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24 Novembre 2022
10:51

Lince fotografata per la prima volta in Val d’Aosta

Una lince eurasiatica è stata fotografata per la prima volta in Valle d'Aosta da alcuni cacciatori. Con questo avvistamento in Italia arriviamo a circa 5 linci, distribuite sulle Alpi dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia.

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Un esemplare di lince eurasiatica (Lynx lynx) è stato fotografato per la prima volta in Valle d'Aosta da parte di alcuni cacciatori di Brusson, in Val d'Ayas, lo scorso 16 novembre. A diffondere la notizia è stato l'assessorato all'Agricoltura e alle Risorse naturali della Regione Autonoma. L'animale era già stato avvistato più volte, ma nessuno era mai riuscito ad ottenere testimonianze fotografiche.

Il soggetto immortalato in Valle d'Aosta proviene quasi certamente dalla vicina Svizzera dove, secondo l'ultima stima, effettuata nel 2018 dalla Fondazione Kora, sono presenti due differenti popolazioni di linci, una sull'arco montuoso dello Jura (dal Lago di Ginevra fino a Liestal) e l'altra sulle Alpi, dove è diffusa principalmente sul versante Nord, dal Lago di Ginevra al Lago di Costanza, con sporadiche segnalazioni anche altrove.

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© KORA GIS
Area di distribuzione in Svizzera della lince eurasiatica (In rosso i dati oggettivi e certi; in blu le osservazioni confermate; in verde le osservazioni non verificabili.

«Sapevamo bene che questo momento sarebbe arrivato- conferma a Kodami Paolo Molinari, socio fondatore e coordinatore tecnico-scientifico del Progetto Lince Italia – Le popolazioni svizzere stanno vedendo un lento ma costante aumento di numero e un graduale ampliamento dell'areale. Sebbene il Canton Vallese, con le sue cime che superano i 4000 metri, abbia fatto da muro, immaginavamo che, prima o poi, sarebbe riuscita a sfruttare i complessi sistemi di vallate per entrare in Valle d'Aosta».

«La popolazione italiana di linci è ancora molto sofferente»

E se oltre il confine le linci sono diverse centinaia, in Italia invece, secondo le informazioni più aggiornate, non si superano nemmeno le 5 unità.

La lince più famosa vive in Trentino e si chiama B132, ma si tratta di un maschio molto anziano che, purtroppo, non viene più avvistato da mesi. Altri 2 o 3 soggetti vivono invece nella zona del Tarvisio, al confine con la Slovenia e, nell'ultimo anno sono arrivate segnalazioni dalla Provincia di Verbania – Cusio – Ossola e ora questa, in Val d'Ayas, sulle pendici del Monte Rosa e del Cervino. Infine, è stata avvistata anche una lince in Provincia di Bolzano, verso il confine con la regione austriaca del Vorarlberg, ma questa notizia non è stata diffusa ufficialmente dalle amministrazioni sudtirolesi.

«Le linci sono animali erratici e si muovono molto anche da una parte all'altra del confine quindi, per quanto riguarda queste ultime segnalazioni, non possiamo ancora avere la certezza che si siano stabilite in Italia – spiega l'esperto – Al momento siamo ancora lontani anni luce dal dire che la specie sta ricolonizzando le Alpi italiane».

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Distribuzione della lince nelle Alpi nell’anno 2018 secondo i criteri SCALP – non vengono riportate le segnalazioni del 2022 in Piemonte e Valle d’Aosta
© SCALP

E se ad Ovest le Alpi svizzere fungono, come spesso accade, da barriera, all'altro estremo dell'arco alpino, verso il confine con la Slovenia, dove il corridoio naturale del Tarvisio ha già permesso il ritorno di tante specie nel nostro paese, i ricercatori del progetto Life Lynx stanno operando con l'obiettivo di ricreare un nucleo orientale capace di fare da porta d'entrata verso l'Italia: «La nostra speranza è che dalla popolazione slovena alcuni giovani maschi in dispersione superino il confine e si stabilizzino in zona», afferma Molinari.

Per favorire l'arrivo di questo grande carnivoro, è nato anche un gruppo di lavoro chiamato SCALP (Status and Conservation of the Alpine Lynx Population), a cui prendono parte ricercatori di tutti i paesi alpini.

«Scambiamo informazioni in tempo reale e interpretiamo i dati utilizzando le stesse metodologie, in modo da aumentare il valore degli studi – spiega Molinari, che rappresenta l'Italia in questo gruppo di ricerca – Ci spingiamo ad osservare anche le popolazioni dei Monti Dinarici, in Croazia e della Boemia Austriaca, in modo da mettere insieme le informazioni di tutte le popolazioni mitteleuropee».

La gestione svizzera: abbattimenti e trasferimenti mirati

Anche se oggi la popolazione di lince svizzera è così vitale, non è sempre stato così. Questo grande carnivoro, infatti, era scomparso durante l'Ottocento e l'ultima osservazione risaliva addirittura al 1909, nella regione del passo Sempione. Come molti altri predatori era stata perseguitata dall'uomo e, inoltre, la deforestazione e lo sterminio degli ungulati (che rappresentano circa il 95% della sua alimentazione), hanno contribuito alla sua riduzione quasi ovunque in Europa.

Nel 1967, però, il Consiglio Federale Svizzero prese l'importante decisione di reintrodurla e nel 1971 vennero liberate le prime coppie di linci provenienti dai Carpazi.

«Ciò non significa che il percorso sia stato semplice. Anche qui, infatti, abbiamo assistito ad azioni eclatanti di bracconaggio e avvelenamento da parte degli allevatori preoccupati di dover avere a che fare con un altro predatore, sebbene la lince si nutra per la maggior parte di ungulati e non rappresenti una minaccia per gli esseri umani», spiega Molinari.

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© Frapporti – Lynx lynx – Archivio Servizio Foreste e fauna PAT

La Federazione Elvetica ha dato quindi il via a una collaborazione e un dialogo stabile e concreto con i singoli enti cantonali.

Nei rari casi in cui un soggetto si specializza nella predazione di animali domestici, può essere che venga presa la decisione di abbatterlo e ciò non sarebbe in alcun modo attuabile in Italia, dove invece è protetta dall’art. 2 della Legge 157/1992, che regola la protezione della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio.

Nelle zone dello Jura, inoltre, in cui le linci sono particolarmente numerose, di tanto in tanto vengono concesse anche alcune catture: «I soggetti prelevati vengono poi trasferiti altrove, laddove possano essere utili per nuovi progetti di reintroduzione – conclude il ricercatore – Questo favorisce l'ampliamento dell'areale, oltre a far piacere ai cittadini, che hanno l'impressione che le istituzioni intervengano in maniera attiva e mirata».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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