Little Grey e Little White, le due splendide beluga salvate dall’acquario Ocean World di Shanghai dove per dieci anni sono state costrette ad esibirsi, sono quasi pronte per tornare a vivere libere nel loro mare.
La loro storia e la loro commovente prima liberazione, resa possibile dall’intervento di Sea Life Trust, che si occupa dell’omonimo santuario in Islanda, era diventata famosa nel 2020.
In moltissimi seguirono il difficile viaggio dei due mammiferi cetacei dalla Cina al Nord Europa, ma soprattutto lo sbarco nelle Isole Westman, dove, dopo un breve periodo di tempo per acclimatarsi al loro nuovo ambiente naturale, sarebbero state rilasciate nel più ampio santuario della baia di Klettsvik, al largo del sud costa dell’Islanda.
Il santuario, gestito dall’organizzazione e creato in collaborazione con Whale and Dolphin Conservation (WDC), è uno dei più grandi al mondo e permette la protezione di balene e delfini che per via della lunga cattività, non possono essere rilasciati in mare aperto.
Non tutto, però, è andato come doveva e quindi, a quattro mesi dalla loro liberazione nel santuario le due beluga, sono state spostate in un centro di ricovero al chiuso per proteggerle dal rigido inverno. Ma lì, sono state costrette a rimanerci più del previsto per via dell’inizio di alcuni lavori di costruzione nella baia e per l’arrivo del Covid che ha reso le cose ancora più complesse.
Adesso, però, finalmente, nella remota isola islandese di Heimaey è arrivata la gigantesca struttura di 50 metri richiesta da Sea Life Trust. Questo habitat galleggiante, in cui le due beluga vengono regolarmente controllate dagli esperti dell’ente che si prendono cura di loro, faciliterà il trasferimento di Little Grey e Little White in mare aperto, ultimo passo prima della loro seconda e definitiva, si spera, liberazione.
Il Sea Life Trust è un ente di beneficenza che lavora in tutto il mondo con l’obiettivo di proteggere gli oceani e la straordinaria vita marina che abita al loro interno. Il Sea Life Trust Beluga Whale Sanctuary, nello specifico, invece, è stato creato con l'obiettivo di fornire ai beluga, alle balene e ai delfini in generale, una casa sicura e più “naturale” rispetto alle strutture tradizionali o ai parchi acquatici.
Il nome di questo cetacei deriva dal russo «beluhka» che significa balena bianca. Questo colore, però, lo acquisiscono da adulti, perché alla nascita sono grigi o marrone chiaro. Appartengono alla famiglia dei monodontidi, come il narvalo e lo zifio, e vivono nelle fredde acque dell’Alaska, del Canada e della Russia.
Sono stati tra le prime specie di cetacei a essere allevati in cattività e sono molto ricercati dagli acquari e dai parchi acquatici sia per la particolarità del colore, sia per la grande varietà di espressioni facciali che riescono a riprodurre a differenza di altri cetacei.
Si stima che la popolazione di beluga attualmente esistente in natura conti circa 100.000 esemplari. E, sebbene questo numero sia molto più alto rispetto a quello di altri cetacei, esso è comunque diminuito rispetto al periodo precedente l'inizio della caccia a questi animali.
È considerato un ottimo indicatore dello stato di salute dell'ambiente grazie alla sua lunga vita e, infatti, l'inquinamento delle acque rappresenta per lui una grave minaccia.
L’IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, indica il beluga come animale "a rischio minimo”, ma sottolinea anche che, se gli sforzi attuali di tutela cessassero, in particolare la gestione della caccia, passerebbe allo stato di "minacciato" entro cinque anni.
Per prevenirne la caccia, il beluga è protetto dall'International Moratorium on Commercial Whaling, ma ciononostante, la caccia ad un piccolo numero di esemplari è comunque permessa.