Un team dell’Università del Michigan ha sviluppato un nuovo software per comprendere la comunicazione del cane. Il software open source si chiama LabGym e sfrutta l’Intelligenza Artificiale per identificare dei comportamenti e "tradurli", al fine di renderli comprensibili agli esseri umani.
E' dalla notte dei tempi che si usa dire che ai cani "manca solo la parola" e chiunque viva una relazione sana con il proprio compagno canino pagherebbe chissà cosa per comprendere fino in fondo ciò che prova e riuscire a capire ciò che pensa. Al di là dello studio dell'etologia e anche della corretta osservazione di un animale incredibile che fa davvero di tutto per rendersi intellegibile ai nostri occhi, siamo proprio noi umani che a volte non riusciamo a comprendere la comunicazione canina mentre il nostro "miglior amico" ha sviluppato una grande e abile lettura dei nostri comportamenti.
Ecco allora che la ricerca degli esperti dell’Università del Michigan potrebbe essere utile per facilitare la comprensione umana nei confronti dei cani. I ricercatori, in particolare, hanno lavorato su un modello che sfrutta le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, sviluppando uno strumento in grado di identificare se l’abbaiare di un cane trasmette giocosità o aggressività.
Il software può anche raccogliere altre informazioni dalle vocalizzazioni degli animali come l’età, la razza e il sesso. Lo studio, frutto della collaborazione con l’Istituto nazionale messicano di astrofisica, ottica ed elettronica (INAOE) di Puebla, rileva che i modelli di Intelligenza Artificiale originariamente addestrati sul linguaggio umano possono essere utilizzati come punto di partenza per creare e addestrare nuovi sistemi mirati appunto specificamente alla comunicazione animale.
I risultati sono stati presentati a una conferenza internazionale in cui gli esperti hanno sottolineato che «utilizzando modelli di elaborazione del parlato inizialmente addestrati sul linguaggio umano, la nostra ricerca apre una nuova finestra su come possiamo sfruttare ciò che abbiamo costruito finora per iniziare a comprendere le sfumature dell'abbaio dei cani. C’è così tanto che non sappiamo ancora sugli animali che condividono questo mondo con noi: i progressi nell’IA possono essere utilizzati per rivoluzionare la nostra comprensione della comunicazione animale e i nostri risultati suggeriscono che potremmo non dover iniziare da zero».
Uno degli ostacoli prevalenti allo sviluppo di modelli di Intelligenza Artificiale in grado di analizzare le vocalizzazioni degli animali è la mancanza di dati disponibili al pubblico. Sebbene esistano numerose risorse e opportunità per registrare il parlato umano, raccogliere dati dagli animali è più difficile.
«Le vocalizzazioni degli animali sono logisticamente molto più complicate da sollecitare e registrare – ha affermato Artem Abzaliev, autore principale e ricercatore in Informatica e Ingegneria – Devono essere registrati passivamente in natura o, nel caso di animali domestici, con il permesso delle persone di riferimento».
Per arrivare a dei risultati concreti, infatti, gli scienziati hanno utilizzato dati ricavati da vocalizzazioni canine registrate da 74 cani di razza, età e sesso diversi e in contesti diversi. Hanno poi utilizzato le registrazioni per modificare un modello di apprendimento automatico, un tipo di algoritmo informatico che identifica modelli in grandi insiemi di dati. Il team ha poi scelto un modello di rappresentazione del parlato chiamato Wav2Vec2, originariamente addestrato sul parlato umano.
Così i ricercatori hanno scoperto che Wav2Vec2 non solo è riuscito in quattro compiti di classificazione ma ha anche migliorato le prestazioni sull'interpretazione dell'abbaio dei cani, con valori di precisione fino al 70%. «Questa ricerca ha importanti implicazioni per il benessere degli animali – hanno concluso gli esperti – Comprendere le sfumature delle vocalizzazioni dei cani potrebbe migliorare notevolmente il modo in cui gli esseri umani interpretano e rispondono ai bisogni emotivi e fisici dei loro compagni canini, migliorando così la cura e prevenendo situazioni potenzialmente pericolose».