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7 Febbraio 2022
18:05

Linee guida per la gestione dell’orso in Trentino: Il TAR non accoglie il ricorso della LAV

Nonostante non si tratti di una vera e propria bocciatura, l'associazione ha annunciato che si rivolgerà al Consiglio di Stato per annullare la sentenza.

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Il Tribunale di Trento non ha accolto il ricorso presentato dalla Lega Antivivisezione (LAV) contro le nuove linee guida per la gestione degli orsi, redatte dalla Provincia di Trento e pubblicate lo scorso 25 giugno. Secondo il Tribunale Amministrativo Regionale infatti, le linee guida non rappresentano un escamotage per ricorrere in autonomia alle deroghe, come invece sostenuto dall'associazione animalista.

«Il provvedimento non deroga mai ai principi ed ai limiti fissati dal Pacobace e in nessun modo determina un abbassamento del livello di tutela sancito dalla normativa comunitaria e nazionale», si legge nella sentenza, pubblicata il 7 febbraio 2022, nella quale il ricorso viene dichiarato in parte improcedibile, in parte inammissibile e per il resto infondato.

Non è d'accordo ovviamente la LAV che ha immediatamente dichiarato l'intenzione di rivolgersi al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento della sentenza. «Si deve agire da subito per rendere questo documento un vero e proprio piano di gestione dei metodi preventivi – ha affermato a Kodami Massimo Vitturi, responsabile nazionale  della LAV per il settore animali selvatici Non dimentichiamoci la storia di M57, che è finito nel mirino della Provincia in seguito ad una cattiva gestione dei bidoni anti orso».

Gli elementi del ricorso e la reazione della LAV

Il ricorso presentato dalla Lav, assistita dall’avvocato Claudio Linzola, tratta due temi principali. In primo luogo l'associazione aveva ribadito l'illegittimità del meccanismo che prevede automaticamente l’uccisione di un orso a seguito di aggressioni o ferimenti alle persone, escludendo la necessità di approfondimento delle dinamiche che hanno determinato l’evento.

«Su questo punto il TAR non ha bocciato il ricorso – spiega Vitturi – Piuttosto ha affermato di essersi già espresso a riguardo in seguito ad un ricorso presentato dal WWF ed ha ribadito che tale parte è di fatto già stata annullata».

Il secondo punto trattato dalla LAV riguardava invece la superficialità e la genericità con le quali, secondo l'associazione, sono stati attuate le strategie di prevenzione da parte della Provincia Autonoma.

«Anche in questo caso non vi è una vera e propria bocciatura – spiega Vitturi – Ciò che sostiene il TAR è piuttosto che bisognerà impugnare i singoli atti, approfondendo di volta in volta la questione della gestione dei cassonetti anti orso, o quella relativa ai programmi di comunicazione e informazione dei cittadini, oppure ancora il tema della gestione concreta dei metodi preventivi».

«Ancora una volta ci concentriamo sui fatti già avvenuti piuttosto che sulla prevenzione »

«Sebbene non si tratti di una vera e propria bocciatura, non siamo assolutamente d'accordo con la tesi del TAR – afferma il responsabile della LAV – Riscontriamo in queste linee guida genericità e mancanza di programmazione e riteniamo che questi fattori siano alla base di possibili nuovi incidenti e possano inoltre favorire il fenomeno degli orsi problematici e le conseguenti ordinanze di abbattimento».

Secondo la LAV inoltre le linee guida presentate dalla Provincia Autonoma di Trento presentano un ulteriore problema: «Il tema che trattano è quello delle conseguenze sull'animale, ma ciò significa che ancora una volta ci concentriamo sui fatti già avvenuti piuttosto che sulla prevenzione – continua Vitturi – Non si può banalizzare l'argomento concentrandosi unicamente sull'abbattimento degli animali senza fare alcunché per fare in modo di evitare attivamente gli incidenti».

Ciò che manca, per l'associazione animalista infatti è una struttura che delinei anche le strategie preventive che evitino nuove aggressioni.

«Prendiamo in esame il caso di M57 e dell'aggressione avvenuta nell'agosto 2020 ad Andalo ai danni dell'uomo che passeggiava sul lungo lago – spiega l'esperto – In questo caso sarebbe stato indispensabile approfondire in che modo è avvenuto il fatto, capire per quale motivo l'animale non ha aggredito la donna che si trovava con lui. Bisognerebbe svolgere indagini di medicina forense veterinaria, perché concentrandoci solo sulle conseguenze che deve pagare l'orso, di fatto non aiutiamo nessuno, nemmeno le persone ferite».

Queste analisi secondo Vitturi potrebbero favorire la convivenza con l'orso senza concentrarsi unicamente sulla gestione dell'animale stesso.

«A questo proposito trovo di fondamentale importanza l'educazione, l'informazione e la formazione dei cittadini – conclude il responsabile di LAV – Solo in questo modo potremo davvero ridurre il rischio di aggressioni prima che esse avvengano e smettere di agire a fatto già compiuto».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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