A furia di comprare e vendere squali, l’Unione europea è tra i primi responsabili della riduzione della loro popolazione. Molte specie, proprio per questo, stanno andando verso l’estinzione. A dirlo è l’Ifaw, l’International fund for animal welfare all’interno del dossier “Domanda e offerta, il ruolo dell’Ue nel commercio globale di squali”.
Il rapporto presenta per la prima volta un quadro sul ruolo dei 27 Paesi europei basandosi sui dati ufficiali forniti dalle autorità doganali di Hong Kong, di Singapore e Taiwan, relativi alle importazioni e alle esportazioni delle pinne e della carne di squalo che sono stati raccolti dal 2003 al 2020. Due anni fa gli stati europei sono stati la fonte del 45% dei prodotti derivati dalle pinne di squalo importati nei tre hub asiatici. L’Italia, con 28,77 tonnellate, è nella classifica dei primi 5 esportatori europei di pinne insieme a Portogallo, Olanda, Francia con la Spagna al primo posto.
L'Italia è risultata il maggiore importatore tra i paesi dell'Ue, con un totale di 4.245,31 tonnellate importate. I risultati sono drammatici: più del 50% delle specie di squali sono a rischio o in pericolo di estinzione, con la popolazione degli squali che vivono in mare aperto che si è ridotta di più del 70% negli ultimi 50 anni.
«Numerose specie di squali, piccoli e grandi, che vivono in acque costiere o in mare aperto, stanno letteralmente scomparendo ed è dimostrato che gli sforzi compiuti finora nella loro gestione sono stati male organizzati e non hanno avuto alcun effetto nell'arrestarne il declino», dice Barbara Slee, Ue manager Marine Conservation dell'Ifaw. «L'Ue, come si evince dal nostro rapporto, è uno dei maggiori attori del commercio globale di squali ed ha una grande responsabilità nell'assicurare la precisione dei registri commerciali e l'applicazione dei requisiti di sostenibilità relativi al commercio degli squali, come per esempio quello di elencare tutte le specie oggetto di commercio nell'Allegato II della Cites – prosegue – Se l'Ue svolgesse pienamente il suo ruolo di leader riuscirebbe certamente a spingere gli altri paesi a fare lo stesso, contribuendo ad assicurare un futuro migliore e sostenibile per questi animali».
Secondo l’Iucn, l’Unione mondiale per la conservazione della natura, invece, il 37% delle specie di squali e razze è a rischio estinzione a causa della pesca, del degrado degli habitat marini e del riscaldamento globale. Anche nei supermercati italiani sono in vendita ci sono squali di libera vendita, come la verdesca (lo squalo azzurro). Molte le iniziative che stanno accendendo i riflettori proprio sugli squali: a gennaio Stop Finning Eu ha raggiunto il numero di adesioni alla campagna necessario per presentare alla Commissione Europea la richiesta di intervenire sul commercio di pinne di squalo che, con oltre 70 milioni di esemplari massacrati ogni anno, sta portando all’estinzione della specie.