Per l’elefantessa Mali il recinto di cemento dello zoo di Manila si è trasformato, oltre che nella sua prigione per quarantacinque lunghissimi anni di solitudine, anche nella sua tomba. Qui infatti è morta due giorni fa, per un tumore che non le è stato curato in nessun modo, non essendoci nelle Filippine uno specialista per casi come questi.
Non sono bastati gli appelli che, in 45 anni, si sono ripetuti più e più volte da parte di famosi personaggi dello spettacolo ma soprattutto da parte di autorevoli membri della comunità scientifica internazionale. Né quello di Jane Goodall, indiscusso punto di riferimento nel mondo della conservazione animale, né quello della dottoressa Daphne Sheldrick, fondatrice di uno dei rifugi per elefanti africani più conosciuto e rispettato al mondo.
L’associazione animalista Peta, che da anni lottava per ottenere dallo zoo il suo trasferimento in una delle strutture che si erano dichiarate disposte ad accoglierla almeno negli ultimi anni della sua vita, ha dato la notizia denunciando i maltrattamenti e la mancanza di cura che hanno caratterizzato gli ultimi anni di vita dell’elefantessa. «Ogni persona che le ha negato le cure veterinarie e ha bloccato il suo trasferimento in un santuario dovrebbe essere ritenuta responsabile del proprio ruolo nel permettere la sofferenza del Mali» hanno scritto.
Nata in Sri Lanka, Mali era arrivata allo zoo di Manila ancora in fase di allattamento materno e, arrivata nelle Filippine, non si era mai più spostata. Vishwa Ma'ali, questo il suo nome completo, era stata infatti donata a Imelda Marcos e al marito, l'ex presidente Ferdinand Marcos, dal governo dello Sri Lanka nel 1981, quando aveva 11 mesi, come testimonia una lettera datata 14 maggio 1981 dell'allora sindaco Ramon Bagatsing e come ha voluto sottolineare ieri il sindaco di Manila Honey Lacuna-Pangan nella conferenza stampa indetta proprio per spiegare le ragioni della morte del pachiderma. L’elefantessa solitaria, era rimasta infatti completamente sola dopo la morte di Shiva, arrivato nel 1977 ma morto nel 1990, era considerata vero e proprio patrimonio nazionale dai Filippini e la sua morte celebrata su tutti i giornali.
Sempre in conferenza stampa il veterinario dello zoo della capitale filippina, Heinrich Patrick Peña-Domingo, ha detto che, sulla base dei risultati dell'autopsia, «Mali aveva una crescita cancerosa al pancreas, noduli attorno al fegato, reni leggermente infiammati e un blocco dell'aorta». Tutte queste complicazioni avrebbero portato alla morte per insufficienza cardiaca. Malattie pregresse, quindi, e non una morte improvvisa. Eppure, a quanto denuncia Peta, l’elefantessa non era stata curata in modo appropriato. Lo stesso veterinario ha parlato di un peggioramento improvviso, nella giornata di martedì, di cui si erano accorti da inequivocabili segnali di irritabilità lanciati dall’elefantessa durante la sua ultima giornata di vita. Dolori, probabilmente, che non riusciva più a contenere.
Eppure, in questi anni in tantissimi avevano sposato la causa del suo trasferimento in un santuario che potesse concederle un fine vita dignitoso. Fra questi, oltre alla dottoressa Jane Goodall, Sir Paul McCartney, gli Smashing Pumpkins, Pamela Anderson, Cat Stevens, Alicia Silverstone, Brigitte Bardot e l’ex cantante degli Smiths, Morrissey, ma la risposta dello zoo era stata sempre la stessa: «troppo anziana per essere trasferita e comunque inadatta al rilascio perché da sempre abituata alla cattività».
Questa ondata di proteste non aveva però creato nessun imbarazzo al sindaco Pangan, tanto che la conferenza stampa gli è sembrata l’occasione migliore per annunciare di aver già comunicato allo Sri Lanka la morte di Mali affinché il governo dell’isola asiatica tenesse fede alla promessa fatta in precedenza: mandare un altro elefante in dono allo zoo di Manila, in sostituzione di Mali quando fosse morta. Ha anche aggiunto di aver intenzione di far imbalsamare la povera elefantessa, per continuare ad utilizzarla come attrazione turistica anche dopo morta. «Siamo in trattative con esperti su come preservare le ossa di Mali e poter effettuare la tassidermia. Sapete che Mali è il nostro bene più prezioso, una delle nostre attrazioni principali qui allo zoo di Manila». Se nessuno interverrà, quindi, ben presto potrebbe esserci una nuova attrazione per lo zoo e una nuova elefantessa sola dentro il recinto di cemento che in molti avrebbero voluto continuare a vedere vuoto per sempre.