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22 Febbraio 2023
9:37

L’inaspettata fotoluminescenza del topo quercino

Questo piccolo roditore, che ricorda molto un topolino per aspetto, è dotato di fotoluminescenza: è in grado di assorbire la radiazione elettromagnetica incidente, per poi emettere i fotoni in tutte le direzioni.

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Quando proviamo a immaginare animali in grado di assorbire e ad emettere la luce sicuramente non pensiamo al piccolo topo quercino (Eliomys quercinus). Appartenente alla famiglia dei gliridi e specie prevalentemente notturna, questo roditore è il parente più prossimo del ghiro (Glis glis), con cui condivide molte caratteristiche, tra cui l'essere anche una specie fortemente minacciata. Da oggi, però, grazie allo studio appena pubblicato sulla rivista Zoology, possiamo aggiungere una nuova e soprendente caratteristica nel repertorio di questa specie: la fotoluminescenza.

«Ogni anno vengono fatte sempre più scoperte sulla fotoluminescenza in diverse specie di mammiferi – affermano nell'articolo gli studiosi dello zoo di Tallin (Grete Nummert, Carmel Ritson e Kristel Nemvalt) che hanno effettuato la ricerca – I casi più recenti finora sono stati l'ornitorinco, gli scoiattoli del Nuovo Mondo e la lepre saltatrice. Ora possiamo però aggiungere un'altra specie alla lista: l'Eliomys quercinus europeo».

Praticamente questo piccolo gliride che ricorda molto un topolino per aspetto, dispone della capacità di assorbire la radiazione elettromagnetica incidente, per poi emettere i fotoni in tutte le direzioni. Soprattutto al livello dei piedi e del naso, questo animale durante il letargo mostrava una fotoluminescenza blu-verdastra simile alla fluorescenza sotto la luce UV, mentre la pelliccia appariva invece di un rosso acceso.

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L’immagine con cui gli autori dello studio hanno dimostrato al mondo la fotoluminescenza dei quercini

Ancora non si conoscono le ragioni per cui questi animali sono fotoluminescenti, anche perché solo oggi siamo entrati a conoscenza di questo fenomeno. Gli scienziati estoni hanno però raccolto anche diversi esemplari conservati nei musei, per verificare che questo fenomeno non sia caratteristico solo dei quercini di una specifica popolazione. Sono quindi andati alla ricerca di diversi campioni da poter analizzare «Abbiamo esaminato, per esempio, 14 campioni di pelle e un esemplare conservato dal Museo estone di storia naturale. Le pelli del museo sono state preparate da individui raccolti nel 1991 durante una spedizione all'isola di Bolshoy Tyters, mentre l'esemplare integro proviene dall'Estonia dall'anno 1951 . Inoltre, sono stati esaminati un esemplare morto e due vivi ibernati dallo zoo di Tallinn, che sono stati molto utili per osservare le differenze di colorazione fra le varie parti del corpo dell'animale».

Secondo alcuni studiosi, a differenza della bioluminescenza che è presente in altre specie, la fotoluminescenza nei mammiferi potrebbe non avere una specifica funzione biologica per gli animali in cui è presente. Non è ancora chiaro, infatti, quali potrebbero essere le ragioni che spiegherebbero la sua evoluzione, così come l'eventuale significato adattativo.

Passando agli altri animali, infatti, è stato suggerito per esempio che negli scorpioni il bagliore della cuticola potrebbe fungere da materiale assorbente di fotoni per rilevare un eventuale riparo, mentre nei pesci e negli anfibi è stato ipotizzato che la fluorescenza abbia invece un ruolo nella comunicazione o nel camuffamento. Difficile invece che i quercini, come altri mammiferi fotoluminescenti, possano sfruttare tale capacità per eludere i predatori. Qual è però la differenza principale che si osserva fra la bioluminescenza e la fotoluminescenza?

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Lo scorpione sotto ai raggi UV è capace di rilasciare una fotoluminescenza molto particolare

Mentre la bioluminescenza avviene tramite particolari reazioni chimiche all'interno di speciali organi, detti fotofori, dove l'energia chimica viene convertita in energia luminosa, la fotoluminescenza si verifica quando i fotoni di una particolare lunghezza d'onda – come l'ultravioletto – vengono assorbiti e riemessi a lunghezze d'onda maggiori. Questi fotoni, inoltre, vengono principalmente assorbiti da composti organici come le proteine ​​o dai pigmenti naturali che sono presenti sulla superficie della pelliccia o della cute dell'animale. Fenomeno che solo da poco è stato descritto nel quercino.

Questa specie, dunque, rientra di diritto all'interno degli organismi capaci di assorbire e riemettere la luce. Lo spettacolo però di un quercino fotoluminescente in letargo sembra non essere destinato a durare a lungo se lo stato di conservazione di questa specie non migliorerà nei prossimi anni. Come affermano infatti gli stessi scienziati che hanno effettuato lo studio, le sue condizioni sono critiche.

Le popolazioni orientali risultano d'altronde essere notevolmente diminuite come in tutta Europa e secondo dati recenti, riportati dagli stessi biologi estoni, il quercino potrebbe occupare solo il 49% del suo areale geografico definito nel 1978 e appena il 67% di quello stimato nel 2008. E per quanto risulti essere una delle specie di mammiferi più minacciate del Vecchio Continente, non sono attivi molti progetti di conservazione a sua tutela. Fortunatamente, ci sono ancora alcune popolazioni sane e in salute, come quelle presenti in Svizzera o in Sardegna, dove sussiste la sottospecie sarda Eliomys quercinus sardus.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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