Mangiatoie sì, mangiatoie no, mangiatoie forse. L'eterno dilemma sull'utilità, i rischi e i pericoli legati all'uso delle mangiatoie domestiche per alimentare gli uccelli selvatici si arricchisce di un nuovo episodio, che potrebbe far tirare a molti un sospiro di sollievo. Secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Avian Biology dai ricercatori dell'Oregon State University le mangiatoie non creerebbero alcuna dipendenza per gli uccelli. Da tempo diversi studi sostengono infatti l'ipotesi che alimentare artificialmente gli uccelli potrebbe essere più deleterio che vantaggioso, soprattutto perché li spingerebbe a cambiare radicalmente il loro comportamento e ad abituarsi troppo alle comodità delle mangiatoie, finendo così per dipendere da esse, compromettendo le capacità dei pennuti di procacciarsi il cibo da soli. Tuttavia, secondo gli ornitologi dell'Oregon State University non sarebbe proprio così, almeno per le cince capinere (Poecile atricapillus).
Lo studio sulle cince capinere
Per dimostrare l'ipotesi che gli uccelli si abituino troppo alle mangiatoie, tanto da diventarne dipendenti, gli scienziati sono partiti da una specie in particolare: la cincia capinera, un uccello americano molto simile alle nostre cince bigie (Poecile palustris) e cince alpestri (P. montanus). Tra i piccoli passeriformi le cince sono infatti tra le più assidue e voraci frequentatrici di mangiatoie domestiche e sono quindi un buon modello sperimentale. I ricercatori hanno studiato una popolazione di 67 cince sottoposte a tre diversi tagli delle penne delle ali, in modo da limitarne così i movimenti e il raggio d'azione. La rimozione sperimentale delle penne remiganti è una tecnica molto diffusa, che comporta l'aumento del consumo di energie ma che limita gli uccelli solo per un breve periodo di tempo. Le penne tagliate vengono infatti sostituite con la muta in poco tempo, ripristinando così completamente la capacità di volo.
Tutti gli uccelli studiati, quelli che avevano subito un taglio medio, quelli che avevano subito un taglio forte e quelli rimasti con penne delle ali integre, erano stati abituati a mangiare utilizzando 21 mangiatoie riempite di semi di girasole e dotate di sensori in grado di calcolare il consumo di cibo e di riconoscere gli individui marcati. I ricercatori si aspettavano che le cince con penne recise, essendo forzatamente limitate nel loro raggio d'azione, si sarebbero nutrite maggiormente col cibo artificiale, visto che sarebbe stato molto più complicato trovare semi, insetti e altri invertebrati da soli. Al contrario di tutte le previsioni, invece, le cince hanno ridotto le visite alle mangiatoie per circa due settimane, senza che la loro sopravvivenza venisse compromessa. Successivamente, una volta riacquisita completamente la capacità di volo, sono tornate a utilizzare le mangiatoie con la stessa frequenza degli uccelli a cui non erano state tagliate le penne delle ali.
Secondo gli autori dello studio questi risultati dimostrano che i piccoli passeriformi sono stati in grado, nonostante le limitazioni dei movimenti, di procurarsi semi, bacche e piccoli invertebrati completamente da soli nell'ambiente circostante. Non erano quindi diventate dipendenti dal cibo offerto dall'uomo. Sul perché abbiano rinunciato a far visita alle più comode mangiatoie, gli studiosi ipotizzano sia stata una decisione presa per ridurre l'esposizione ai predatori, senza dubbio più difficili da evitare se ti hanno tagliato le ali.
Questione risolta, quindi? Possiamo usare tranquillamente e senza limiti le mangiatoie nei nostri giardini? Be', non proprio. La questione è più complessa di così.
I benefici e i rischi delle mangiatoie
Da tempo ornitologi e naturalisti discutono su quanto pesino effettivamente i rischi e i benefici dell'alimentare gli uccelli selvatici. La pratica di installare mangiatoie nel proprio giardino è infatti in crescita continua, soprattutto in Gran Bretagna e Stati Uniti. Solamente negli States sono almeno 50 milioni le persone che abitualmente forniscono cibo agli uccelli selvatici nei propri giardini, un giro d'affari da ben 4 miliardi di dollari tra semi, frutta, mangiatoie e altri accessori. Diversi studi hanno dimostrato da tempo l'effettiva utilità, soprattutto in inverno, delle mangiatoie. Aiutarli nel periodo in cui è più difficile trovare da mangiare fa aumentare i tassi di sopravvivenza e influenza spesso positivamente la successiva stagione riproduttiva e il numero dei piccoli involati.
Tuttavia molti altri studi hanno dimostrato che non sempre, e soprattutto non per tutti gli uccelli, l'alimentazione artificiale può essere d'aiuto, anzi. Uno studio condotto sulle cinciarelle (Cyanistes caeruleus) nel Regno Unito ha fatto scoprire che gli uccelli alimentati artificialmente durante l'inverno hanno successivamente deposto un numero inferiore di uova, e che hanno avuto anche un minor successo di schiusa. Un altro studio condotto in Scozia, sempre sulle cinciarelle, ha dimostrato invece l'effettiva fidelizzazione degli uccelli nei confronti delle mangiatoie, che se dovessero sparire di colpo potrebbero compromettere la sopravvivenza dei piccoli passeriformi, non più in grado di procacciarsi il cibo da soli.
I rischi dell'alimentare artificialmente gli uccelli selvatici non finiscono però qui. Sebbene queste risorse alimentari supplementari possa effettivamente aiutare gli uccelli a superare l'inverno, possono anche trasformarsi in pericolosi serbatoi di malattie e parassiti. A causa dell'abbondanza di cibo gli uccelli tendono ad ammassarsi in maniera innaturale nei pressi delle mangiatoie, e questo aumenta notevolmente la possibilità che funghi, batteri e virus si diffondano molto rapidamente tra la popolazione. È gia successo che salmonellosi, virus e altri patogeni si diffondessero rapidamente, ed è un rischio concreto ormai ben noto che ha già causato parecchi problemi in Gran Bretagna, Germania e altri paesi.
Questione risolta, quindi? Dobbiamo smettere di usare le mangiatoie nei nostri giardini? Ancora una volta, non proprio. La questione resta comunque complessa.
Mangiatoie per gli uccelli selvatici: sì o no? Dipende
Dar da mangiare agli animali selvatici è un'azione che comporta risvolti ecologici, etici e sanitari piuttosto importanti. Se nella stragrande maggioranza dei casi è assolutamente sconsigliato (oltre che vietato dalla legge) sia perché può facilitare il diffondersi di malattie, sia perché aumenta i rischi di incidenti sia per noi che per gli animali. Per i piccoli uccelli che vivono in città e nei giardini la questione è però leggermente diversa, e la risposta giusta è: dipende.
In un periodo in cui la crisi della biodiversità sta decimando le specie selvatiche in tutto il mondo, trovare il modo giusto di aiutare la fauna è non solo auspicabile, ma a volte anche necessario. Molte specie di passeriformi un tempo abbondanti nelle nostre città, come i comuni passeri d'Italia (Passer italiae), non se la stanno passando molto bene, e fornire loro del cibo nel periodo più freddo dell'anno può effettivamente fare la differenza. Inoltre non bisogna trascurare gli innegabili benefici delle mangiatoie in termini di aumento della sensibilizzazione, rispetto e conoscenza nei confronti della biodiversità. Bisogna però agire, come sempre, con consapevolezza, perché reprimere l'innata biofilia dell'uomo nei confronti delle altre forme di vita non è mai la soluzione giusta, soprattutto di questi tempi.
La strada da seguire è quindi quella della consapevolezza e dell'educazione. Conoscere la complessità che c'è dietro a un gesto apparentemente semplice, come appendere una casetta piena di semi in giardino, è la chiave per imparare a gestirla. Piuttosto che vietarne l'uso per i rischi, informiamoci sul cibo più adatto da offrire, sulle modalità più corrette per somministrarlo e sui momenti migliori in cui è possibile usare le mangiatoie. Senza dubbio è preferibile usarle solamente nei mesi invernali, quando in effetti gli uccelli hanno bisogno di aiuto. Anche le quantità posso fare la differenza: aumentare o diminuire gradualmente il cibo quanto installiamo o stiamo per rimuovere la mangiatoia può essere una buona pratica da seguire. In questo modo si riduce di molto il rischio che gli uccelli si abituino troppo a una fonte di cibo artificiale temporanea.
Inoltre per scongiurare che uccelli come piccioni, gazze e altri corvidi, che non hanno certamente bisogno del nostro aiuto, invadano le nostre mangiatoie, basterà proteggerle con una recinzione a maglie che permetta l'accesso solamente a passeri, fringillidi, cince e altri piccoli uccelli. Infine, forse la cosa più importante, per contrastare la diffusione di eventuali patogeni e parassiti basterà prestare un po' più di attenzione all'igiene. Tenere sempre pulita la mangiatoia da feci, piume e resti di cibo diminuisce di molto l'eventualità che si diffondano pericolose malattie.
L'eterno dilemma delle mangiatoie (almeno per il momento) è ancora lontano dall'essere risolto, e forse è meglio così. I fenomeni naturali e l'interazione con la fauna quasi mai sono bianchi o neri. Dobbiamo imparare a convivere con la complessità delle infinite sfumature di grigio, solo così (forse) riusciremo a trovare il mondo giusto per convivere in maniera equilibrata, rispettosa e consapevole con tutte le altre vite che condividono con noi questo piccolo pianeta.