La tragica morte di Aron, il Pitbull bruciato vivo a Palermo l'8 gennaio e successivamente deceduto a causa delle gravi ustioni riportate, ha profondamente sconvolto l'Italia, toccando il cuore di tutti, grandi e piccini.
In quei giorni in cui il cane ha lottato per la vita dalla stanza di una clinica veterinaria, molte persone hanno espresso il proprio dolore per quanto accaduto dedicando ad Aron disegni, pensieri e poesie d’amore e di speranza. Tra le diverse manifestazioni di solidarietà, un'immagine in particolare è finita al centro dell’attenzione, diventando virale sui social e venendo addirittura ripresa da quotidiani nazionali e utilizzata da politici. Questa toccante immagine, raffigurante Aron, è stata creata da Martina Andò, un'artista palermitana di 37 anni, con il supporto dell'intelligenza artificiale.
Kodami ha raggiunto l’artista, che ci ha raccontato come durante una sessione al computer con l'IA, abbia dato vita a un'immagine che ha riscaldato i cuori degli italiani in quei giorni di sofferenza, in cui tutti hanno sperato che la vita potesse prevalere sulla morte.
L'opera di Martina Andò, concepita come un tributo ad Aron, ha simbolicamente unito tutti gli italiani, da nord a sud, in un momento di profondo dolore, dove ogni persona da qualsiasi parte del mondo, se avesse potuto tornare indietro nel tempo, avrebbe voluto accogliere Aron tra le proprie braccia, strappandolo al destino crudele che il suo assassino gli ha poi riservato.
Martina, da dov’è nata l’idea di creare con l’AI l’immagine che hai dedicato ad Aron?
L’idea è nata dal profondo sentimento d’amore che ho provato per lui durante quei giorni che credo non dimenticherò mai nella mia vita. Ho sperato tanto per lui, fino alla fine. Ho sperato che potesse continuare a vivere per rendersi conto di quanto amore c’era attorno a lui e di quante persone avrebbero voluto un lieto fine per la sua storia. Sto vivendo un momento particolare della mia vita, in cui ho picchi di energia ed altri di profondo sconforto. Quel pomeriggio del 12 gennaio, mentre pensavo ad Aron e lo immaginavo in clinica tra le mani dei veterinari che lo curavano, una profonda ondata di tristezza mi ha travolto e così ho provato a distrarmi un po’ utilizzando il computer. Proprio in quel momento ho chiesto all’intelligenza artificiale di rendere reale il mio pensiero, trasformandolo in un’immagine. Non ricordo precisamente la descrizione che ho dato all’AI per potergli fare eseguire il lavoro, ma ricordo di aver utilizzato delle parole chiave che per me, in quel momento, erano davvero le uniche cose che contavano: amore, cure dei veterinari, sofferenza fisica e mentale provata da Aron. E così, dopo qualche minuto richiesto per l’elaborazione, l’Ai mi ha consegnato tre immagini, che sono state create partendo dalle mie idee.
Perché tra tutte le immagini elaborate dall’AI, hai scelto proprio questa? Cosa ti ha spinto a preferirla alle altre?
L’ho scelta perché mi ha immediatamente trasmesso amore. Forse negli ultimi tempi abbiamo tutti dimenticato cosa sia questo sentimento e i recenti episodi di crudeltà sia nei confronti delle persone che degli animali, lo sottolineano. Tra le tre immagini, questa era proprio quella che era nella mia mente, prima che l’AI riuscisse a renderla reale. Come si può notare, nell’immagine Aron non è l’unico ad avere la garze sulle zampe, ma anche il veterinario che lo sta curando ha le mani fasciate, come a voler significare che il dolore inflitto ad Aron è stato inflitto a tutte le persone che sono state in pena per lui.
Oltretutto, il soggetto che sta curando Aron indossa un camice ma non viene mostrato il suo volto, quindi ogni persona che guarda l’immagine può dare una sua libera interpretazione: può pensare che sia il veterinario, che sia un’entità spirituale, che sia un comune essere umano come me che pur non avendo le competenze per curarlo, lo avrebbe fatto simbolicamente in altri modi, anche con il solo pensiero.
Inoltre, nell’immagine c’è un particolare che forse nessuno tutt’ora ha mai notato: sulla testa di Aron c’è una ferita, una sorta di bruciatura appunto, in cui io sin dalla prima volta ho visto la forma di un cuore e questa cosa mi ha molto colpita. Infine, il volto di Aron è sofferente ma allo stesso tempo sereno, come se fosse consapevole di aver vissuto l’inferno ma di essere arrivato, forse per la prima volta nella sua vita, in un posto in cui ha trovato rispetto, cure e amore.
È impressionante come l’immagine che hai creato sia così realistica e il cane raffigurato molto somigliante all’Aron reale. Molte persone si sono addirittura chieste se tu non lo avessi già conosciuto prima. Come ti spieghi questo fatto?
No, non ho mai conosciuto Aron se non dalle foto che circolano sul web e che sono state rese pubbliche dalle associazioni animaliste durante quei giorni. In effetti sì, esiste proprio una foto di Aron scattata in clinica, che lo raffigura con gli stessi occhi socchiusi che ha nell’immagine che ho creato. Questa cosa ha impressionato anche me, ma sinceramente non riesco a spiegarmelo. Forse ho dato delle indicazioni molto precise sulle caratteristiche fisiche, che hanno creato una figura così vicina alla realtà.
Dopo che hai reso pubblica la tua immagine, in molti l’hanno usata, a volte dimenticando anche di citarti. Questa cosa ti ha infastidita?
Partiamo dal presupposto che io ho creato questa immagine con l’AI non avendo completamente la minima idea che potesse poi andare così virale. Io l’ho fatto perché ne avevo bisogno in quel momento, perché in questa fase della mia vita ho la necessità di mettere a posto i pensieri che mi frullano in testa e l’AI spesso mi aiuta in questo, perché mi dà la possibilità di rendere reale ciò che ho dentro. Ho pubblicato sui miei profili social l’immagine accompagnata da un post in cui ho scritto di getto le mie emozioni e dopo qualche ora ho iniziato a vedere che in tanti la utilizzavano.
E’ stata molto usata, da diverse pagine, quotidiani e anche da alcuni politici, però quasi nessuno mi ha menzionata. E’ chiaro che non l’ho creata con le mie mani perché grande merito è stato dell’AI, però è nata da una mia idea e sarei ipocrita a dire che non mi ha dato fastidio non essere citata. Sono stata felice che sia stata usata per Aron e per parlare di lui perché in quel momento questa era la mia priorità. Io l’avevo scritto nel mio post che attraverso questa immagine volevo trovare la forza di reagire per far parte di quel gruppo d'amore che è venuto fuori dal tragico episodio.
Cosa ti ha lasciato la storia di Aron?
Mi ha lasciato amarezza perché Aron, che forse nella sua vita non aveva mai conosciuto l’amore vero, ha avuto la possibilità di riceverlo solo in punto di morte. Io non so se prima qualcuno avesse potuto fare qualcosa per lui, perché ho saputo che già da tempo si conoscevano le condizioni in cui veniva tenuto, però questo deve spingerci a reagire con più forza, ad essere attenti ascoltatori, a non chiudere la porta in faccia quando ci viene chiesto aiuto. Io ho convissuto per 12 anni con un cane che è stato il mio compagno di vita e pagherei oro pur di averlo ancora qui con me.
Non so come facciano alcuni a maltrattare e uccidere i propri animali: è come se si agisse con violenza contro i propri familiari. La storia di Aron, inoltre, mi ha fatto capire che nel mondo così come esistono i delinquenti, i cattivi, gli assassini, esiste anche la gente per bene. Voglio sottolineare che Palermo è anche questa. Molti, con la tragedia di Aron, ci hanno descritti tutti come mostri, equiparandoci al suo assassino. Palermo non è così, Palermo ama gli animali e li rispetta ed io, quando ho portato un fiore sul punto in cui è stato bruciato vivo, sono rimasta molto colpita da quanti peluches e messaggi d’amore c’erano là per lui.
Continuerai a lavorare con l’AI dando vita ad immagini come quella di Aron?
Non lo escludo. Ripeto: è nato tutto molto casualmente, non avevo intenzione di creare un’immagine che facesse parlare di me. Spero che la prossima volta, assieme all’AI, lavoreremo ad un progetto più bello, senza raffigurare più sofferenza e dolore. E chissà, magari la prossima volta, utilizzerò direttamente l’arte delle mie mani.
Ti andrebbe di “regalarci” ancora un’immagine, magari stavolta che raffiguri anche te?
Certamente.