Tre giovani naturalisti hanno appena pubblicato un importante articolo sulla rivista Marine Mammal Science, in cui affermano di essere stati testimoni di un incredibile atto di altruismo da parte di un elefante marino (Mirounga angustirostris) di sesso maschile nei confronti di un cucciolo. Questa è la prima volta in assoluto che questo comportamento viene osservato in natura e cambierà letteralmente il modo di considerare i maschi di questa specie.
Di solito infatti i maschi di elefante marino vengono considerati dagli zoologi come degli animali completamente indifferenti alle sofferenze altrui, visto che nel tentativo di accoppiarsi con il maggior numero di femmine possibile trascurano i cuccioli che hanno intorno, provocando spesso incidenti e un gran numero di morti fra i più piccoli.
Le testimonianze video di questi naturalisti, invece, ci mostrano un comportamento più empatico e meno violento di questi animali, tanto che i primi a definirsi sorpresi sono stati i ricercatori stessi, increduli rispetto a ciò a cui che hanno assistito.
Nel loro articolo, Sarah G. Allen, Matthew J. Lau e Sarah A. Codde hanno affermato che stavano camminando lungo la spiaggia della Point Reyes National Seashore, in California, mentre erano intenti a scattare delle foto agli elefanti marini che erano in attesa della bassa marea, quando si sono imbattuti in un grosso maschio che perlustrava l'oceano.
Dalle molte ferite sulla pelle, l'esemplare sembrava anziano e mostrava i chiari sintomi dell'eccitazione che portano i maschi a riprodursi forsennatamente con le femmine, oltre che ad affrontare gli altri competitori nei paraggi. Questo individuo, però, all'improvviso, ha cominciato a puntare il proprio sguardo in un punto preciso in mezzo alle onde e si è affrettato nel mare per aiutare un cucciolo che era rimasto intrappolato per colpa della corrente.
Nessun altro elefante marino, neppure la madre, è accorsa in suo aiuto e, come affermano gli scienziati, senza il suo contributo il piccolo sarebbe morto di lì a poco, probabilmente annegato per la forza delle onde.
A confermare l'intento altruistico del maschio c'è anche il fatto che, seppur l'esemplare non avesse l'assoluta certezza di essere il padre del piccolo, si è lanciato prontamente in suo aiuto dopo essere stato attratto dalle urla disperate del piccolo che cercava di chiamare la madre. Giunto poi all'altezza del piccolo, prima lo ha aiutato a trovare l'equilibrio e a restare a galla, per poi spingerlo lentamente verso la riva, così che non rischiasse di rimanere schiacciato sotto il suo stesso peso.
Dopo aver salvato il cucciolo, il maschio ha cominciato a rispondere ai richiami della madre e a ricominciare a pattugliare la costa ma dall'affanno che mostravano i suoi movimenti gli scienziati hanno capito che era stanco e che probabilmente avrebbe passato i successivi minuti a riposarsi un poco.
«Uno dei momenti più emozionanti di questo soccorso è stato l'attimo in cui il maschio ha cercato di correre a suo modo verso il mare – hanno spiegato i ricercatori – Si è focalizzato su quel cucciolo, ha abbandonato il suo harem e ha fatto tutto il necessario per salvarloin pericolo». È stato questo che ha spinto gli esperti a decidere di descrivere questo comportamento come una forma di altruismo, in attesa di ulteriori conferme da parte dei loro colleghi. «Riteniamo che la nostra osservazione soddisfi la definizione di atto altruistico perché il maschio ha anteposto i propri interessi personali primari per salvare un altro esemplare in un momento critico. Per un maschio alfa, inoltre, questo gesto può aver avuto un costo energetico molto importante, non solo perché digiunano difendendo la loro posizione per diversi mesi ma anche perché nella nostra osservazione il tentativo di soccorso è durato circa 20 minuti».
Può darsi che ad accendere l'interesse di questo esemplare siano stati i versi di richiamo del cucciolo. Questo però non ci deve indurre a pensare che tutti i maschi di elefante marino sono capaci di esprimere lo stesso livello di empatia o di altruismo, visto l'elevato numero di cuccioli che ogni anno vengono uccisi nella stagione degli amori. Tuttavia, secondo gli scienziati, questo particolare avvistamento permette di conoscere meglio gli elefanti marini e di sospettare che più i loro maschi invecchiano, più diventano consapevoli del loro ruolo all'interno dell'harem.
A differenza infatti dei più giovani, gli anziani hanno meno possibilità di governare a lungo le spiagge in cui si radunano le femmine. Per questo motivo, sfruttano qualsiasi occasione per garantire la sopravvivenza ai cuccioli anche se non possono sapere se le femmine che appartengono al loro harem si siano riprodotti con loro durante la stagione riproduttiva precedente.
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