Gli scimpanzé sono tra i primati più simili agli esseri umani che esistono in natura e sono perfettamente in grado di comunicare le proprie emozioni attraverso la loro espressività incredibilmente variegata. Quando però lo scorso 22 giugno Andrew Halloran, ricercatore del santuario Save the Chimps della Florida, che si prende cura dei primati impiegati nella ricerca medica, ha mostrato all'annuale meeting dei primatologi americani un video di una scimpanzé di nome Vanilla, sorpresa per la prima volta ad osservare il cielo, nessuno immaginava le reazioni empatiche che avrebbero avuto le persone riconoscendosi in questa scimmia colta alla sprovvista dalla semplice bellezza del cielo.
Nello scorse giornate, osservando il video, qualcuno ha perfino scomodato il racconto di Stephen King su cui è stato basato il film "Sulle ali della Libertà", per raccontare la storia di questo animale tenuto in prigionia per quasi tutta la durata della sua vita. Tuttavia, vedendo l'espressione di Vanilla, mentre saluta e abbraccia i suoi simili e si ritrova all'aperto per la prima volta, dopo ben 29 anni, è difficile contraddire coloro che in quei occhi aperti notano la meraviglia, lo stupore e la felicità di un essere senziente e intelligente ed emotivo, capace tra l'altro di provare sogni ed emozioni così simili a quelli umani.
La vita di Vanilla, d'altronde, ci dimostra quanto può essere dura l'esistenza delle scimmie che vengono ancora impiegate nei laboratori di ricerca farmaceutica. Nata all'interno delle sale del Laboratory for Experimental Medicine and Surgery in Primates (LEMSIP) della New York University nel 1993, da quando aveva due anni Vanilla è infatti vissuta sempre all'interno delle gabbie, tra cui una che misurava a malapena circa 1,5 metri quadrati e che è stata la sua casa fino al 1995, quando il LEMSIP è stato chiuso.
Non che la vita successiva al trasferimento in un “rifugio privato” in California sia stato tanto migliore, visto che condivideva con altri scimpanzé altre gabbie alloggiate all'interno di una struttura fallita per bancarotta nel 2019, passando in pratica tutta l'adolescenza e buona parte della maturità in condizioni innaturali e non propriamente salutari, per usare un eufemismo, per questi primati.
Fortunatamente, la sua storia ha attratto l'attenzione di Save the Chimps, un'associazione che gestisce un santuario all'aperto, già a partire da metà 2020, in piena pandemia da COVID-19. Le ragioni che hanno condotto i ricercatori di questo centro a notarla sono state diverse. In primo luogo, per quanto le condizioni igieniche a cui era sottoposta fossero molto scarse, al di là di tutto le sue condizioni di salute sembravano buone e la possibilità di poter rientrare in un programma di reinserimento ha favorito di certo il suo trasferimento, insieme a quello di tante altre scimmie che erano con lei.
Così, dopo tanti anni di sofferenza, Vanilla è stata presa in carico a fine 2020 dai volontari e ricercatori del centro di Fort Pierce, in Florida, dopo alcuni mesi passati in una sorte di limbo burocratico dovute al passaggio di proprietà dai vecchi "proprietari". Save the Chimps d'altronde è molto chiara quando racconta delle sorti di questo povero individui. «Pensate all'inferno che ha dovuto passare. Appena nata, è stata strappata dai genitori e posta all'interno di una gabbia così piccola che ancora oggi ha dei problemi di deambulazione. È stata impiegata per alcuni anni nella ricerca e poi è stata condotta all'interno di una struttura dove non è potuta crescere normalmente e subiva ripetutamente delle violenze da parte di alcuni giovani maschi che – esasperati – cercavano in ogni modo di soddisfare le proprie esigenze naturali. Dormiva inoltre insieme a delle altre femmine molto più grandi di lei, quindi non aveva particolari amici del suo stesso sesso o della stessa età».
L'associazione, inoltre, proprio per denunciare le pessime condizioni in cui vivono diversi primati in America e in Europa, anche nei santuari privati, non si è limitata a fornire solo una dichiarazione e a diffondere il video sul web. Per far capire infatti a tutti il livello di disperazione che aveva colpito questa scimpanzé, ha cominciato nelle scorse giornate – di seguito al successo riscontrato dal video sui social – a prestare anche la sua voce, assumendosi il compito di fornire a Vanilla le parole con cui tutti potessero comprendere la sua storia.
Come si legge infatti all'interno del comunicato che è possibile trovare direttamente sul sito dell'associazione, hanno scelto di descrivere l'intera vicenda come se fosse la stessa Vanilla a parlare della propria esperienza. Una soluzione che potrà far storcere il naso ad alcuni, ma che sembra star ottenendo il giusto successo, di fronte al silenzio mediatico che solitamente riscuotono i casi di maltrattamento sugli animali negli Stati Uniti.
«Ho trascorso i miei primi anni in un laboratorio di ricerca biomedica a New York, dove gli scimpanzé erano comunemente alloggiati in gabbie sospese da terra come gabbie per uccelli. Ero tra i 30 scimpanzé da inviare alla Wildlife Waystation nel 1995, dove mi sono unito a un piccolo gruppo familiare. Nel 2019, la Wildlife Waystation è stata chiusa, causando la necessità di ricollocare quasi 480 animali, inclusi 42 scimpanzé, in giro per gli Stati Uniti. Sono stata tra gli ultimi 7 esemplari a essere ricollocati e io e la mia famiglia abbiamo fatto il viaggio attraverso il paese verso la Florida su un aereo FedEx, grazie al programma FedEx Cares. Da Orlando, dove abbiamo passato gli ultimi 22 anni, Pero Family Farms ci ha infatti generosamente accompagnati al santuario di Save the Chimps in un semirimorchio climatizzato. Ci sono volute molte persone devote per rendere possibile il nostro trasferimento dalla Wildlife Waystation in Florida e ora non vedo l’ora di chiamare questa la mia casa per sempre. La mia prima volta che ho visto il Sole, pochi giorni fa, ero così tanto sbalordita dal cielo aperto, che non ho saputo trattenermi dalla gioia. Il cielo è uno spettacolo che non avevo mai visto in vita mia, dato che le mie vecchie case avevano diverse coperture e soffitti sulle gabbie. Mi piace però esplorare la mia nuova isola, rilassarmi e curarmi con la mia famiglia».
È davvero difficile anche solo immaginare cosa voglia dire rimanere reclusi, senza la possibilità di vedere il cielo, per 29 lunghi anni. L'euforia che tuttavia ha coinvolto questo animale di seguito alla scoperta del cielo o del sSole ci dimostra che (1) è disumano e eticamente sbagliato trattenere questi animali in gabbia e privarli della naturale possibilità di socializzazione. Inoltre (2) è davvero rassicurante notare come Vanilla appaia felice e sorridente, seppure abbia sofferto moltissimo nella sua lunga prigionia. Ciò ci permette infatti di anche di capire che al di là delle tortuose vie che segnano l'esistenza di ognuno, non siamo soli, nell'universo, nell'ammirare la meraviglia di ciò che ci circonda.
Il colore del cielo, la consistenza delle nuvole, l'odore dell'aria e il bagliore del Sole sono stati infatti una costante scoperta per Vanilla, che tuttavia a differenza nostra ha dovuto ammirare la vastità dello spazio e lo splendore di ciò che c'era attorno a lei in un battito di ciglia, improvvisamente e senza alcuna gradualità.
Lo stupore quindi che ha provato questo esemplare di scimpanzé non può essere molto diverso da quello vissuto da noi esseri umani quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci stupisce. Non può essere molto diverso dallo stupore provato da Neil Armstrong, quando calcò per la prima volta il suolo della Luna, o da quello provato da Galileo, quando poggiò per la prima volta i suoi occhi sul cannocchiale, di fronte all'infinità del cielo stellato.