Sui social e sulle piattaforme presenti sulla rete è possibile trovare vari video in cui sedicenti pet mate di leoni e tigri affermano di vivere tranquillamente con questi animali, nel confortevole ambiente domestico della loro casa. A "confermare" le loro parole ci sarebbero le stesse immagini dei video, con i possenti carnivori intenti ad abbracciare gli esseri umani o a farsi coccolare. Tuttavia, secondo i biologi queste effusioni non sono chiare dimostrazioni d'affetto ma solo la prova dell'eccessiva vicinanza fra questi esemplari e la nostra specie, che può avere conseguenze estremamente negative.
A differenza infatti degli animali domestici, che hanno completato il processo di (auto)domesticazione, tigri e leoni rimangono degli animali selvatici, molto difficili da gestire, che già in natura dimostrano di avere un comportamento molto complesso. Il fatto di avere dei leoni mansueti nel proprio giardino o in salotto non vuol dire che essi debbano trovarsi lì o si sentano a loro agio, visto che la loro condizione ricorda molto di più quella di una prigione dorata, dove vengono sì nutriti e accuditi, come però dei fenomeni da baraccone.
Animali selvatici come tigri e leoni possono affezionarsi all'uomo?
Secondo gli studi etologici effettuati da diversi scienziati – tra cui citiamo Konrad Lorenz – è tecnicamente possibile per gli animali selvatici affezionarsi alla nostra specie, altrimenti sarebbe stato impossibile per lupi e gatti selvatici avvicinarsi all'uomo, permettendo l'evoluzione dei cani e dei gatti domestici. Tuttavia, bisogna fare delle distinzioni. L'affetto dimostrato dagli animali scaturisce a seguito di una lunga convivenza o per via di un malinteso dell'animale.
Un cucciolo o un pulcino che si vede accudito dagli esseri umani, come dimostrano molto bene gli esperimenti sulle oche di Lorenz, tende ad affezionarsi ad essi a seguito di quel processo noto in etologia come imprinting, che gli induce a credere che gli esseri umani siano suoi simili, oltre che i suoi genitori. Inoltre, l'abitudine e la convivenza possono spingere gli animali adulti ad adottare gli orari e gli stili di vita della nostra specie, soprattutto quando si parla del rifornimento di cibo, facendo reprimere (solo in parte) il loro naturale comportamento. Ciò complica gravemente il loro reinserimento in natura.
È quindi possibile che cuccioli di leone, di tigri o di altri felini possano avvicinarsi all'uomo e provare delle simpatie nei confronti della nostra specie, una volta che hanno imparato come ottenere cibo "gratis", ma ciò non vuol dire che ciò sia sicuro, eticamente accettabile e duraturo. A confermarlo sono i numerosi casi d'incidenti che coinvolgono leoni "addomesticati". Nel 1980, la giovane attrice Melanie Griffith venne ferita sul set del film "Roar" da alcuni leoni che erano stati selezionati dalla troupe, subendo una ferita che necessitò 100 punti di sutura. Il regista, Noel Marshall, per girare il film aveva chiesto l'intervento di un famoso addestratore di leoni, che oltre a vivere con i suoi animali era anche ricoperto dalle cicatrici delle ferite riportate a seguito dei frequenti scontri con essi.
Il caso della leonessa Elsa della famiglia Adamson dimostra inoltre che la cattività porta i leoni ad avere serie difficoltà nel ricongiungersi con la propria specie, oltre che a subire maggiormente malattie e ferite, che altrimenti non avrebbero conosciuto se non fossero cresciuti in cattività.
Perché alcuni sembrano lasciarsi coccolare
Leoni e tigri sono animali sociali, che già in natura assumono spesso dei comportamenti affettuosi nei confronti dei loro parenti. Questi comportamenti hanno lo scopo di rinsaldare i legami familiari, di formare nuove alleanze, di pulire le loro pellicce da eventuali parassiti o di prepararsi in previsione delle nuove battute di caccia. In genere, gli etologi definiscono questi comportamenti come grooming e consentono anche agli animali di rilassarsi e di abbassare notevolmente lo stress, tanto da attenuare i conflitti in corso.
Considerando gli animali in cattività, essi spesso soffrono di gravi carenze emotive e sociali, dovute al fatto di vivere in contesti non naturali e in piccoli gruppi, che comprendono a volte numerose specie. Nel tentativo di ricevere le stesse attenzioni di cui godrebbe qualsiasi altro esemplare in natura, questi animali cominciano quindi ad apprezzare enormemente le carezze fornitegli dagli esseri umani, in quanto sostituti dei naturali atteggiamenti di affetto della loro specie.
È per questa ragione se il web abbonda di video in cui leoni e tigri sembrano accorrere verso i loro addestratori, nel tentativo di ricevere una carezza. Dal punto di vista strettamente biologico, per leoni e tigri le coccole umane somigliano moltissimo alle leccate o agli strofinii piacevoli che riceverebbero dai loro simili. Il rischio però che un leone o una tigre possa ferire – anche solo involontariamente – con i denti o gli artigli l'uomo che l'ha adottato è estremamente alto, soprattutto quando si parla di esemplari adulti che necessitano di molti kg di carne al giorno per essere sfamati.
Perché attaccano l'uomo
Le ragioni per cui degli animali in cattività possono attaccare gli esseri umani che li hanno cresciuti sono diversi. In primis, con la maturazione sessuale diversi carnivori diventano più violenti e meno pazienti. Il bisogno di riprodursi e la naturale tendenza di questi animali, soprattutto nei maschi, ad allontanarsi dalla loro famiglia dopo una certa età li rende infatti più aggressivi e diffidenti. La gelosia nei confronti di altri animali o esseri umani può inoltre anche favorire alcuni potenziali attacchi, negli esemplari più piccoli.
Ciò che spinge però questi animali ad aggredire più spesso la nostra specie sono i maltrattamenti. Per pura difesa, leoni e tigri possono rispondere ad un'offesa in maniera abbastanza violenta, soprattutto quando gli addestratori fanno uso di fruste, bastoni, pistole taser o getti d'acqua particolarmente freddi.
Anche vivere in contesti molto sporchi o sovrappopolati porta questi animali a desiderare la fuga o di aggredire coloro che cominciano sempre di più a considerare come dei carcerieri. Gli animali selvatici anelano alla libertà e i nostri tentativi stupidi di trattarli a volte come cani e gatti li rende ancora più irrequieti.