“Dottoressa buongiorno, lei è la psicologa dei cani?”. “Magari”, penso io, ogni volta che una persona in cerca d’aiuto mi fa questa domanda. Sono solo un Medico veterinario esperto in comportamento. Per diventare lo “psicologo del cane” dovrò conquistare la sua fiducia, disporlo a “parlare” con me, usare tutto ciò che ho imparato, aggiungere un poco di creatività e fare di tutto per aiutarlo, senza dimenticare mai il sistema in cui è inserito: la famiglia oppure, per i meno fortunati, il canile.
Chi è il medico veterinario comportamentalista
Il medico veterinario comportamentalista è una figura relativamente nuova nel nostro Paese. Nasce agli inizi del Duemila con l’aumento del numero di cani e gatti nelle nostre case e con il sempre maggiore interesse per la loro salute. Da allora, infatti, la Medicina Veterinaria per i cosiddetti “piccoli animali” ha avuto un incremento fortissimo, sia per numero di professionisti sia per specialità mediche. In questo momento, il medico veterinario ha a disposizione metodi di indagine e azioni terapeutiche di altissimo livello, spesso paragonabili, almeno nelle possibilità, alla medicina umana.
La stretta convivenza tra le persone e gli animali ha portato a nuove esigenze, prima di tutte alla necessità di comprendersi meglio. Vivere a stretto contatto con un cane e un gatto ci permette di porci nuove domande. Perché il mio cane rosicchia le gambe delle sedie? Perché annusa e lecca tutte le cose schifose che trova per strada? Perché ha paura di salire in macchina?
La complessità delle nostre vite può portare anche a convivenze non semplici, anche quando il cane è stato molto desiderato ed è molto amato. Possono nascere allora “i problemi di comportamento”: cani che non riescono a stare a casa da soli o che non riescono a uscire di casa, cani che mordono tutti o che non si fanno toccare da nessuno.
In alcuni casi, per fortuna rari, nascono anche comportamenti profondamente destabilizzanti: cani che rincorrono la propria coda fino a staccarsela, o cani che sembrano avere vere e proprie allucinazioni visive.
Come si diventa veterinario esperto in comportamento?
Come si fa a diventare Veterinari esperti in comportamento? Bisogna laurearsi in veterinaria, naturalmente, esercitare la professione clinica per almeno tre anni e ottenere un Master in Medicina Comportamentale, attivo ora in alcune facoltà italiane. Quindi, studiare. Un elenco completo dei Veterinari esperti in comportamento è visibile sul sito della Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani .
Che cosa fa il veterinario esperto in comportamento
Il veterinario esperto in comportamento è chiamato a un ruolo complesso: deve saper usare tutte le sue competenze cliniche. Infatti, molto spesso sotto un comportamento patologico si nascondono malattie organiche, come alterazioni neurologiche o metaboliche. Ci può essere il dolore, e negli animali non è facile capirne la presenza. Deve essere in grado di fare una diagnosi e di escludere o comprendere la concomitanza di malattie di altra origine che, se non curate, portano a un insuccesso terapeutico.
Per fortuna è possibile chiedere l’aiuto di molti specialisti preparati e quindi di attivare una equipe che, lavorando insieme, è in grado di suggerire ed effettuare i corretti approfondimenti diagnostici e di attivare le terapie più mirate. Spesso, infatti, per capire perché il cane ha quel comportamento è necessario effettuare degli esami ematologici, o sottoporlo a un'ecografia o una TAC. È dunque il veterinario che può procedere per la giusta strada, in quanto ha le competenze per mettere insieme i fili di una rete molto complessa.
Poi, in molti casi, quando vediamo un comportamento inadeguato siamo in grado di legarlo a uno stato di sofferenza psichica: alla base di un comportamento aggressivo, per esempio, si può nascondere la paura, o l’ansia. Siamo ancora nel campo affascinante delle domande: perché il cane che abbiamo di fronte ha paura? Cosa è successo nel suo passato? Che cosa sta accadendo nel suo presente? Solo se riusciamo ad avvicinarci a una risposta potremo affrontare gli altri due passi: la prognosi e la terapia.
L'importanza della storia personale del cane nella prognosi
La parola prognosi significa fare una previsione sul decorso e sull’esito di un quadro patologico. È forse la parte più complicata perché richiede di riprendere in esame tutti gli elementi osservati: la storia del cane, la sua personalità, i sintomi di malessere, la rilevanza di questi sintomi; e poi il sistema famiglia e il contesto ambientale. Soprattutto, sempre, si tratta di misurare la capacità e la disponibilità di tutti gli individui in gioco di affrontare un cambiamento: spesso è la soluzione è lì, chiara, davanti a tutti, ma l’energia per raggiungerla è stata consumata da mesi di fraintendimenti e di scontri.
A volte, invece, non so davvero come andrà a finire: e allora vorrei avere la sfera di cristallo per guardarci dentro e poter dire che ce la faremo. Nella maggior parte dei casi, anche senza consultare gli astri, c’è spazio per una terapia. In questa parte mi sento fortunata, perché ho tanti mezzi e, soprattutto, non sono sola. Certo, c’è la terapia biologica, fatta di farmaci, nutraceutici e rimedi: in molti casi è essenziale per avviare il cambiamento.
La collaborazione con educatore e istruttore cinofilo
Nella medicina del comportamento ho, soprattutto, degli alleati straordinari: gli educatori e gli istruttori cinofili. Formiamo un team già dal primo incontro con il sistema famiglia che chiede aiuto e insieme osserviamo e discutiamo: l’esperienza che hanno raccolto nei loro percorsi di formazione e nel confronto con le vite di tanti cani è preziosa, è indispensabile. Insieme, indichiamo un percorso – se non abbiamo la sfera di cristallo non possediamo neppure la bacchetta magica – perché il medico veterinario sa cosa dovrebbe essere fatto, ma sono gli istruttori che sanno come si deve fare.
Ogni tanto festeggiamo dei successi così straordinari che non finiamo più di sorridere. A volte è andato tutto così male che ci viene voglia di piangere. Spesso siamo riusciti a far tornare quel cane in seno alla famiglia, che lo accetta per come lui è, e il cane accetta gli umani per come sono. E visto che il nostro scopo è dare a ognuno la possibilità di cambiare, siamo già pronti per un’altra sfida.