Con un notevole e inaspettato sforzo di resilienza, uno squalo seta, conosciuto anche come squalo sericeo, è riuscito a rigenerare una parte consistente della sua pinna dorsale dopo aver subito una grave ferita per mano degli esseri umani. La scoperta, pubblicata sulla rivista Journal of Marine Sciences, è il primo caso di rigenerazione per la specie ed è solo il secondo esempio documentato di ricrescita della pinna dorsale in qualsiasi altro squalo.
Lo squalo seta (Carcharhinus falciformis) era stato marcato in Florida con un localizzatore satellitare nel giugno 2022, per studiare sia suoi movimenti migratori e che il suo comportamento. Tuttavia, poche settimane dopo, uno sconosciuto ha tranciato via il dispositivo dalla sua pinna dorsale, lasciando una grande ferita aperta. Ma nonostante la grave ferita, lo squalo è miracolosamente sopravvissuto e ha mostrato una straordinaria capacità di guarigione e rigenerazione.
Nel tempo, la sua pinna ha iniziato a ricrescere e quando lo squalo è stato avvistato successivamente, circa un anno dopo (332 giorni), la nuova pinna aveva raggiunto un'altezza stimata dell'87% della sua dimensione originale. «Questa è la prima volta che vediamo uno squalo seta rigenerare la sua pinna dorsale ed è solo il secondo caso documentato di rigenerazione tra tutte le specie», ha commentato Chelsea Black, dottoranda all'Università di Miami e autrice principale dello studio.
«È un esempio di resilienza straordinario e dimostra quanto siano adattabili gli squali», ha poi aggiunto. I tagli netti e precisi sulla pinna dello squalo suggeriscono che la ferita sia stata inflitta intenzionalmente da qualcuno e non sono frutto di un incidente, come accade spesso con le eliche delle imbarcazioni. Black sospetta che lo squalo possa essere stato catturato accidentalmente da un pescatore, che ha poi rimosso il localizzatore GPS per rivenderlo o semplicemente per non essere rintracciato dagli scienziati che studiavano l'animale.
«Gli squali sono spesso considerati solo come un problema da alcune persone, quindi non sorprende che ci siano individui che li uccidono o li feriscono intenzionalmente», ha detto Black. Nonostante il gesto orribile, la capacità dello squalo seta di rigenerare la sua pinna dimostra ancora una volta le incredibili doti di questi animali, abilità che fanno inoltre ben sperare per il futuro di questi pesci minacciati.
La pesca eccessiva e le catture accidentali nelle reti e altri strumenti di pesca, rappresentano infatti una minaccia importante per questa specie, che come tanti altri squali è considerata a rischio estinzione dalla Lista Rossa IUCN delle specie minacciate. La loro capacità di guarire da ferite così gravi potrebbe quindi aiutarli a resistere meglio alle pressioni antropiche e alle minacce legate alle attività umane.
«Questo studio mette in luce l'incredibile resilienza degli squali», ha detto infine Black. «È un promemoria che ci ricorda che dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere questi importanti predatori». Prima di questo studio, solo un altro caso di rigenerazione della pinna dorsale era stato documentato: si trattava di uno squalo balena, ma al primo avvistamento era sconosciuto il tempo passato da quando la ferita era stata inflitta. Cinque anni dopo, però, lo stesso individuo è stato poi fotografato nuovamente con la pinna dorsale completamente guarita, rigenerando oltre il 6% del tessuto e riacquistando la forma arrotondata originale.