Le piante acquatiche possono aumentare la biodiversità di uno stagno presente all'interno di un parco urbano, andando a costituire un ottimo rifugio per specie altrimenti maggiormente esposte ai predatori. Questo è ciò che sostiene uno studio finlandese – pubblicato su Global Ecology and Conservation – che sta tentando di dimostrare quanto sia importante iniziare a gestire oculatamente le aree verdi urbane per migliorare la biodiversità presente all'interno delle nostre città.
La pubblicazione di questo articolo non dovrebbe d'altronde stupire più di tanto. Con il trascorrere degli anni, stanno assumendo infatti sempre più importanza le ricerche faunistiche compiute all'interno dell'aree verdi urbane. Questo perché gli studiosi si sono resi conto che esiste una grande varietà di animali che non disdegna la vita in città, con alcune specie che presentano anche un certo valore naturalistico. Studiare quindi questi ambienti equivale a comprendere lo status di salute della biodiversità urbana.
Proprio per garantire una buona convivenza fra gli esseri umani e questa tipologia di animali, che vive in contesti semi-naturali o totalmente artificiali, gli scienziati si sono impegnati allora a individuare quali potrebbero essere le migliori strategie che permettano di incrementare ulteriormente la nostra coesistenza con la fauna fra le vie delle metropoli. E fra queste strategie esistono alcune proposte ormai da tempo molto apprezzate dalla popolazione, come l'ampliamento nel numero e nelle dimensioni delle aree verdi, l'istituzione dei parchi urbani, la presenza di riserve naturali all'interno dei comuni, come accade a Palermo o a Roma, e l'impiego degli stagni e laghetti all'interno dei giardini.
Lo studio finlandese ci ricorda, però, che dobbiamo essere molto bravi nel gestire le aree verdi urbane con i loro eventuali sistemi acquatici, poiché oltre ai vantaggi che potremmo ottenere dal miglioramento delle condizioni di vita, la loro cattiva gestione può anche costituire una seria minaccia alle specie naturalmente presenti all'interno del territorio cittadino. Per esempio, i pesci rossi introdotti per scopi ricreativi all'interno delle vasche di parchi e giardini, col tempo possono impattare pesantemente sulla biodiversità urbana, predando tutti gli invertebrati acquatici e altri animali che vivono al loro interno.
Infatti, secondo gli autori dello studio, le piante acquatiche sono un'ottimo alleato rispetto a questi fattori di rischio, poiché permettono agli animali di rispondere a determinate tipologie di stress perfette per migliorare la coesistenza tra gli invertebrati acquatici e i loro pesci predatori.
«I nostri risultati forniscono la prova che la disponibilità di microhabitat vegetati e non all'interno degli stagni urbani può giovare agli invertebrati acquatici presenti al loro interno» affermano gli scienziati finlandesi, provenienti tutti dall'Università di Helsinki e anche appassionati limnologi, ovvero studiosi delle acqua dolci continentali.
Come riuscirebbero però le piante a garantire tali alti standard di biodiversità? Semplice: fornendo rifugi da occhi indiscreti e permettendo a diverse tipologie di pesci e uccelli acquatici di ritrovarsi a maggior agio all'interno di un parco urbano.
Tra tutte le piante, ovviamente le più importanti sono quelle emergenti come le carici (Carex sp.), che aumenterebbero infatti la presenza degli invertebrati, tra cui i coleotteri tuffatori, di cui poi altri animali si nutrono. Questi sono tra l'altro anche un importante indicatore utilizzato dalla scienza per valutare il livello della biodiversità presente all'interno di uno stagno, incidendo anche a livello generale sul valore della biodiversità urbana. Per permettere però alle carici di svolgere il proprio lavoro, dobbiamo abituarci a lasciare maggiormente selvaggi questi contesti urbani.
«Negli stagni urbani, per esempio, a volte le piante acquatiche vengono rimosse per creare un aspetto molto ordinato e innaturale, che non è un bene per la biodiversità» commentano gli autori dello studio, preoccupandosi delle sorti di molte comunità urbane.
Secondo gli esperti, dovremmo dunque permettere alla natura di fare il suo corso anche all'interno di questi ambienti non propriamente naturali, se vogliamo godere dei benefici ecosistemici che si ottengono una volta che si ha una piccola comunità animale poco lontano dalle proprie finestre di casa.