In natura esistono numerose specie che riescono a raggiungere un'età davvero considerevole. Le più note e conosciute sono le tartarughe, alcune delle quali hanno addirittura superato i 300 anni di vita, ma non sono le uniche. Tra gli animali più longevi al mondo rientrano le balene della Groenlandia (Balaena mysticetus), cetacei misticeti che possono vivere addirittura 211 anni, diversamente da molti altri cetacei che vivono in media 50-70 anni.
Vivere così a lungo è un lusso riservato a pochi, ma tra i rischi dell'avere una vita tanto longeva c'è anche la possibilità di ammalarsi molto più facilmente di cancro, anche se questo non sembra essere un problema per questa specie. Un nuovo studio, i cui risultati ancora in fase di revisione sono stati pubblicati su bioRxiv, potrebbe aver scoperto il segreto che consente a questi meravigliosi cetacei di non ammalarsi.
Prima di descrivere la loro strategia di difesa, è bene focalizzarsi però su cos'è il cancro e come agisce. Le cellule all'interno del nostro corpo hanno la capacità di dividersi secondo meccanismi ben precisi. Il cancro si verifica però quando alcune cellule iniziano a moltiplicarsi in modo anomalo, formando un grumo chiamato appunto tumore. Questo è detto maligno quando riesce a diffondersi ad altre parti del corpo causando seri problemi se prolifera in aree sensibili o vicine agli organi vitali interferendo con le loro funzioni.
È intuitivo che più numerose sono le cellule compongono un organismo, più è probabile che possa presentarsi questa malattia. Questa probabilità aumenta anche con l'età, perché gli organismi molto longevi hanno molto più tempo per accumulare mutazioni negative che causano il cancro rispetto a quelli che vivono molto meno. E la balena della Groenlandia è uno dei mammiferi più grandi e longevi in assoluto, tuttavia sembra essere completamente immune al cancro. Questo è il cosiddetto "paradosso di Peto", sul quale gli studiosi si interrogano da decenni e che avevamo già raccontato su Kodami.
Ma il team di ricercatori ha lavorato a questo studio potrebbe aver risolto il mistero. Grazie ad un'analisi genetica è stato infatti individuato il gene CDKN2C. Questo, presente esclusivamente in questa specie, è responsabile di un meccanismo di replicazione cellulare molto particolare, poiché è molto più lento di quello delle altre specie. In questo modo, le cellule hanno più tempo a disposizione per individuare e correggere eventuali errori prima di moltiplicarsi, cosa che diminuisce di molto la probabilità che questi possano poi manifestarsi.
Tutto questo significa che se ci sono anomalie all'interno del DNA, le cellule possono identificarli ed eliminarli permettendo la corretta trasmissione del materiale genetico alle nuove cellule. È bene specificare che anche questo sistema non è infallibile, ma comunque riduce di molto la probabilità che questi mammiferi maestosi possano ammalarsi di cancro.
Questa scoperta, potrebbe ora aprire nuove prospettive nella ricerca sul cancro anche negli esseri umani. Comprendere i meccanismi che le balene della Groenlandia utilizzano per proteggersi, potrebbe infatti fornire preziose informazioni su come sviluppare nuovi trattamenti e terapie per combattere il cancro negli esseri umani. Tuttavia, è importante sottolineare che la ricerca è ancora in corso e che sono necessarie ulteriori indagini. Ma nonostante ciò, l'entusiasmo suscitato da queste scoperte apre nuove prospettive per la lotta contro il cancro e alimenta la speranza di sviluppare terapie sempre più efficaci e mirate per i pazienti affetti da questa malattia così debilitante.