Ci sono molte discipline scientifiche che studiano il variegato mondo animale tra cui la biologia, la zoologia, la psicologia e l’etologia. Nello specifico l’etologia, portata in auge dal ben noto Konrad Lorenz, è la disciplina scientifica che ha come specifico soggetto d'indagine il comportamento animale (esseri umani compresi). Proprio in questa disciplina si parla di "etogramma: andiamo dunque a vedere di che cosa si tratta.
L’etologia
È bene cominciare questo articolo spendendo due parole sull’etologia, vediamone prima una definizione dal "Dizionario di Etologia" diretto da Danilo Mainardi (Einaudi, 1992):
[L’etologia è] lo studio del comportamento degli animali applicando i metodi propri delle scienze naturali.
Questa disciplina si è differenziata negli anni in più ambiti specifici, come per esempio l’etologia «applicata», quella «cognitiva», quella di «campagna» e quella dell’«uomo». Ha visto la luce, come disciplina, dalle osservazioni sugli animali di Konrad Lorenz e Nikolaas Tinbergen, che ottennero il Premio Nobel per i loro studi pionieristici nel 1973, insieme con Karl von Frisch (che fu lo scopritore del linguaggio della danza delle api). Pare che però il primo ad utilizzare il termine «etologia» fu il naturalista francese Étienne Geoffroy Saint-Hilaire (1772–1844).
Questa disciplina nasce sull’onda del sempre più crescente interesse in Europa per la zoologia e per le scienze naturali in generale nel corso del diciottesimo secolo.
L’etogramma
Uno degli strumenti fondamentali dell’etologia è l’etogramma, ossia il repertorio completo e più dettagliato possibile dei comportamenti di una determinata specie, oggetto di studio. La compilazione dell’etogramma avviene attraverso l’osservazione sul campo, ossia nell’ambiente naturale, attraverso la registrazione (in tutti i modi possibili e immaginabili) dei comportamenti nelle varie circostanze di vita di una specie animale. L’osservazione e la registrazione e catalogazione minuziosa richiede un lavoro meticoloso e paziente, che può durare anni, e risultare ancora incompleto. È importante ricordare che l’etogramma è specie-specifico, ovvero che ad ogni specie animale corrisponde un preciso etogramma, ricco dei moduli comportamentali propri degli animali studiati.
Il comportamento degli animali che però sono in condizione di cattività, come per esempio un uccello in una gabbia, può essere alterato, incompleto, innaturale (per esempio a causa dello stress determinato dalla condizione stessa) ed ecco perché, agli occhi di uno studioso l’etogramma va compilato partendo dall’osservazione degli animali nel contesto naturale nel quale la specie si è evoluta e vive. Ma è anche vero che talvolta questo non è possibile, certe osservazioni devono perciò avvenire in laboratorio, soprattutto quando si vuole comprendere il mondo mentale di una determinata specie, per esempio. In tal caso l’ambiente controllato di un centro di ricerca potrebbe essere utile allo scopo, ma qui si sollevano anche riflessioni etiche, oltre che puramente scientifiche. Insomma, se si vuole veramente comprendere cosa un animale faccia nella sua vita è necessario studiarlo nel suo contesto naturale.
Superare la barriera
Negli anni recenti grandi studiosi e studiose hanno dimostrato che un veicolo importante per la comprensione profonda del comportamento e la cognizione di una specie è quello di superare la barriera tra noi e loro attraverso la relazione. Ricercatrici come la zoologa Dian Fossey, con i suoi amati gorilla di montagna (tanto amati da dare la propria vita per la loro difesa), l’etologa Jane Goodall con gli scimpanzé, la psicologa ed etologa Irene Pepperberg con il pappagallo cenerino Alex, hanno valicato il confine, cancellato le distanze, per entrare in relazione, in amicizia con le creature che desideravano conoscere.
L’amicizia, l’amore tra individui, insomma la fiducia e l’intimità, dischiudono ciò che da fuori, a distanza, non si può vedere realmente, o forse meglio dire, non si può capire. Quando un’altra specie ci lascia entrare nella sua sfera intima, con discrezione e rispetto, allora il mondo davanti ai nostri occhi cambia e il dialogo tra individui diventa la via per le scoperte più eccezionali. Ancora una volta la dimensione relazionale mostra la sua infinita potenza. Non è forse vero che il mondo dei viventi altro non è che una complessissima rete di relazioni?
L’etogramma e il cane
Dunque, come stanno le cose quando parliamo di etogramma e di cani? Sarebbe lecito pensare che il cane, Canis familiaris, dato che ci gironzola attorno da migliaia di anni, almeno 35.000, non abbia affatto segreti per noi, ma è veramente così? No. Non è così per niente, anzi… ma procediamo per gradi.
L’etogramma, come dicevamo, potrebbe essere suddiviso in capitoli che descrivono – o tentano di farlo – le caratteristiche filogenetiche di una specie, ossia quelle sviluppatesi nell’arco della sua storia evoluzionistica, e quindi che stanno alla base, del comportamento di tutti gli appartenenti ad una specie, inscritte nel patrimonio genetico (DNA). Vediamone alcuni tra i principali: la "percezione", ossia come l’individuo si interfaccia con il mondo ed estrae da esso informazioni; la "comunicazione", ossia come trasmette informazioni e che tipo di informazioni trasmette agli altri appartenenti alla sua specie; la "riproduzione", cioè come viene trasmesso il patrimonio genetico alle generazioni future, quali rituali d’accoppiamento ha quella specie, la selezione sessuale, eccetera; «cognizione», ossia come vengono elaborate le informazioni dal mondo esterno nel mondo interno degli individui, quali rappresentazioni, quali funzioni cognitive, e via dicendo; la "disposizione", ovvero il mondo legato agli stati emozionali e alle pulsioni, quali siano i bisogni e i desideri che muovono quella determinata specie, e via dicendo (Riferimento: Pedagogia Cinofila, R. Marchesini, Perdisa Editore, 2007).
Ora veniamo al cane. Fino a qualche anno fa le ricerche sull’etologia del cane non erano poi molte, e c’è una ragione per questo. Uno dei problemi principali quando si vuole studiare l’etogramma del cane è che il comportamento dei nostri cani è molto influenzato dal rapporto con la sua famiglia umana, insomma, il contesto culturale può distorcere molto lo studio dell’effettivo comportamento di specie. Quindi ci sarebbero due ambiti, che si possono anche intersecare, per compilare l’effettivo etogramma del Canis familiaris, due contesti di osservazione, per così dire: quello dei cani domestici e quello dei cani non-domestici. Infatti, quello che negli ultimi decenni si è compreso è che se vogliamo sapere effettivamente chi sia il cane in sé, come specie animale, dobbiamo porre domande e osservare quegli individui che hanno subito e subiscono il meno possibile l’influenza umana diretta.
Il fatto è che la selezione artificiale così fortemente applicata a partire dal XVIII secolo, soprattutto nel mondo occidentale, che ha dato poi vita a quelle che conosciamo come “razze”, ha alterato le caratteristiche di base non solo da un punto di vista morfo-funzionale del cane, ma anche quelle comportamentali in una certa misura, e questo al fine di poter sfruttare certi ipertrofismi a nostro vantaggio (zootecnia). Questo processo implica una innaturale selezione dei riproduttori, che viene governata e mantenuta a stretto giro, in tutto e per tutto, dall’uomo.
Un fatto questo che rende estremamente complicato il capire quale sia il naturale comportamento di questa specie, ed ecco che istituti di ricerca, in tutto il mondo, hanno rivalutato l’importanza dell’osservazione sul campo delle popolazioni di cani liberi, dove per liberi si intende poco sottoposti all’influenza dell’uomo. Scriviamo “poco” perché non è praticamente possibile disgiungere il Canis familiaris da un certo grado di interazione con il contesto umano, ma non entreremo quei nel dettaglio di questa affascinante tematica, ricca di sfumature.
Fino a poco tempo fa la base dell’etogramma del cane era edificata quasi esclusivamente sulle osservazioni di quello che si reputava il suo progenitore diretto, ossia il Canis lupus, il lupo grigio, proprio per risolvere quel problema legato all’eccessiva influenza culturale operata dal contesto umano sul comportamento del cane, che qui definiremo “pet”, intendendo con questa denominazione tutti quei cani che sono nati e vivono in stretta dipendenza dall’uomo e dall’ambiente antropico.
Ma molti studi hanno chiarito ormai che il lupo non può essere un buon modello per comprendere il comportamento del cane, ed ecco perché ricercatori di tutto il mondo hanno diretto i riflettori sui cani ferali e di villaggio (termine portato in auge da Lorna e Raymond Coppinger – Dogs. A new Understanding of Canine Origin, Behaviour and Evolution, 2001, tradotto e pubblicato in italiano nel 2012 da Haqihana).
Oggi sappiamo, per certo, che per quanto concerne l’etogramma del cane siamo ancora all’inizio, la nostra comprensione del significato dei moduli comportamentali è ancora approssimativa e certamente incompleta.
In conclusione
Viviamo in un’epoca di grande fermento, nuove idee e nuove conoscenze aprono la via ad una realtà più vasta. C’è ancora molto da fare per comprendere in profondità i nostri compagni a quattro zampe, dobbiamo impegnarci ed essere molto creativi per imparare a porgli le giuste domande e per comprendere le loro risposte. Abbattere i dogmi, essere flessibili e sviluppare una mentalità critica, insieme con la necessità di incrementare la nostra sensibilità nel cogliere indizi sono cose che devono andare di pari passo con il concetto di rispetto della libertà e degli spazi di movimento. Attenzione però, c’è ancora un appunto da fare (e ce ne sarebbero molti altri): l’etogramma non descrive il comportamento di un individuo, ma di una specie, lo ricordiamo. Ogni cane è a sé stante, diverso da ogni altro individuo, dato che parliamo di un’entità cognitiva unica, e irripetibile e, quindi, solo per questo fatto di inestimabile valore.
Il cane ha ancora molto da dirci, sia su di lui che su di noi, sulla nostra società e sulle sue criticità. Chi è veramente appassionato di questa specie non può che godere delle opportunità che si aprono in questi anni, grazie alla ricerca scientifica, ma non solo, anche grazie alle nuove tecnologie e a tutte quelle persone che hanno scelto di muoversi seguendo il cane, discretamente ed in rispettoso silenzio invece che considerarlo un attrezzo per fare qualcosa, una macchina di proprietà vuota che ha valore solo quando è in qualche modo utile all’uomo. Ognuno fa le sue scelte, certo, e fortunatamente molti, e sempre di più, hanno scelto di compiere il viaggio della scoperta sulle orme del cane, anche partendo proprio da quello che adesso, in questo preciso momento, gli sta accanto nell’intimità della sua casa.