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12 Aprile 2022
9:00

L’efficacia del microchip nel gatto

Come possiamo massimizzare l'efficacia dei microchip con cui possiamo rintracciare i nostri amici gatti in caso di smarrimento? Ecco i consigli dell'esperta.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Come possiamo massimizzare l’efficacia del microchip nel gatto? Siamo al corrente di tutti gli strumenti che possiamo sfruttare, tra ASL e iniziative private?

Ad oggi il microchip è lo strumento più efficace per risalire alla famiglia di un gatto perché è l’unico non manipolabile dall'esterno. Collari con medagliette possono essere facilmente persi se non addirittura bypassati intenzionalmente e i sistemi GPS hanno raggi d'azione limitati nello spazio e nel tempo: sottrarre un impianto microchip da un gatto non è così immediato – seppure non impossibile.

Cosa possiamo fare, allora, per massimizzare l'efficacia del microchip, rendendo il gatto riconducibile alla nostra persona? Ecco alcuni passaggi di base.

Come funziona il microchip?

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Impianto del microchip

Il microchip è un piccolissimo dispositivo che viene impiantato per via sottocutanea ad un gatto con una “siringa” speciale. Si tratta di un intervento di pochi secondi eseguibile da un veterinario abilitati o dai servizi ASL, sostanzialmente indolore. Il numero del chip viene poi registrato in un’anagrafe insieme ai vostri dati. L’idea è semplice: se un giorno ci fosse la necessità di capire “di chi è” il gatto, un veterinario, un dipendente ASL o un agente di polizia municipale, attraverso uno speciale lettore a loro disposizione, potrebbero risalire al numero di identificazione del chip e da lì, tramite l’anagrafe, al vostro numero di telefono sul quale verreste contattati per la riconsegna. Tutti questi passaggi avvengono d’ufficio.

Procedere all’impianto

Purtroppo, ho ricevuto testimonianze relative al fatto che, siccome in Italia l’impianto del microchip ai gatti è un pratica ancora volontaria – eccetto in Lombardia e in Puglia dove è obbligatoria dal 2020 -, c’è chi la sconsiglia definendola “inutile”. Non fatevi scoraggiare da nessuno: ad oggi, obbligatorio o no, il microchip è l'unico strumento a nostra disposizione per evitare che chiunque incontri il gatto si arroghi il diritto di prenderlo con sé o, peggio, affidarlo ad altri con l'idea arbitraria di "trovargli casa" o "metterlo in sicurezza”. Può anche essere uno strumento per avvisarvi che il micio è stato investito e magari è ricoverato da qualche parte.

All’impianto deve seguire una registrazione

Una volta impiantato, il numero di microchip va registrato in un’anagrafe perché possa essere rintracciabile in future ricerche e ricondurre ai vostri contatti. Questo aspetto è cruciale: siamo in una fase storica in cui le ASL stanno cercando di uniformarsi verso l’obbligo di registrazione del numero di microchip a seguito di un impianto ma le cose a volte non funzionano come dovrebbero e può succedere che un gatto, pur con microchip, non risulti registrato a nome di nessuno. Come proprietari responsabili, monitorate questo passaggio, verificate che sia effettivamente avvenuta l’iscrizione del numero di microchip in anagrafe regionale.

Iscriverlo in anagrafe regionale

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Ricordate di iscrivere il vostro gatto all’anagrafe

I microchip vengono tradizionalmente memorizzati presso i registri anagrafici regionali gestiti dalle ASL e può occuparsene il veterinario oppure voi stessi, recandovi presso l’Azienda con la dichiarazione di impianto rilasciata dal medico. È un pratica che dura pochi minuti. Da quel momento in poi, potete in ogni momento accedere al portale dell’anagrafe regionale della vostra regione (qui l’elenco), inserire il numero di microchip del vostro micio e verificarne la presenza della registrazione (se non dovesse esserci, tornate in ASL e segnalate il problema).

Attenzione, però: questo portale fa vedere solo se il gatto è registrato in anagrafe oppure no ma, per motivi di privacy, fa vedere a chi è intestato. Se volete avere la riprova che sia effettivamente e ancora intestato voi basterà rivolgervi al vostro medico veterinario che ha un accesso più esteso ai dati dell’anagrafe regionale di sua pertinenza.

Se qualcuno vi dice che la vostra regione non ha una “anagrafe felina”, non scoraggiatevi: alcune regioni gestiscono un archivio ad hoc per i gatti, altre memorizzano qualunque chip in anagrafe canina ma tutte sono obbligate a far seguito ad una richiesta di registrazione.

Verificate la presenza in Anagrafe Nazionale

In linea teorica, una volta al mese circa ogni regione è tenuta a trasferire telematicamente i dati raccolti nei suoi registri anagrafici ad un registro unico nazionale istituito nel 2015 e detto Anagrafe degli Animali d’Affezione. Vi consiglio di verificare che, passati almeno 30 giorni dalla registrazione in anagrafe regionale, il vostro micio sia rintracciabile anche nel registro nazionale perché è questo registro che rende rintracciabile il gatto anche dopo spostamenti fuori regione. Purtroppo questi strumenti informatici non sono scevri da errori (di comunicazione, di elaborazione, di uso, di disservizio) per cui può succedere – e l’ho constatato personalmente prima di scrivere questo articolo – che un microchip sia rintracciabile in anagrafe regionale ma non in quella nazionale o viceversa.

Controllate, fate verifiche periodiche e, in caso di problemi, non esitate a contattare la vostra ASL.

Sfruttare i registri alternativi

Un altro consiglio che posso darvi, proprio perché questi strumenti sono utili ma non sempre efficienti come promettono, è quello di registrare il microchip anche presso un’altra anagrafe di respiro nazionale, l'Anagrafe Nazionale Felina (ANF)  gestita da ANMVI. Trattandosi di un registro sostanzialmente privato e volontario (l'ANMVI è una federazione di associazioni di categoria e ha ruolo di rappresentanza),  il registro è utilizzabile solo dai medici veterinari abilitati a farlo (ovvero registratisi presso il portale dell'Anagrafe). Se il vostro non lo fosse, potete chiedergli di diventarlo oppure potete rivolgervi ad uno dei veterinari riconosciuti e rintracciabili tramite il motore di ricerca fornito dal sito dell’ANF stessa.

Tenere aggiornati i dati

Questo è un altro aspetto fondamentale per tenere attiva l’efficacia del microchip. Ogni volta che cambiate residenza insieme al gatto e, soprattutto, ogni volta che cambiate il numero di telefono, ricordate di segnalare il cambio presso tutte le anagrafi in cui il chip è registrato. Ricordate di registrare il gatto nella nuova regione in caso di trasferimento (tra loro le anagrafi regionali non comunicano granché), così come di dichiarare l’eventuale decesso. Non dimenticate che il potere dell’anagrafe è di risalire ai vostri contatti: se sono vecchi o non conducono a voi, il fine ultimo di tutta questa macchina organizzativa, ovvero riportare il gatto a casa, non può essere raggiunto.

Il ruolo del veterinario

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Controllo del microchip in seguito ad un’adozione

Un ultimo tassello di efficacia può essere aggiunto solo dai medici veterinari ai quali spetterebbe il compito di controllare sempre la presenza del microchip ad ogni nuovo gatto che varchi l’ambulatorio, soprattutto se la provenienza è dubbia o ignota e il micio non risulta di primo pelo. Perché alla fine, un microchip diventa efficace solo se e solo da quando qualcuno lo rileva. Dalle testimonianze che raccolgo, però, sembra che questa consuetudine fatichi a consolidarsi, forse perché la sua applicazione è ancora percepita come superflua o improbabile nel gatto. Ma la società è cambiata ed è anche presumibile che presto l’impianto diventerà obbligatorio per legge ovunque anche nei gatti: tanto vale iniziare ad adattarsi.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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