Cure mediche e una bella tolettatura e la paura, piano piano, comincia a passare. Per i 19 cani scampati alla morte grazie all’intervento in extremis di un gruppo di attivisti cinesi che li ha individuati e liberati da un mattatoio alla periferia di Yulin, di fatto è cominciata una nuova vita. La cattura, le gabbie sporche, i coltelli insanguinati e il terrore visto negli occhi di quelli uccisi pochi istanti prima che arrivassero gli attivisti, sono ormai alle spalle e forse un giorno saranno completamente dimenticati grazie all’affetto che troveranno negli adottanti.
Ma per Teng, uno degli attivisti cinesi intervenuti, non sarà facile dimenticare. Il suo racconto, raccolto dagli attivisti di Humane Society International impegnata ancora una volta per contrastare l’ultima edizione del famigerato Festival della Carne di Cane di Yulin, lascia veramente senza parole: «Questo è stato uno dei macelli per cani più sporchi e insanguinati che abbiamo mai visto. I cani erano appena arrivati con un camion quella mattina. Ci ha devastato non essere arrivati in tempo per salvare cinque cani che erano già stati uccisi. Quelli ancora vivi sembravano traumatizzati dal massacro a cui avevano appena assistito e l’odore di sangue e carne era insopportabile. La maggior parte dei cani ci ha accolti con eccitazione, battendo con le zampe le sbarre delle gabbie per attirare l’attenzione, mentre altri erano davvero traumatizzati e rassegnati».
È lo stesso attivista a rassicurare sulle condizioni degli animali salvati: «ora sono tutti al sicuro e stanno ricevendo cure veterinarie, cibo, acqua e l'amore di cui hanno disperatamente bisogno per riprendersi da questa spaventosa esperienza. Erano a un passo dall’essere uccisi per i mercati di Yulin.
Torna anche quest’anno, quindi, l’orribile mercato cinese che una volta all’anno accoglie centinaia di bancarelle dove i cani ancora vivi vengono venduti direttamente a chi vorrà ucciderli e mangiarli. I preparativi sono già partiti per l’inaugurazione prevista come sempre il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate tradizionalmente considerato il culmine della settimana in cui mangiare carne di cane assolve ad un rito propiziatorio di buona fortuna.
Il festival continua a trovare ancora spazio tra le attività cittadine, malgrado un recentissimo sondaggio realizzato dalla cinese Suzhou Zhongyan Science and Technology Inc. e pubblicato all’inizio di giugno 2023, rivela che solo una piccola parte dei residenti di Yulin (il 19,3%) si oppone a un divieto sul commercio di carne di cane e rivela che la maggior parte dei residenti della città (il 73%) mangia carne di cane o gatto solo molto occasionalmente, mentre il 18% dei residenti non la consuma affatto.
«La maggior parte della popolazione cinese non appoggia questa crudeltà e i sondaggi mostrano che anche a Yulin la maggior parte delle persone non si oppone a un divieto. È ora di porre fine a questa miseria – sottolinea Peter Li, specialista di politica cinese di Humane Society International. – Il brutale massacro di cani e gatti per il commercio di Yulin è moralmente indifendibile e le immagini strazianti di questo salvataggio dimostrano perché».
Il racconto degli attivisti cinesi dell’organizzazione VShine, partner ufficiali di Humane Society International in Asia, si allinea perfettamente alle immagini scioccanti raccolte durante l’intervento e che, come sempre, Kodami sceglie di non mostrare. «Cani traumatizzati, in piedi nel sangue dei loro simili attendevano il loro terribile destino, altri, già senza vita, giacevano sul pavimento; tutto attorno mucchi di pellicce di cani scuoiati e carcasse bruciate con la fiamma ossidrica, pronte per essere consegnate ai mercati di Yulin».
Parole che ogni anno rinnovano lo stupore nei confronti di un’efferatezza che sembra non avere fine e che nessun intervento instituzionale sembra riuscire ad arginare, malgrado le prese di posizione di tanti personaggi pubblici e una inversione di tendenza, rispetto al consumo di carne di cane, che si registra sempre di più soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. «I cani erano gravemente disidratati e malnutriti, con il pelo sudicio e uno di loro ha anche perso un occhio – continua il racconto degli attivisti presenti. – Si tratta di cani di piccola taglia, delle tipiche razze considerate da compagnia in Cina, e un golden retriever. Tutti hanno dimostrato un disperato bisogno di affetto ai soccorritori, indicando che si possa potenzialmente trattare di animali d’affezione rubati».
In Asia infatti, malgrado la carne di cane venga considerata eccezionalmente ancora un alimento, gli allevamenti di cane da macello non sono legali e, di conseguenza, la maggior parte dei cani viene rapita dalle case oppure prelevata dai gruppi di randagi che si aggirano per le città. «La maggior parte sono infatti animali domestici e randagi presi dai giardini e dalle strade, spesso mediante l’uso di veleno e trappole a cappio – spiega HSI. – Vengono stipati in gabbie metalliche e trasportati per ore, o addirittura giorni, attraverso il Paese, prima di raggiungere il macello dove li aspetterà la morte, solitamente per mezzo di bastonate».
Fortunatamente la carne di cane è vietata a Hong Kong, Singapore, Taiwan, in Thailandia, nelle Filippine, nonché nelle città cinesi di Shenzhen e Zhuhai, nella provincia di Siem Reap in Cambogia e in 21 città e reggenze in Indonesia. La Corea del Sud, l’unico paese dove gli allevamenti di carne di cane sono ancora legali anche se in grande diminuzione, i sondaggi d’opinione hanno rivelato che la maggioranza dei cittadini (l’87,5%) non consuma carne di cane o non intende farlo in futuro. Sia il presidente Yoon Suk-yeol che la first lady Kim Keon-hee si sono espressi a favore della fine di questa pratica.