Il ratto crestato africano, o topo dalla criniera (Lophiomys imhausi), è un curioso roditore dalla folta e ispida pelliccia diffuso in Africa orientale. Ha le dimensioni di un coniglio e sembra una sorta di incrocio tra una moffetta e un istrice. Gli scienziati hanno sempre creduto fossero animali schivi e solitari ma Sara B. Weinstein e colleghi hanno scoperto che questi singolari mammiferi possiedono una vita sociale inaspettatamente attiva. La ricerca, pubblicata sul Journal of Mammology, suggerisce che questi ratti siano monogami e che possano persino formare gruppi familiari con cui andare in giro, scambiarsi fusa e tenere effusioni. Ma c'è di più: ancor più buffo del suo aspetto è la sua incredibile capacità di cospargersi deliberatamente di tossine letali sulla pelliccia, che lo rendono l'unico roditore velenoso al mondo. Questa sorprendente abilità è stata descritta per la prima in un solo individuo solamente nel 2011, ma i ricercatori dello Smithsonian Conservation Biology Institute, dell'Università dello Utah e del Museo Nazionale del Kenya sono riusciti a confermare che questa eccezionale capacità è invece un comportamento piuttosto diffuso tra questi mammiferi.
La vita sociale segreta del ratto crestato africano
Fino ad oggi si conosceva davvero poco sulla vita sociale del ratto crestato africano e la maggior parte dei naturalisti e dei biologi credeva fossero animali solitari e poco socievoli. Per provare a confermare la velenosità di questi mammiferi i ricercatori hanno catturato 25 individui per poi studiarne il comportamento in ambiente controllato attraverso telecamere nascoste. Tuttavia, quando hanno inserito nella stessa stanza un maschio e una femmina che vivevano nella stessa area sono rimasti a bocca aperta appena questi hanno iniziato a leccarsi a vicenda e a fare le fusa. Questo comportamento del tutto inaspettato, quindi, ha spostato l'attenzione degli studiosi sulla vita sociale segreta di questi bizzarri roditori che nessuno degli autori dello studio si aspettava. Le analisi dei filmati sulle abitudini di questa e altre coppie suggerisce uno stile di vita monogamo molto stretto, infatti la maggior parte degli animali passava più della metà del tempo costantemente insieme al proprio partner, e spesso si seguivano l'un l'altro pulendosi a vicenda e dormendo insieme.
I ricercatori hanno inoltre catturato diversi esemplari giovani provenienti dalle stesse aree di alcune coppie studiate che passavano molto tempo assieme agli adulti. Questo suggerisce che probabilmente la prole trascorre un lungo periodo dopo la nascita con i propri genitori formando gruppi familiari stabili. I ricercatori hanno anche registrato una vasta gamma di suoni, squittii, fusa e altre vocalizzazioni che potrebbero avere un ruolo importante nella comunicazione tra gli individui. Tutte le osservazioni effettuate, la lunghezza media della vita e il tasso riproduttivo insolitamente basso per un roditore fanno pensare, quindi, che questi ratti abbiano una vita sociale incredibilmente più complessa di quello che si immaginava.
Mammiferi velenosi e forse minacciati
Lo studio ha confermato, inoltre, l'incredibile capacità dei ratti crestati africani di spalmarsi volontariamente sul proprio pelo delle tossine letali che ricavano da una pianta di cui si nutrono: l'Acokanthera schimperi, un albero incredibilmente tossico da cui si estrae una pericolosa sostanza che veniva utilizzata tradizionalmente per avvelenare le frecce in Africa. I roditori mangiano la corteggia e i rami di questa pianta e poi con la saliva ricca di tossine si leccano la folta pelliccia per cospargersi di veleno. I peli di questo roditore sono incredibilmente assorbenti e specializzati per conservare al loro interno e per molto tempo le tossine. I ricercatori sono riusciti ad osservare ben 10 individui su 25 leccarsi accuratamente la pelliccia per renderla velenosa e sembra che le tossine ingerite non abbiano alcun effetto sul loro comportamento, suggerendo una resistenza incredibile a queste pericolose sostanze. I ratti utilizzano il veleno solamente per difendersi: quando si sentono minacciati, infatti, drizzano l'ispida e velenosa cresta mettendo in evidenza le strisce bianche e nere che hanno lungo fianchi. Un chiaro avvertimento per i potenziali predatori.
Secondo l'IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) questa specie non correrebbe particolari rischi di estinzione, ma gli studiosi sostengono che potrebbe non essere proprio così. Le popolazioni sono infatti piuttosto frammentate e i tassi di cattura sono stati spaventosamente bassi. La loro loro vita sociale complessa, la distribuzione localizzata e frammentata potrebbero indicare, quindi, una popolazione in calo, soprattutto a causa della perdita di habitat e dell'interferenze con l'uomo, ma serviranno ulteriori approfondimenti sul comportamento e sull'ecologia questo straordinario e unico mammifero per saperne di più.