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11 Febbraio 2024
16:00

L’inquinamento atmosferico ostacola gli impollinatori nella ricerca dei fiori

L'inquinamento atmosferico danneggia gravemente gli impollinatori, compromettendo la loro capacità di individuare i fiori e mettendo a rischio l'impollinazione.

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Gli inquinanti chimici non solo compromettono la sopravvivenza e la capacità riproduttiva degli animali, ma possono anche interferire con i loro sensi, alterando il loro comportamento e le dinamiche delle interazioni con altre specie. Una ricerca recente ha evidenziato che il declino dell'attività notturna degli impollinatori è in gran parte attribuibile alle emissioni derivanti dalla combustione di gas e carbone, provenienti da fonti quali automobili, centrali elettriche e altre fonti industriali. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Science.

Gli impollinatori si affidano ai profumi emessi dai fiori per individuarli. Tuttavia, una nuova ricerca ha evidenziato che alcune sostanze presenti nell'aria possono degradare tali tracce profumate, compromettendo così la capacità degli impollinatori notturni di individuare i fiori durante la ricerca. Questa scoperta è stata effettuata da un team di ricercatori dell'Università di Washington che ha studiato l'enotera (Oenothera pallida), un fiore selvatico che cresce in ambienti aridi negli Stati Uniti occidentali. La scelta di questa specie è stata motivata dal fatto che i suoi fiori bianchi emettono un profumo che attrae un vasto gruppo di impollinatori, tra cui le falene notturne, che rivestono un ruolo cruciale nell'impollinazione di questo fiore.

Per giungere a questa conclusione hanno effettuato campionamenti un po' particolari: si sono recati in alcuni siti presenti nella parte orientale di Washington e li hanno raccolto "campioni di profumo" dai fiori di questa specie. Dopo di che, sono tornati in laboratorio e tramite specifiche analisi chimiche sono riusciti a individuare le diverse sostanze chimiche che insieme compongono lo specifico odore del fiore. A questo punto, tramite ulteriori analisi tecniche, hanno osservato come ciascuna singola sostanza chimica proveniente dal fiore reagiva all'NO3. I risultati sono stati tanto illuminanti quanto scoraggianti. Hanno scoperto che l'interazione con NO3 ha quasi del tutto eliminato la presenza di diverse sostanze chimiche profumate, alcune delle quali risultano essere le più attraenti per le falene.

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Questi insetti sono dotati di antenne che consentono loro di percepire gli odori con una sensibilità che può essere paragonata a quella dei cani e che è diverse migliaia di volte superiore rispetto all'olfatto umano. Dopo aver scoperto che il NO3 effettivamente annulla alcune sostanze chimiche odorose, i ricercatori hanno deciso di esaminare la capacità di localizzazione e di volo verso i profumi di due specie di falene: la sfinge dalla linea bianca (Hyles lineata) e la falena del tabacco (Manduca sexta), sia in presenza di profumi "puri", sia quando essi erano stati contaminati dall'inquinante chimico.

Hanno notato che entrambe le falene non hanno incontrato difficoltà nel volare verso il fiore quando il suo profumo non era stato alterato. Tuttavia, quando erano esposte a livelli tipici di NO3 presenti nell'ambiente urbano notturno, la precisione di localizzazione di Manduca è diminuita del 50%, mentre Hyles, uno dei principali impollinatori notturni di questo fiore, non è riuscito a individuarne la fonte.

È evidente che l'inquinamento atmosferico stia rappresentando una sfida significativa per gli insetti impollinatori, una situazione estremamente preoccupante data l'importanza cruciale di tali insetti e dell'intero fenomeno dell'impollinazione. Il team di ricerca è riuscito anche ad individuare le regioni in cui è più probabile che si verifichino problemi di comunicazione tra piante e impollinatori. Queste aree includono il Nord America occidentale, gran parte dell'Europa, il Medio Oriente, l'Asia centrale e meridionale e l'Africa meridionale, coinvolgendo quindi una vasta porzione del globo.

Sono dati allarmanti che riflettono una situazione nella quale l'uomo per troppo tempo ha smesso di curarsi della natura causando danni di una rilevanza estrema. I ricercatori si augurano che verranno compiuti ulteriori studi su questa tematica per conoscere sempre più l'interazione pianta-impollinatore al fine di proteggerla. Noi, d'altro canto, dovremmo aprire un po' di più gli occhi e cercare, per quanto possiamo, di ridurre l'inquinamento atmosferico.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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