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12 Luglio 2022
16:45

Libro genealogico delle razze Enci: i Setter Inglesi sono i più numerosi del 2021

Ogni anno Enci pubblica un report riguardante le statistiche delle razze più adottate negli allevamenti nel nostro paese. Questi dati, però, non tengono conto delle adozioni di cani meticci e nemmeno di quelle che avvengono attraverso altri canali.

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Il Setter Inglese è risultato il cane presente nei registri Enci in Italia nel 2021

Ogni anno sono decine di migliaia le famiglie italiane che decidono di rivolgersi ad un allevamento per individuare e scegliere il cane da accogliere nelle proprie vite. Per conoscere i numeri di questo settore del mercato, l'Ente Nazionale Cinofilia Italiana (Enci) pubblica regolarmente le statistiche riguardanti i nuovi iscritti al libro genealogico delle razze durante l'anno.

Secondo questo documento, negli allevamenti italiani, durante il 2021 sono stati registrati 194. 389 nuovi cani di razza. Primi tra tutti sono i Setter Inglesi (14.419), seguiti dai Pastori Tedeschi (13.517), dai Labrador (10.766) e dai Golden Retriever (10.588). Quinti sono risultati essere i cani più piccoli del mondo, ovvero i Chihuahua(10.570).

Sono invece 6.588 i Barboni, che conquistano il sesto posto, 6.046 i Segugi Maremmani, cani da caccia diffusi soprattutto sugli Appennini, 5.401 i Lagotti Romagnoli e 5.386 i Jack Russel Terrier. In decima posizione, infine, troviamo invece i Bassotti Tedeschi, di cui sono stati registrati 5141 individui.

Il conteggio di Enci considera solo i cani negli allevamenti

Quelle che troviamo all'interno di questo rapporto sono informazioni che riguardando unicamente una porzione del totale di cani che entrano ogni anno a far parte delle famiglie, perché i dati forniti da Enci non comprendono i meticci, di cui non si occupa. Inoltre, queste statistiche non intercettano tutte le adozioni che avvengono privatamente, attraverso canili e rifugi o con il supporto delle associazioni rescue, specializzate nel recupero di soggetti appartenenti a singole razze.

Tuttavia questi dati dicono molto del nostro rapporto con gli animali e raccontano un Paese in cui, nonostante i canili siano ancora pieni, si sceglie molto spesso di acquistare cani in virtù della loro razza, riducendoli a oggetti, invece di riconoscere che ogni individuo, a prescindere dalla genealogia, è unico, dotato di personalità, interessi e talenti irripetibili.

«Un ulteriore fattore che mi salta all'occhio osservando queste statistiche è l'enorme numero di cani da caccia che vengono venduti ogni anno in Italia – commenta Luca Spennacchio, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami – Rattrista molto rendersi conto di quanto sia ancora diffusa questa pratica nel nostro paese nel 2022».

Oltre al primo classificato, infatti, nei primi 20 posti della classifica appaiono anche altre razze di cani appartenenti al gruppo 6 (segugi e cani da pista da sangue) e 7 (cani da ferma) e queste due categorie contano oltre 44 mila soggetti venduti, ovvero oltre il 20% del totale.

Bisogna certamente considerare che i cani da caccia non vengono acquistati solo per svolgere effettivamente attività venatorie, ma si tratta in ogni caso del destino riservato, ad esempio, alla maggior parte degli Epagneul Breton (3.355) e dei Segugi Italiani a pelo raso (3.414).

Inoltre, vi sono anche altre razze, utilizzate talvolta dai cacciatori, che non fanno effettivamente parte di questi gruppi, ma vengono considerati, invece, come cani da riporto e conteggiati, quindi, insieme ai Labrador e ai Golden Retriever. Tra questi vi sono gli Springer Spaniel (2.315) e i Cocker Spaniel (3.352).

Un'analisi dei risultati

Il Setter Inglese, risultato il più numeroso nel 2021, è uno dei cani più amati dai cacciatori, ma si tratta anche una razza molto presente nei canili di tutto il paese. Soprattutto in centro Italia, infatti, non è raro che questi cani, selezionati per accompagnare l'uomo nelle attività venatorie, conducano vite al limite dello sfruttamento e finiscano per vagare liberi sul territorio, quando non ritornano al termine delle battute di caccia.

Spesso sono sprovvisti di microchip, soffrono la sete e la fame e sono obbligati a restare all'interno di piccole gabbie per tutta la durata delle stagioni in cui la caccia non è permessa. Negli altri mesi, invece, gli viene finalmente concessa la libertà, ma anche in questo caso, sono spesso momenti brevi, durante i quali vengono chiamati a svolgere il loro ruolo di cani da ferma.

Che i Setter Inglesi vengano ancora acquistati con tale frequenza è sintomo che, per quanto riguarda questo particolare tipo di cane, si preferiscano ancora gli allevamenti, piuttosto che l'adozione nei canili o attraverso le numerose associazioni che si occupano di trovare nuovi ambienti di vita per questi soggetti che, troppo spesso, sono ridotti a meri strumenti di lavoro e, quando diventano anziani, oppure se si spaventano per via dei forti rumori degli spari, vengono dimenticati nei canili. Solo raramente qualcuno li reclama, perché al loro posto arriverà un altro cane, trattato allo stesso modo.

«Un altro aspetto che ritengo sia molto interessante da rilevare è quello dei cani da compagnia che, sebbene se ne incontrino moltissimi in giro, secondo le statistiche Enci, sembrano essere meno numerosi – fa notare Spennacchio – Questo dato mi fa pensare che possa esistere un fiorente mercato di acquisti sotto banco o attraverso importatori stranieri».

Analizzando i dati, infatti, risultano essere solo 4.733 i Bouledogue Francesi, 1.167 gli Shih Tzu e 2.228 i Cavalier King Charles Spaniel: «Mi chiedo cosa stia facendo l'Ente per tutelare i suoi allevatori e per mantenere il controllo su questo fenomeno – conclude l'esperto – Soprattutto le razze brachicefale, infatti, se selezionate senza controllo rischiano una manipolazione genetica eccessiva, con conseguenti sofferenze fisiche. Enci si è sempre detta molto attenta alla protezione del patrimonio genetico, quindi è indispensabile che reagisca a questo fenomeno».

Oltre gli allevamenti: le altre vie dell'adozione

Secondo il Decreto Legislativo n. 529 del 30 dicembre 1992, in Italia possono essere venduti solo i cuccioli in possesso di Pedigree. Ogni cane acquistato, infatti, deve necessariamente essere registrato e ceduto alla nuova famiglia solo se, e quando, entra in possesso di microchip e registrazione in anagrafe canina. 

Fortunatamente, però, non tutti i pet mate scelgono questa strada e sono numerose le famiglie che, invece, si rivolgono ai canili, dove si possono incontrare cani di moltissime razze, ma anche meticci, davvero unici e appassionati di attività potenzialmente adeguate al proprio stile di vita e all'ambiente che si ha intorno.

I numeri che riguardano i cani adottati ogni anno attraverso questi canali sono però più difficili da ottenere, perché non esiste alcuna gestione centralizzata a livello nazionale e ogni ente, associazione o struttura di accoglienza opera in maniera autonoma.

Inoltre, sono molti anche gli adottanti che si rivolgono alle rescue, le quali si occupano di trovare adozioni consapevoli per cani di razza rimasti vittime di abbandoni o maltrattamenti, come appunto nei casi dei cani da caccia, ma è possibile individuare anche associazioni che si dedicano, ad esempio, solo ai Pastori Tedeschi.

Anche questi cani, infatti, sono spesso vittime di abbandoni, come nel caso di Hiro, il Pastore Tedesco di cui abbiamo parlato più volte su Kodami, che è stato abbandonato a causa del comportamento compulsivo di inseguirsi la coda, anche detto tail chasing, sviluppato a causa dello stress.

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Come scegliere l'allevamento giusto ed evitare la selezione incontrollata

Se al momento dell'adozione si sceglie comunque la strada dell'allevamento, è estremamente importante prestare attenzione alla tipologia di professionista che si sceglie. Oltre alle razze brachicefale, che spesso soffrono di BOAS (Brachycephalic Airway Obstruction Syndrome), sono molte le razze che subiscono le conseguenze delle nostre manipolazioni genetiche. I Pastori Tedeschi, ad esempio, stanno sviluppando sempre più spesso la displasia delle anche, una dolorosa patologia genetica che può essere combattuta solo selezionando individui privi di questa problematica.

«Quando si prendono contatti con l'allevatore, bisogna assicurarsi che fornisca tutta la documentazione sanitaria del cane, che dimostri che siano stati effettuati i test genetici e attesti lo stato di salute dei genitori – spiega Laura Arena veterinaria esperta in benessere animale e membro del comitato scientifico di Kodami– Ad accompagnare gli animali, inoltre, devono esserci anche le visite e le profilassi fatte ai cuccioli».

Per riuscire a riconoscere chi lavora mettendo la salute psico fisica degli individui e dell'intera razza al centro delle proprie attenzioni, è bene prendersi il tempo per porre tutte le domande necessarie all'allevatore e per visitare preventivamente la struttura, in modo riuscire a farsi un'idea di quale sia l'effettiva condizione di vita degli animali.

«Un buon allevatore fa attenzione ad ogni dettaglio del percorso di adozione. A partire dalla prima telefonata fa in modo di assicurarsi che il cane vada in buone mani – conclude l'esperta – Qualunque sia il canale individuato per l'adozione di un cane, la scelta non si svolge mai in un istante, bensì in seguito ad un percorso fatto di colloqui conoscitivi ed incontri, controlli post – adozione e disponibilità al dialogo continuo tra le figure che si occupavano dei cani e le famiglie  adottanti».

Hiro è seguito da istruttori cinofili professionisti e cerca famiglia. Per informazioni sul suo conto: Diana Letizia  – direttrice di Kodami, esperta in etologia canina, istruttrice cinofila in formazione – Contatto diretto, solo telefonico al numero 3421418144

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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