pepe.
Sono noti gruppi riproduttivi stabili, oltre che in Friuli, in Veneto, Trentino Alto Adige e, ora a sud del fiume Po. L'occupazione dei nuovi territori europei è stata rapida e sorprendente: nel 1953 la specie aveva già raggiunto Caporetto, nelle Prealpi Giulie Slovene. Nel 1980 si era certamente formato un nucleo riproduttivo importante nell'Istria settentrionale e da qui, più rapidamente che in una partita di RisiKo, è iniziata la conquista del resto d'Europa.
La conferma della presenza a sud del Po
Le prove sulla presenza dello sciacallo dorato a sud del fiume Po c'erano già, infatti nel 2017 un individuo maschio era stato fotografato nelle valli mirandolesi, in provincia di Modena. La presenza dell'esemplare, però, non bastava a dimostrare l'avvenuta colonizzazione dell'area. I maschi di questa specie, infatti, quando raggiungono il primo anno di età lasciano il loro gruppo di origine alla ricerca di nuovi territori da occupare per formare nuovi nuovi nuclei riproduttivi. «Questo fenomeno, chiamato dispersione giovanile, può spingere singoli individui fino a circa 220 chilometri di distanza dal gruppo in cui sono nati. Si trattava, molto probabilmente, di un singolo individuo isolato», spiega l'esperto zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale Luca Lapini che studia lo sciacallo dorato fin dal suo arrivo in Italia.
Lo sciacallo dorato ripreso in un parcheggio in provincia di Parma il 1 dicembre 2020. Video di Michele Giustino.
La storia dell'espansione verso sud ha avuto una svolta decisiva lo scorso primo dicembre, quando uno sciacallo è stato filmato in un parcheggio da un automobilista a Pedrignano, Parma. Come spesso accade l'animale è stato inizialmente scambiato per un lupo, ma grazie alla pronta segnalazione effettuata da Francesco Nonnis Marzano è stato possibile allertare immediatamente l'ISPRA e Luca Lapini, che hanno confermato l'identificazione e avviato immediatamente una complessa serie di approfondimenti.
Grazie alla collaborazione con i Carabinieri di Parma è stato possibile effettuare, a partire dalla notte del 30 dicembre, le indagini necessarie a verificare la possibile presenza di un eventuale nucleo riproduttivo. Il gruppo di studiosi, guidato da Lapini, ha avviato così una serie di stimolazione bioacustiche per rilevarne la presenza nella Bassa parmense. Come succede per i lupi e altri canidi questi animali emettono ululati e, se correttamente stimolati attraverso le registrazioni, è possibile ottenere delle risposte. Ciò è avvenuto nella notte del 8 gennaio, quando in seguito all'ennesima stimolazione acustica, i ricercatori hanno registrato la caratteristica e incontrovertibile firma vocale dei giovani, confermato l'avvenuta riproduzione.
L'ululato dello sciacallo dorato con caratteristica firma vocale dei giovani. Registrazione di Luca Lapini
«I giovani di sciacallo, infatti, emettono una particolare vocalizzazione caratterizzata da una successione di ‘wow, wow, wow' alla fine dell'ululato. Una firma vocale inconfondibile che né i lupi né i cani sono in grado di imitare. Grazie a questa risposta, che conferma la presenza dei giovani, è stato possibile individuare con certezza il nuovo gruppo riproduttivo di sciacallo dorato, il più a sud in Italia», ha affermato Luca Lapini. Una conferma eccezionale, che non è altro che l'ennesimo tassello di un evento ecologico quasi unico.
L'espansione dello sciacallo: un fenomeno ecologico unico
L'espansione dello sciacallo in Europa è diventato un vero è proprio caso ecologico. «La maggior parte delle contrazioni e delle espansioni dei mammiferi nella nostra epoca avvengo quasi esclusivamente per mano diretta dell'uomo, che ne causa il declino o ne favorisce il ritorno con azioni di protezione e conservazione diretta», afferma Lapini, che poi continua «Seppur influenzata indirettamente dall'uomo che ha quasi eliminato il lupo, diretto competitore per questa specie, quella dello sciacallo, invece, è un'espansione eccezionale, del tutto naturale. È difficile assistere in prima persona a fenomeni ecologici del genere e con questa portata».
Un fenomeno incredibilmente affascinante ma che richiede uno speciale livello di attenzione: «In questa fase dell'espansione della specie la cosa più importante da fare è localizzare tempestivamente i gruppi riproduttivi territoriali e renderli noti in tempo reale, per limitare gli incidenti dovuti alla regolare confusione con la volpe.» Accade spesso, infatti, che gli sciacalli vengano scambiati con questi animali e uccisi per sbaglio, lì dove l'abbattimento delle volpi è consentito.
«Abbiamo avuto la fortuna di scoprire la specie in Italia e di seguirne l’espansione fin dal suo ingresso nel nostro Paese. Continueremo a seguirla con attenzione e dettaglio, consapevoli del privilegio che ci tocca come zoologi e delle sfide continue che questo comporta. Tra tutte le ricerche che si possono impostare su questa specie in Italia, infatti, le più importanti sono di certo quelle mirate a seguirne l’espansione con dettaglio e precisione. Sia per i risvolti conservazionistici che esse potranno avere, sia per questioni di consapevolezza pubblica, visto che la percezione della specie da parte delle persone ne condiziona prepotentemente la conservazione» ha concluso lo zoologo.
In Italia ci sono oggi circa 35 gruppi riproduttivi, per un totale di 180-190 esemplari distribuiti dal livello del mare fino a 1900 m di altitudine. Ora che lo sciacallo ha superato persino la grande barriera ecologica che il fiume Po rappresentava, non ci sono più limiti alla conquista del resto della penisola. Solo il tempo ci dirà fin dove potrà arrivare questo affascinante canide, e noi saremo qui ad ammirare il grande spettacolo ecologico della sua espansione.