«Uccidere animali indifesi è diseducativo e contrario ai principi di conservazione della biodiversità». La dura condanna nei confronti della Commissione Europea arriva dall’Oipa dopo che Bjoern Seibert, il capo di Gabinetto della presidente Ursula von der Leyen ha comunicato all’Organizzazione internazionale protezione animali che l’Erasmus+ continuerà a organizzare e a finanziare il progetto Hunters connect, che altro non è che uno scambio di giovani che per tutto il tempo imparano a diventare cacciatori provetti.
Per capire ciò che è successo bisogna fare un passo indietro: lo scorso marzo l’Oipa aveva inviato alla presidente von der Leyen una lettera nella quale chiedeva la cancellazione di tale scambio dal Programma Ue per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa, motivando l’istanza con il fatto di essere venuta a conoscenza che con parte dei soldi che servono a finanziare il progetto per gli studenti, si era finanziato anche il primo scambio internazionale per giovani cacciatori in Varsinais-Suomi, in Finlandia.
All’iniziativa, secondo le informazioni dell’Oipa, avevano partecipato sette giovani di età compresa tra i 16 e 29 anni provenienti da Finlandia, Estonia e Svezia, coadiuvati da cacciatori e organizzatori locali. La caccia era stata organizzata in diverse battute su diverse specie e i giovani avevano sparato e ucciso cervi dalla coda bianca, volpi, procioni e anatidi. Senza dimenticare la caccia in tana di piccoli animali. Nell’agghiacciante resoconto corredato da foto altrettanto raccapriccianti, che Kodami non pubblica come fa sempre quando ci sono immagini violente e lesive della dignità di altri esseri viventi, si legge, si leggono i particolari di queste giornate: «Sei giorni sanguinari condotti in nome dell’istruzione e della formazione targata Erasmus, dove oltre alla carneficina dei poveri animali, i giovani sono stati protagonisti di visite a un’industria e a un negozio di armi, a un poligono di tiro e a un museo della caccia».
E ancora: «Il focus del corso di formazione era l’introduzione all’inseguimento del cervo dalla coda bianca cui è seguita una caccia nelle aree di Alastaro, Virttaa e Pöytä durante la quale i giovani finlandesi facevano da tutor agli studenti ospiti. Terminata la settimana, la conclusione dell'esperienza è stata una lezione per la preparazione di piatti di selvaggina e una nuova occasione di caccia per chi non avesse ancora abbattuto un cervo dalla coda bianca».
A leggerlo così, quei giorni sembrano un orribile spettacolo che di educativo ha davvero poco, opinione però non condivisa dalla Commissione che nella risposta alla lettera non ha avuto alcuna incertezza: «Il progetto Hunters connect – ha scritto Seibert all’Oipa – è stato finanziato secondo le procedure Erasmus+, inclusa una valutazione di qualità (…) La caccia sostenibile e ben gestita dovrebbe essere compatibile con il mantenimento o il ripristino di un favorevole stato di conservazione delle specie cacciabili. Per questo la Commissione in conformità con le relative norme UE applicabili continuerà a sostenere iniziative di sensibilizzazione per promuovere questa pratica».
Una dichiarazione davvero poco credibile, visto che dalle immagini e da ciò che riferisce l’Oipa, di sostenibile in quello che sarebbe accaduto in quei boschi c’è davvero poco. Per non parlare, poi, dell’insegnamento totalmente contrario ai principi di conservazione della biodiversità che persegue, o che quanto meno dice di perseguire, la stessa Commissione. «Ci chiediamo come iniziative di questo tipo possano migliorare la qualità dell’istruzione e la formazione in Europa, obiettivo dell’Erasmus, e ci chiediamo come la Commissione europea possa considerare etico l’insegnamento dell’uccisione di animali indifesi, oltretutto con denaro pubblico dei contribuenti la cui stragrande maggioranza è contraria alla caccia» conclude l’Oipa.
Senza togliere la libertà a nessuno, compresa quell’insensata e incomprensibile voglia di uccidere animali bellissimi e fondamentali per la nostra sopravvivenza, la quantità di uccelli e di selvatici che rischia la vita sotto i colpi dei fucili dei circa 650mila cacciatori italiani, si avvicina al mezzo miliardo ogni anno. A guardarla con i nostri occhi si tratta chiaramente di una vera e propria carneficina che difficilmente riusciamo a giustificare con le frasi ripetute anche dalle istituzioni del tipo «la caccia serve per contenere le specie selvatiche che aumentano a dismisura».
Infatti, una quantità di animali uccisi così elevata ci sembra più avere a che fare con un semplice hobby o uno sport che con un'azione utile all'ambiente, visto che, oltretutto, i numeri detti sopra non tengono conto di chi pratica al di fuori del calendario venatorio e nelle aree vietate e delle vittime del bracconaggio. Davanti a questa realtà, che non dice nulla di ideologico, ma mostra solo dei numeri, rimane ancora più incomprensibile pensare che per qualcuno la caccia, principale causa di morte violenta per gli animali oltre che del ferimento di decine di persone ogni anno, possa essere davvero considerata un "divertimento”.