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6 Dicembre 2022
11:19

Libertà, adozione, fuga e ritorno: la storia di Cosetta ricorda i rischi delle adozioni attraverso i social

La storia di Cosetta somiglia a quella di tanti altri cani prelevati dalla strada per trovare loro una nuova famiglia al Nord. Una fuga e poi l'intervento di un istruttore cinofilo e l'impegno della pet mate hanno fatto in modo che il suo destino fosse felice, ma le cose sarebbero potute andare diversamente.

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Cosetta un tempo viveva libera nel Lazio, oggi invece si sta gradualmente abituando alla vita domestica in Friuli Venezia Giulia, insieme a Elena, la sua nuova pet mate e il suo piccolo gruppo di cani. Questa storia, però, poteva finire diversamente.

A portarla qui, infatti, è stata un'adozione mossa dalla dolcezza di un'immagine diffusa attraverso i social, ma svolta senza l'adeguata attenzione alle sue necessità individuali. Una storia che poteva finire per creare dolore e sofferenza, ma che fortunatamente si sta avvicinando ad un lieto fine.

A raccontare a Kodami questa esperienza è Mauro Bussani, l'istruttore cinofilo che opera in quella zona e, da un giorno all'altro, si è trovato coinvolto nella vita di questa famiglia, dando inizio insieme a loro a un profondo percorso fatto di rispetto, inclusione e pazienza.

«Oggi condivide la cuccia con gli altri cani della famiglia e scodinzola all'arrivo di Elena. Ma soggetti come lei, sprovvisti di socializzazione con la nostra specie, sono ancora troppo spesso protagonisti di inadeguati spostamenti da Sud a Nord e adozioni gestite molte volte da figure che non dispongono delle necessarie competenze professionali per accertarsi che i contesti di destinazione siano adeguati – afferma l'istruttore cinofilo –  Il faro di questo settore dovrebbe essere il concetto di adozione consapevole, ma questa storia dimostra quanto sia ancora indispensabile parlarne a gran voce, affinché si possa mettere una parola fine al dolore dei cani».

Del fenomeno delle staffette su Kodami ne abbiamo parlato diverse volte. In particolare con la nostra puntata de "L'ora blu", il format di video inchieste in cui abbiamo proprio voluto mettere l'accento sul trasporto di cani di strada o di canile da una parte all'altra del Paese destinati alle famiglie che li attendono. Un modo di operare che è sempre più diffuso, soprattutto con l'avvento dei social network. Ormai basta un clic per adottare un cane e dare inizio al viaggio, ma non sempre avviene nel rispetto delle leggi e del benessere animale. Spesso, nonostante il grande impegno dei volontari e a causa dell’assenza degli enti preposti, dietro a questi spostamenti si cela un vero e proprio giro d'affari anche, tanto da intitolare quell'inchiesta "Staffette, dall'amore al business".

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Da Rieti al Friuli Venezia Giulia

Cosetta viveva libera nella zona di Rieti, in un ambiente di cui aveva imparato a conoscere le regole, i rischi e le opportunità. Non entrava in conflitto con le persone del posto, non si metteva nei guai inseguendo le auto e non rappresentava un rischio per la comunità.

«Le cose per lei cambiano quando viene notata da alcuni volontari del posto, i quali decidono di catturarla e mettere la sua immagine nell'enorme vetrina dei social – racconta Bussani – Poco tempo dopo la sua foto incontra lo sguardo di Elena. Questa potrebbe sembrare la quadratura perfetta del salvataggio, ma non è così. Appena arrivata a casa, Cosetta comincia infatti a mostrare il suo disagio, nascondendosi sotto al letto e restando lì per tutto il tempo possibile».

Abituata a vivere da sola all'aperto, non si sentiva al sicuro in questo ambiente così piccolo e sconosciuto, obbligata a condividere lo spazio con un essere umano e con altri cani. Timidamente veniva fuori dal suo rifugio solo per mangiare, ma se nella stanza c'era qualcuno, evitava anche di avvicinarsi alla ciotola.

Da lì sotto osservava la routine della sua nuova pet mate e degli altri cani che vivevano con lei: «Ha impiegato alcuni giorni per accettare di accompagnarli in passeggiata e, forse, ha cominciato a farlo solo perché ha avuto l'abilità di riconoscere la possibilità di uscire dallo spazio domestico che tanto la spaventava», racconta l'istruttore.

La fuga, il ritrovamento e l'incontro con l'istruttore cinofilo

Proprio durante uno di questi rari momenti all'aria aperta, Cosetta incontra un'altra cagnolina del quartiere e, durante un breve parapiglia, nel giro di un istante trova il modo di divincolarsi e scappare, lasciando Elena nella disperazione e senza alcun modo per intervenire.

Nei giorni successivi viene avvistata da molte persone che vivono in zona, ma nessuno riesce ad avvicinarla perché Cosetta è sempre molto attenta a tenersi a distanza da chiunque. Ciò nonostante non si allontana mai dal quartiere.

La pet mate la vede solo ogni tanto da lontano e questa situazione la getta in uno stato di confusione: «Aveva smesso di dormire perché voleva essere pronta ad accoglierla nel caso in cui decidesse di tornare», spiega Bussani.

A mettere in contatto l'istruttore cinofilo con la pet mate è un'amica comune, spaventata dalla presenza, nel quartiere, di due importanti arterie stradali. «Elena si è detta immediatamente interessata a lasciarsi guidare in un percorso che avesse l'obiettivo di riconquistare la fiducia della sua cagnolina, ma ci siamo detti entrambi d'accordo, fin da subito, di voler intervenire mettendo al primo posto il suo benessere – spiega l'istruttore – Personalmente ho trovato questa vicenda estremamente interessante dal punto di vista professionale: in quel momento Cosetta era a tutti gli effetti l'unico cane libero sprovvisto di un riferimento umano in questa zona d'Italia».

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Il territorio su cui si muoveva inizialmente Cosetta

Elena e l'istruttore cinofilo osservano con pazienza gli spostamenti del cane e individuano quindi tre luoghi in cui lasciare a disposizione del cibo, prestando attenzione a posizionarlo non troppo distante dall'abitazione della signora e lontano, invece, dai rischi rappresentati dalla strada. Inoltre, fissano anche una fototrappola che rilevi gli spostamenti notturni di Cosetta intorno al cancello della casa, dove si trova una delle tre ciotole.

«Grazie ai video notturni abbiamo imparato a conoscerla scoprendo che, con il passare delle notti, prendeva dimestichezza con il territorio e pian piano si lasciava anche andare, si rilassava e trovava un graduale agio».

La possibilità di vederla nei video, inoltre, rincuorava la pet mate, che da giorni ormai era in uno stato di ansia costante. «In questa fase è stato estremamente importante avere a disposizione un quartiere tranquillo e residenziale, dove tutti si conoscono e i movimenti del cane non rappresentavano una preoccupazione – sottolinea l'istruttore – Ognuno di questi aspetti è stato adeguatamente valutato prima ancora di decidere come intervenire».

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Le immagini della fototrappola posizionata in giardino

La strada per il ritorno: costruire una relazione basata sul rispetto reciproco

Ogni mattina Elena e l'istruttore cinofilo riguardavano le immagini della notte precedente, prestando attenzione all'orario dell'apparizione di Cosetta e al suo comportamento: «Così facendo riuscivamo a scoprire i suoi atteggiamenti senza disturbarla – commenta Bussani – Ci siamo accorti che non aveva alcuna paura delle auto e, invece, si spostava con calma al loro passaggio. Anche questo elemento, piuttosto frequente nei randagi, ha aiutato Elena a tranquillizzarsi».

Con il passare dei giorni Cosetta aveva sempre meno paura di avvicinarsi al cancello della casa di Elena, così l'istruttore propone di spostare la ciotola verso l'interno. Questa evoluzione non rappresenta affatto un problema per la cagnolina, la quale era ormai disposta ad entrare in giardino, anche se, una volta finito di mangiare, si allontanava rapidamente.

«A questo punto abbiamo costruito un complesso sistema di carrucole che permettesse di chiudere tempestivamente il cancello quando Cosetta si trovava dentro, sempre attenti a non spaventarla. Prima di intervenire, ovviamente, abbiamo atteso che si sentisse davvero a suo agio nell'ambiente – spiega Bussani – Il nostro piano ha funzionato e, una volta chiuso il cancello, dopo un primo momento di confusione, la cagnolina ha deciso autonomamente di entrare in casa, dove Elena la attendeva tranquilla, esattamente come avevamo concordato, nell'intento di favorire la ricostruzione di una sorta di fiducia da parte del cane».

Cosetta ha avuto quindi a disposizione il tempo necessario per tornare ad affrontare tutta la situazione da cui era fuggita settimane prima, ma questa volta è tornata con un diverso approccio, in una situazione più serena e con la conoscenza di ciò che la circonda. Grazie alla pazienza e all'attenzione prestata durante il percorso, ora non sta più vivendo il terrore che la aveva condizionata la prima volta.

La storia di Cosetta racconta un bisogno della nostra società

A partire dal quel momento, anche grazie al continuo supporto dell'istruttore, Cosetta ha iniziato gradualmente a lasciarsi andare: «Si sta rapidamente aprendo con la sua famiglia e anche con gli altri cani che stanno diventano importanti punti di riferimento per lei. Lei stessa, inoltre, sta assumendo un proprio ruolo nel gruppo e potrà essere addirittura d'aiuto per i più timidi tra loro – spiega Bussani – Non potrà mai tornare alla vita che conduceva in libertà, ma almeno sta iniziando a scoprire un mondo sereno, fatto di convivenza e di rapporti positivi».

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Il percorso di Elena e Cosetta in compagnia dell'istruttore cinofilo continuerà anche nei prossimi mesi, perché l'obiettivo rimane quello di permettere alla nuova arrivata di raggiungere gradualmente le competenze necessarie per condividere senza preoccupazioni quanti più momenti possibili insieme a tutta la sua famiglia.

Secondo Bussani, però, nonostante la storia si stia avviando verso una graduale tranquillità, è bene sottolineare quanto vicende come questa siano numerose nel nostro paese e rappresentino il sintomo principale di un problema estremamente diffuso, ovvero quello delle adozioni inconsapevoli e dello spostamento di cani senza un'attenta analisi del soggetto e dell'ambiente circostante.

«Una volta sterilizzata, forse, Cosetta sarebbe potuta restare nel suo territorio, dove molto probabilmente non avrebbe mai disturbato nessuno. Purtroppo, però, nel nostro paese si è creato un immaginario collettivo per cui i cani di strada devono essere recuperati a prescindere da quale sia la loro personalità e i loro bisogni – e conclude – Siamo stati fortunati e la aspetta certamente un futuro felice, ma Cosetta avrebbe evitato volentieri di venire catapultata in un mondo sconosciuto, all'interno di un ambiente di cui non conosceva le regole, dove sentirsi obbligata a cercare riparo sotto ad un letto, aspettando la solitudine per trovare il coraggio di mangiare».

Elena e Cosetta sono nomi di fantasia grazie ai quali abbiamo potuto raccontare questa storia senza fornire riferimenti diretti sull'identità dei soggetti coinvolti.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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