«La denuncia è stata presentate allo scopo di dare un segnale: quando si portano animali d'affezione in luoghi naturali dove sono presenti specie selvatiche, è bene tenere l'animale al guinzaglio. Proprio per evitare le scene a cui abbiamo assistito nel video». Così Claudia Ricci, Legale nazionale dell'Enpa, ha sintetizzato le ragioni che hanno spinto l'ente a presentare una denuncia contro ignoti a seguito della diffusione di un video in cui si vede il giovane orso marsicano Juan Carrito e un Pastore tedesco nei boschi di Villalago, in provincia dell'Aquila.
Anche se sono gli animali a catalizzare l'attenzione di chi guarda il video diffuso sui social, ai legali dell'Enpa e a chi si occupa di benessere animale e di etologia non sono sfuggiti i co-protagonisti umani: una donna con un guinzaglio che cerca invano di richiamare a sé il cane e un'altra persona impegnata invece a riprendere la scena.
«Noi esseri umani ci muoviamo in tutti gli habitat come se ci appartenessero – evidenzia Ricci – Sembriamo avere dimenticato che in realtà umani e animali sono coinquilini dello stesso pianeta. Questa vicenda, e l'intenzione alla base della nostra denuncia, è provare ad aprire una breccia in questa visione antropocentrica tanto dannosa per tutto l'ecosistema».
L'impatto dell'uomo sulla fauna selvatica
Juan Carrito è tornato a Villalago, il paese in cui è nato, dopo solo una settimana dal suo trasferimento nel suo habitat naturale da parte dei forestali e del personale del Parco nazionale dell'Abruzzo, del Lazio e del Molise (PNALM). Un viaggio di centinaia di chilometri che ha colto impreparato il Parco che monitora l'orso con un apposito radiocollare: «Per più di una settimana – spiega la direzione – è rimasto fermo in una vallata in montagna, molto remota, all'interno di un bosco. Molto probabilmente si stava preparando per l'ibernazione. Il grande freddo e le costanti precipitazioni nevose, avvenute fino a domenica scorsa, hanno sicuramente aiutato questo processo rallentando le sue funzioni vitali».
Poi qualcosa è cambiato, e nel giro di un paio di giorni, complice l'innalzamento delle temperature, Juan Carrito è ridisceso a valle e a ha incontrato nuovamente gli esseri umani, attratto com'è da «rifiuti mal riposti: buste con resti organici posizionate sopra cassonetti dotati di lucchetto e cibo per animali domestici lasciato appositamente per lui», rilevano dal Parco.
Purtroppo, ancora una volta, le persone invece di farsi da parte e allontanarsi dall'orso, come si dovrebbe sempre fare in presenza di fauna selvatica, qualcosa è andato storto e l'orso e in questa occasione si è ritrovato di fronte anche un cane.
«La legge pretende che i cani siano tenuti al guinzaglio nei luoghi pubblici, e la denuncia parte da questo – spiega l'avvocato Ricci – Ma oltre a ciò, in simili contesti bisogna agire usando il buon senso e il rispetto». Nelle aree non urbane, come ad esempio la montagna, i cani possono muoversi senza guinzaglio, ma l'umano di riferimento deve sempre prendere in considerazione il contesto in cui decide di lasciare libero l'animale.
Anche se Villalago è fuori dai confini del PNALM, si tratta di un'area da sempre interessata dalla presenza di orsi marsicani e altri animali selvatici. È qui che solo due anni fa la famosa orsa Amarena ha dato alla luce Juan Carrito e gli altri tre fratelli della cucciolata. E non sono rari gli avvistamenti di questi animali nei dintorni dell'ampia zona verde che circonda la cittadina di appena 500 abitanti. Complice, in tutto ciò, è anche l'eccessiva confidenza che proprio i cittadini hanno accordato a Juan Carrito, privando l'orso della naturale diffidenza della sua specie nei confronti dell'essere umano.
Guinzaglio o una lunghina che consente al cane di avere più libertà di movimento e evitare di lasciare cibo fuori dai cassonetti sono buone prassi che in posti come Villalago, Scanno e altri Comuni che lambiscono il Parco sono necessarie. «Certe regole vanno applicate con ancora maggiore rigore in simili contesti allo scopo di rispettare un delicatissimo equilibrio faunistico – sottolinea Ricci – Non bisogna avere comportamenti azzardati ma agire con cognizione di causa per salvaguardare il benessere dell'animale d'affezione ma anche dell'animale selvatico e dell'uomo».
Il pericolo del confronto tra animali selvatici e domestici
Evidentemente l'area verde di Villalago non era il luogo giusto per lasciare il cane libero privo di guinzaglio, come ha rilevato l'etologa Federica Pirrone, membro del comitato scientifico di Kodami, la quale ha sottolineato come la disposizione di Juan Carrito nei confronti del cane «sembri neutra, con qualche tentativo di allontanamento di quest'ultimo quando si avvicina troppo. È il cane che si mostra reattivo nei suoi confronti, esponendosi di fatto a un pericolo non indifferente». Juan Carrito poi pesa il doppio rispetto ai suoi coetanei: è il risultato di una dieta basata su gite nei cassonetti e in una pasticceria di Roccaraso.
La postura della donna, l'altra persona intenta a fare il video
La donna ripresa nel video si rivolge al suo cane più volte, ma lui, attratto e impaurito da Juan Carrito, in una situazione ad altissima tensione, non le presta ascolto. Ciò non deve sorprendere in realtà perché quel cane è in una situazione davvero particolare e anche la postura della sua umana di riferimento non aiuta nel distrarlo da quello che, ovviamente, per lui rappresenta un pericolo.
La persona che si vede nelle immagini è infatti fisicamente rivolta verso gli animali: un segnale che fortifica nel cane la sua certezza di dover risolvere una situazione difficile. Accade anche quando ci sono "litigi" o "risse" tra cani: se gli umani di riferimento si avvicinano, alzano la voce e si mettono in mezzo comunicano ai loro compagni di vita che la situazione in cui si sono cacciati è davvero seria e aumenta la necessità di difendersi e offendere l'avversario.
E' senz'altro vero che in questo caso allontanarsi e provare così a distrarre il cane dal suo centro d'interesse è davvero complicato, in un momento in cui sicuramente da parte dell'umana di riferimento ci sarà stata paura che le cose potessero finire male. Pretendere conoscenza dal punto di vista etologico ma ancora di più la lucidità necessaria già in area cani è raro, figurarsi in questo contesto. E' quanto sottolinea, del resto, anche l'Enpa: «La donna cerca di richiamare il cane, che si comporta in maniera del tutto naturale, ma lo fa gridando e facendo aumentare la tensione, anziché allontanarsi velocemente».
Ma il dato di fatto è che quel cane, quelle persone e quell'orso non si dovevano proprio incontrare in quel modo. E allora ecco che come Enpa sottolinea “gli umani che accompagnavano il cane hanno tenuto un comportamento irresponsabile e inaccettabile ai danni di uno degli ultimi esemplari dell'esigua popolazione di orsi marsicani».
Gli orsi marsicani, sottospecie endemica dell'Italia centrale, sono stati reintrodotti nel Parco nazionale dell'Abruzzo, del Lazio e del Molise dopo essere arrivati alle soglie dell'estinzione. La popolazione attualmente stimata è di circa 50 esemplari, ma il prossimo monitoraggio su base genetica in programma per il 2023 potrebbe portare novità positive, come ha anticipato a Kodami il direttore del Parco Luciano Sammarone.
Proprio per questo è fondamentale preservare ogni membro della comunità. Con numeri tanto esigui anche solo un incidente o una perdita potrebbero rivelarsi drammatici, ancora di più nel caso di un individuo giovane come Juan Carrito, non ancora maturo per la riproduzione.
Interazione orso-cane: no, non è un gioco
Da censurare per l'associazione è infine la diffusione stessa della scena ripresa tra i due animali. Ciò che è avvenuto tra Juan Carrito e il Pastore tedesco non è un gioco, ma parte della stampa l'ha promosso come tale, incontrando il favore di molti utenti dei social riuniti nelle piazze virtuali.
Il messaggio promosso, forse inconsapevolmente, con la diffusione del video è dunque molto pericoloso perché porta a pensare che tale interazione possa esistere. Mentre invece non è così. Gli animali selvatici vanno rispettati tenendosi a debita distanza da loro e non alimentando mai. Avvicinarli in tenera età e lasciare cibo sopra i cassonetti potrebbe generare un comportamento troppo confidente come quello osservato in Juan Carrito, da sempre oggetto dell'attenzione di cittadini e turisti occasionali. Caso emblematico in tal senso è quello della lupa di Potenza: incapace di tornare alla vita selvatica è diventata dipendente dagli umani.
Come agire quindi? La verità è che non esiste una regola fissa per rapportarsi a queste specie, l'unica disposizione da tenere sempre a mente è quella di non interagire mai. Questo perché essendo singoli soggetti, non rispondono al medesimo stimolo tutti allo stesso modo. L'unica soluzione resta quindi quella di praticare un maggiore rispetto della natura e smetterla di agire con incoscienza.