Ogni anno sono circa 200mila gli uccelli marini che muoiono a causa della pesca in Europa, a cui vanno aggiunti delfini, tartarughe marine, squali, razze, spugne e coralli. La colpa è delle catture accidentali, il cosiddetto bycatch, una delle principali minacce per la biodiversità marina in tutto il mondo. Per provare a contrastare questo fenomeno la LIPU ha lanciato la campagna #StopBycatch, iniziativa che prevede in primis una raccolta dati sulle catture e chiede soprattutto l'applicazione di misure di mitigazione che riducano, o azzerino, l'impatto delle attività di pesca sulle specie marine vulnerabili.
Il motivo principale per cui si verificano le catture involontarie è la mancanza di selettività nelle tecniche di pesca utilizzate. Infatti, molti attrezzi da pesca non catturano solamente le specie ittiche commercializzabili, ma impattano indiscriminatamente su tutti gli animali marini che finiscono accidentalmente nelle reti o all'amo. Questo accade sia per li pesci sotto-misura, che non potrebbero essere pescati, sia per molte specie protette, tra cui uccelli marini, delfini, tartarughe, squali e razze, sempre più in declino in tutti i mari del mondo.
Le catture involontarie portano molto spesso alla morte lenta e dolorosa degli animali e rappresentano un gravissimo problema per la conservazione della biodiversità marina. Il bycatch, per esempio, è stato identificato come una delle principali minacce che potrebbero condurre all'estinzione la berta delle Baleari (Puffinus mauretanicus), una specie considerata In pericolo critico dalla IUCN.
La campagna LIPU #StopBycatch è inserita all'interno di un progetto molto più ampio chiamato Medbycatch, una grande coalizione internazionale che punta ad aumentare la consapevolezza e a spingere all'introduzione di nuove regole che eliminino questo triste fenomeno dal Mediterraneo. Oltre all'Italia, partecipano il Marocco, la Tunisia, la Turchia e la Croazia, e tra i partner nazionali, oltre alla LIPU, c'è anche il WWF Italia. Avviato nel settembre del 2017 il progetto è finanziato dalla Fondazione MAVA.
Nel caso degli uccelli marini, le specie maggiormente minacciate dalla pesca sono la berta maggiore, la berta minore, il gabbiano corso e il marangone dal ciuffo. Queste uccelli rimangono vittime di alcuni attrezzi da pesca nel tentativo di catturare le esche degli ami dei palangari o i piccoli pesci impigliati nelle reti da posta. Eppure esistono già norme che dovrebbero controllare ed evitare le catture accidentali, così come le soluzioni alternative che riducono l'impatto.
Ci sono diverse soluzioni tecniche per ridurre il bycatch, sia per contenere la cattura di pesci sotto-misura, che per limitare le catture involontarie di specie a rischio di estinzione. Purtroppo non esiste però una soluzione unica, cioè valida per tutti gli attrezzi e per tutte le specie minacciate dalle catture accessorie, ma occorre valutare caso per caso.
Per esempio, il posizionamento di una griglia nelle reti a strascico e l'utilizzo di ami circolari nei palangari riducono di molto le catture di tartarughe marine, mentre l'impiego di apposite funi scaccia-uccelli e le calate notturne, sono soluzioni piuttosto collaudate in tutto il mondo per limitare il bycatch di uccelli marini. Per gli squali invece funzionano decisamente bene le reti illuminate, come ha dimostrato un recente studio condotto in Messico.
Al momento in Italia non esiste però l'obbligo di impiego di misure tecniche per ridurre le catture accidentali, nemmeno per quanto riguarda le specie protette e a rischio di estinzione: tutto sta alla discrezione del singolo pescatore. Considerando che sono almeno 130 le specie vulnerabili minacciate dal bycatch solo nel Mediterraneo, occorre agire in fretta. Proteggere la vita dei nostri mari è fondamentale per il nostro futuro e per quello di tutto il Pianeta.