Dopo quasi 500 anni l'ibis eremita è tornato in Europa con la sua prima colonia. Ora però una sfida importante attende questa specie se vuole sopravvivere: deve imparare di nuovo a migrare. Gli uccelli infatti non sanno istintivamente in che direzione spostarsi senza la guida degli anziani, per questo un team di ricercatori sta lavorando per mostrare loro la via come dei veri istruttori di volo.
Dopo averlo cacciato fino all'estinzione, adesso l'essere umano ha la possibilità di riparare almeno in parte il torto fatto all'ibis eremita. Dal 2014 al 2019 una popolazione di questi uccelli è stata reintrodotta nelle Alpi e 142 animali hanno creato tre colonie riproduttive a nord delle Alpi con un'area di svernamento comune in Toscana. Dopo 20 anni di sforzi volti alla reintroduzione finalmente questa specie è tornata timidamente a popolare l'Europa, ma per essere autosufficiente entro il 2028, come sperano i ricercatori, serve ancora un ultimo passo, anzi volo: quello della migrazione.
C'è però un problema all'apparenza insormontabile: gli individui reintrodotti sono discendenti di popolazioni che spesso provengono da zoo e centri di ricerca dove vivevano in cattività, non c'è quindi alcun anziano che può indicare la via più sicura. In alcuni casi, invece di tornare nel luogo di svernamento, come la Toscana, gli uccelli hanno volato in direzioni diverse e alla fine sono morti. Per questo motivo, la migrazione andrà verso l'Andalusia e sarà guidata dall'uomo.
Per noi la migrazione è uno degli spettacoli più straordinari che la natura ha da offrirci, ma per l'avifauna si tratta di un processo dispendioso e rischioso, anche se necessario alla sopravvivenza. Per questo il team di Waldrapp, attraverso il progetto Life dedicato proprio all'ibis eremita, sta cercando di insegnare la giusta rotta a questi animali.
In sella ai loro deltaplani, i ricercatori stanno mostrando agli animali la via, come si legge nel "diario di bordo": «Oggi è stata una giornata di grande successo per la migrazione – scrive Barbara Steininger il 21 agosto – Gli uccelli non hanno esitato a seguire l'aereo oggi e hanno volato con sicurezza per l'intera rotta. Gli uccelli hanno volato da Besançon Thise a Lons, per un totale di 93 km. Oggi è stato particolarmente emozionante perché è stata la prima volta che abbiamo volato con due aerei. Abbiamo avuto un aereo che fungeva da osservatore con una delle madri affidatarie, dove hanno osservato gli uccelli da lontano e fornito supporto visivo. Questo nuovo pilota, Marco, gestisce la sua scuola di volo e sta imparando a volare in sicurezza con gli uccelli. Questo è essenziale per il futuro del team Waldrapp!»
«Il progetto si è dovuto scontrare con le problematiche annesse alla migrazione – spiega a Kodami l'ornitologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn Rosario Balestrieri – Queste possono essere varie e riguardano l’insegnamento della rotta, la fidelizzazione al sito di svernamento, e poi la possibilità concreta di perire durante il viaggio a causa delle insidie lungo il percorso, quali bracconaggio, elettrocuzione, impatto contro strutture antropiche, ecc…».
Si tratta di problematiche che esistono per ogni migratore, ma sono ancora più insidiose per la comunità europea degli ibis, rimasta senza guida: «In questi anni si è affinato un protocollo metodologico che insegna agli ibis eremita la rotta e tende a rendere questi particolari uccelli sempre più indipendenti dal deltaplano che li sta guidando. Ma per le criticità durante il viaggio il gruppo di ornitologi non può fare moltissimo, in quanto sono le stesse insidie che mietono continuamente vittime fra gli uccelli migratori tutti, indipendentemente da quanto sono selvatici, dai progetti che li riguardano, dalla loro rarità o grado di tutela».
Lo abbiamo visto recentemente, quando alcune cicogne bianche sono morte nel Parco del Cilento a causa dei tralicci dell'alta tensione: «Occorre urgentemente rimuovere gli ostacoli – sottolinea l'esperto – combattendo con convinzione il bracconaggio, mettere in sicurezza le linee elettriche, gestire i vari inquinanti alcuni dei quali letali (ad esempio il piombo) e mettere in campo le strategie di mitigazione e compensazione per tutti gli ostacoli che per varie ragioni non si possono rimuovere ma ficcano il viaggio degli uccelli che attraverso le loro migrazioni da migliaia di anni uniscono il mondo garantendo il funzionamento di diversi ecosistemi».
Solo dopo che si saranno compiuti questi passi fondamentali gli ibis e gli altri migratori potranno popolare con sicurezza le rotte migratorie: «In uno mondo a misura di migratori, ci sarà più spazio anche per il ritorno completo e indipendente della migrazione dell’ibis eremita dall'Austria alla Toscana».