Un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Pollution, ha dimostrato che gli ossidanti atmosferici, compreso l’inquinamento da ozono, possono reagire e alterare chimicamente i profumi dei fiori, compromettendo la capacità degli impollinatori di localizzarli.
L'impollinazione è un processo fondamentale che permette alle piante di riprodursi e in moltissimi casi avviene grazie a particolari insetti detti impollinatori. Per riuscire a riconoscere con accuratezza i fiori sui quali posarsi, questi animali come api, farfalle, mosche fanno spesso affidamento sul loro olfatto, ma questa loro capacità potrebbe essere compromessa.
È importante sapere che i profumi emessi dai fiori sono costituiti da composti organici volatili (COV), che spesso hanno una breve durata chimica. Questi creano gradienti di concentrazione intensi, fondamentali per aiutare gli insetti impollinatori a individuare i fiori. Purtroppo, l'inquinante noto come ozono troposferico, spesso associato a problemi respiratori, si forma principalmente quando le emissioni di ossido di azoto, provenienti da veicoli e processi industriali, reagiscono con i COV emessi dalla vegetazione, sotto l'influenza della luce solare. La problematica sta nel fatto che questa reazione altera e modifica i profumi dei fiori, riducendo notevolmente la capacità delle api di riconoscerli già a pochi metri di distanza.
Per affermare ciò un team di ricercatori ha condotto un esperimento nel quale hanno monitorato come cambiano le dimensioni e la forma della traccia odorosa in presenza di ozono. Hanno scoperto, così, che oltre a diminuire la dimensione della traccia odorosa, il suo profumo cambiava quando alcuni composti reagivano più velocemente di altri. E per scoprirlo hanno fatto affidamento sulle api da miele, straordinari insetti che utilizzano gli aromi floreali per localizzare i fiori e tra l'altro protagoniste di un nostro episodio di Kodami Zoom.
Le api imparano a collegare la particolare miscela di composti chimici di un fiore con la quantità di nettare che questo offre, cosa che permette loro di identificare la stessa specie di fiore in futuro. La ricerca ha dimostrato che verso il centro della traccia, il 52% delle api era in grado di riconoscere un fiore a una distanza di sei metri, con una percentuale che scendeva al 38% a una distanza di 12 metri. Ai margini della traccia, zone che si degradavano più rapidamente, solo il 32% delle api era in grado di riconoscere un fiore a sei metri di distanza, e appena un decimo degli insetti riusciva a farlo a una distanza di 12 metri.
È evidente, quindi, che l'inquinamento atmosferico rappresenta un problema più che serio per questi insetti e per tutte quelle specie vegetali che dipendono da essi, ma c'è di peggio. I ricercatori sostengono che l'ozono potrebbe addirittura influenzare altri comportamenti degli insetti che dipendono dagli odori, come la cono capacità di attrarre e trovare un partner.
In conclusione, l'effetto dell'inquinamento atmosferico sull'impollinazione rivela un intricato intreccio tra l'ambiente e le interazioni tra le specie. La nostra responsabilità nell'affrontare questa sfida è cruciale, poiché la salute degli ecosistemi e la produzione alimentare globale dipendono direttamente dalla continuità dell'impollinazione.
Questo studio sottolinea la necessità di azioni concrete per ridurre le emissioni inquinanti e preservare l'integrità degli ecosistemi. In un mondo in costante cambiamento, la protezione delle specie vegetali e degli insetti impollinatori diventa un imperativo per garantire un futuro sostenibile per tutti gli esseri viventi sulla Terra. Dobbiamo riflettere attentamente sulle conseguenze delle nostre azioni e lavorare insieme per preservare l'equilibrio delicato della natura che ci circonda.