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21 Marzo 2021
7:00

L’educazione del bambino che vive con un gatto

La convivenza tra gatti e bambini può avere grandi vantaggi per gli uni e per gli altri. Tuttavia, bisogna riconoscere che alcuni atteggiamenti dei bambini possono minacciare il benessere e la salute dei gratti. Come possiamo farvi fronte? Ecco alcuni consigli su come impostare correttamente la convivenza.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La convivenza tra gatti e bambini può presentare enormi vantaggi per gli uni e per gli altri. Tuttavia, è necessario riconoscere responsabilmente che alcuni atteggiamenti dei bambini possono essere estremamente sfidanti per i gatti, al punto da minacciare il loro benessere e la loro salute. Come possiamo farvi fronte?

Sono sempre stata dell'idea che la convivenza con uno o più bambini sia una benedizione per i gatti, soprattutto se vivono in casa. I bambini si affezionano sinceramente agli animali di casa e si appassionano alle loro vicende. Quando ho avuto il cane o il gatto ammalati e bisognosi di cure, mia figlia ha seguito con attenzione ogni mio gesto, per poi riproporlo ai propri peluche per giorni. Quando ha potuto, le ho permesso di aiutarmi perché voleva essere coinvolta. Se alimentati da una famiglia appassionata e che offre un sano modello di cura degli animali, i bambini sviluppano un grande interesse e partecipazione alle loro vite.

Gatti e bambini, arricchirsi insieme

Per i gatti che vivono in casa e che, spesso, hanno poco altro da fare se non ciondolare tra le ciotole e un divano, i bambini possono diventare delle fonti inesauribili di interesse, perché si muovono, perché giocano con l'ambiente, perché costruiscono, modificano e raccontano – magari “leggendo” loro un libro – con una vivacità, un'autenticità e una grazia che gli adulti non hanno il tempo di avere, presi dai loro impegni e dalle loro incombenze.

Non è un caso che, spesso, chi vive con mici e bambini testimoni quanto tempo i primi passino in compagnia dei secondi volontariamente. E non è detto che interagiscano sempre perché per un animale attento osservatore come il gatto, uno o due bambini che giocano in una stanza o che disegnano su un tavolino sono divertenti anche solo da guardare, magari ad un metro di distanza, a volte seduti su un ripiano o a volte immergendosi nella scena del loro gioco. Altre volte si fanno più partecipi, lanciano e rincorrono macchinine, fanno rotolare pennarelli, camminano tra mobili in miniatura sistemati per terra, o cercano di fermare il movimento di qualche giocattolo a pile. Il tutto condito dal buon umore dei bambini, dal loro sapere prendersi tempo e rovistare nel fantastico. I bambini per i gatti si incontrano in un mondo che gli adulti non possono riprodurre.

Interazioni impegnative

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Tuttavia, questa è solo una faccia della medaglia. Perché è necessario riconoscere responsabilmente che alcuni atteggiamenti dei bambini possono essere estremamente sfidanti per i gatti, al punto da minacciare il loro benessere e la loro salute.

Intanto, la sensorialità: più i bambini sono piccoli, più hanno il bisogno di sperimentare con il corpo e più faticano a controllare le proprie emozioni, anche quelle positive. Toccare un gatto, prenderlo in braccio, stendersi accanto a lui e accarezzarlo o spostarlo per avvicinarlo a sè, sono tutte cose che un bambino può fare – e a volte in modo rude – nell'impeto affettivo che il suo sentimento reale e autentico verso il felino domestico gli suggerisce. Ma queste interazioni piene di passione possono risultare molto invasive per un gatto, soprattutto se sono frequenti durante la giornata e se avvengono in momenti in cui l'animale riposa o vorrebbe fare altro.

Il malessere può arrivare anche da stimoli di portata più ampia come le urla concitate dei bambini durante certi giochi (ma anche quelle dei genitori…), il via vai di amichetti sconosciuti, una motricità eccessiva nel poco spazio disponibile, il mancato rispetto del loro riposo oppure del rituale alimentare.

Le responsabilità genitoriali

A complicare il quadro c'è a volte l'eccessivo immobilismo genitoriale dovuto alla credenza comune e diffusa secondo cui l'assenza di una reazione da parte del micio sia espressione della sua tolleranza: “si lascia fare di tutto”, si usa dire, come se fosse una qualità del micio. In realtà, molti gatti non reagiscono per non dolere, per non fare male o perché inibiti, ma stanno contemporaneamente introiettando un doppio stress: quello dell'interazione sgradita e quello della repressione della propria risposta spontanea. Il gatto non reagisce lì per lì, salvo sviluppare un'ansia generalizzata.

Alla ricerca dell'equilibrio

Come trovare un equilibrio, allora, tra la ricchezza che un bambino può rappresentare nella vita di un gatto e l'esigenza di tutelare quest'ultimo da alcuni eccessi che non dipendono – sia chiaro – da cattive intenzioni del bambino ma dalla sua sostanziale immaturità comportamentale?

La mia indicazione per i genitori con bambini è sempre quella di guardare alla presenza del gatto come ad una grande occasione educativa per i piccoli e di fare anche il viceversa, ovvero pensare a quanto i piccoli possano essere loro alleati nell'arricchire la qualità di vita del gatto. Spesso si parla di responsabilizzare i bambini, soprattutto i più grandi, lasciando svolgere loro le operazioni di cura come pulire la lettiera o rabboccare le ciotole: posso essere d'accordo ma sono convinta che si possa fare molto di più.

Cosa possono imparare i bambini

Nel venire guidati a rispettare i momenti di isolamento e di privacy del gatto, i bambini introiettano il senso del limite e la salvaguardia dell'integrità, propria e altrui. Imparando ad osservare questi animali, ad anticiparne i bisogni e percepire i loro desideri, si allenano a scavare dentro di sé, ad ascoltarsi e fidarsi delle proprie sensazioni. Ma possono imparare anche che, spesso, quello che appare è una congettura della nostra mente e, a volte, per capire le cose bisogna acquisire delle informazioni aggiuntive, interrogare chi ne sa più, adottando un atteggiamento umile. Possono imparare ad aspettare e a dare fiducia senza vincolare.

I bambini possono imparare – gradualmente e nel rispetto del loro sviluppo psichico – che il piacere di giocare con i gatti e condividere emozioni è superiore a quello aptico dello “smanacciarli”, che si può sorprenderli attivando la fantasia e inventando passatempi sempre nuovi e che giocare a nascondino con loro è quasi più divertente che farlo con mamma e papà, anche se bisogna stare attenti a non esagerare (ecco allora una bella lezione sull'auto-regolazione emotiva).

L'ambiente facilitante

L'ambiente deve presentare, poi, delle facilitazioni che permettano al gatto di adattarsi ad un ambiente così dinamico: luoghi di riposo e di isolamento (anche acustici) a iosa gli permettono di “staccare la spina”, quando ha bisogno di ricaricarsi; tane, tunnel, postazioni alte e percorsi sovraelevati in cui possa raccogliersi o anche solo avere un momento per sé senza necessariamente dormire; gli adulti dovranno evitare di usare toni di voci troppo acuti e invitare i bambini a fare altrettanto, anche contenendo il volume di radio, tv e altri apparecchi acustici. Cercare di mantenere le routine quotidiane e un ambiente prevedibile aiuta il gatto a muoversi al suo interno senza valicare in stati d'ansia.

Sia chiaro che non c'è nulla di immediato in tutto questo, si tratta di un percorso che dura una decina di anni almeno, che non è privo di ostacoli e di difficoltà ma che ripaga immensamente la scelta di impegnarsi nell'accudimento di vite così diverse.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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