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23 Febbraio 2023
17:12

L’eccezionale fertilità dei ratti talpa nudi sfida un dogma della biologia evolutiva

Questo straordinario animale continua a stupire la comunità scientifica, dimostrandosi un esempio di longevità e di fertilità fra i mammiferi.

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A differenza di quasi tutti gli altri animali, i ratti talpa sono capaci di mettere al mondo figli per l'intero arco della loro vita. Abitano in Africa, formando delle colonie simili a quelli degli insetti sociali e sono noti alla scienza come enterocefali glabri o Heterocephalus glaber. Sono inoltre famosi per essere anche tra gli animali che hanno stupito più volte i biologi nel corso della storia.

Già è sorprendente aver scoperto, infatti, che il loro processo di invecchiamento è completamente diverso da quello di tutti gli altri mammiferi. Ora però un nuovo studio sulla loro fertilità, pubblicato recentemente su Nature Communications, sta destando parecchio clamore all'interno della comunità scientifica, poiché sembra sfidare un dogma della biologia moderna.

A differenza degli altri mammiferi, in cui le femmine diventano meno fertili con l'avanzare dell'età, i ratti talpa nudi sarebbero in grado di non entrare in menopausa e di vivere molto a lungo, raggiungendo anche i 30/35 anni di vita.

«Le talpe nude sono i mammiferi più strani – ha dichiarato l'autore principale dello studio, Miguel Brieño-Enríquez, assistente professore presso il Magee-Womens Research Institute e il Dipartimento di scienze della riproduzione dell'Università di Pittsburgh – Sono i roditori più longevi, non si ammalano quasi mai di cancro, non provano dolore come gli altri mammiferi, vivono in colonie sotterranee e solo la regina può avere figli. Ma per me la cosa più sorprendente è che le regine non smettono mai di rimanere incinte! Sono molto protettive, ma non hanno un calo della fertilità quando invecchiano o devono accudire i loro figli. Vogliamo capire come fanno».

A differenza della maggior parte dei mammiferi, le cui femmine nascono con un numero limitato di ovuli, le regine di enterocefalo glabro sembrano infatti possedere una biologia riproduttiva molto diversa, che li porta a preservare la loro riserva ovarica e ad evitare così la diminuzione della fertilità.

«Sono tre le possibilità – dichiara sempre Brieño-Enríquez. – O le regine nascono con un maggior numero di cellule uovo. O molte di queste cellule non muoiono, a differenza per esempio degli esseri umani, o continuano a produrne dopo la nascita, andando contro le regole basilari della biologia riproduttiva dei mammiferi». Successivamente Brieño-Enríquez ha dichiarato che la sua ipotesi preferita è che questi animali siano capaci di usare tutte e tre queste strategie.

Per verificare queste ipotesi, l'equipe di scienziati che ha collaborato con Brieño-Enríquez ha testato ognuna delle possibilità, proponendo degli esperimenti di comparazione con altri roditori.

Così hanno notato che le regine di ratto talpa hanno un numero eccezionalmente elevato di ovuli rispetto ai topi. E che la percentuale di perdita di queste cellule era molto inferiore. Ad esempio, una femmina di ratto talpa dopo una sola settimana dalla nascita ha in media 1,5 milioni di ovociti, ovvero un numero 95 volte superiore rispetto ai topi domestici della stessa età. Valore che si mantiene anche con il trascorre degli anni. Inoltre la sua oogenesi (il processo che porta alla produzione di nuove cellule uovo) continua anche dopo la loro nascita, a differenza di tutti gli altri mammiferi, che dopo essere nati perdono la capacità di produrre nuovi ovuli.

«Questa scoperta è straordinaria –  ha dichiarato Ned Place, professore presso il Cornell University College of Veterinary Medicine e altro autore dello studio – Tale notizia sfida il dogma stabilito quasi 70 anni fa, secondo il quale le femmine di mammifero sono dotate di un numero finito di uova, prima o subito dopo la nascita, senza che in seguito venga apportata alcuna aggiunta alla riserva ovarica».

Per comprendere come questo sia possibile, i ricercatori allora hanno rimosso alcune regine dalle loro colonie di riferimento. Questa specie, infatti, ha un comportamento coloniale simile a quello degli insetti sociali. Dunque, quando si preleva una regina dalla sua colonia, le altre femmine presenti entrano in competizione per prendere il suo posto. Ed è stato a quel punto che i ricercatori hanno effettuato la loro principale scoperta.

Sembrerebbe che solo di seguito al termine della competizione per il trono fra le femmine, la nuova regina si riattivi dal punto di vista riproduttivo. Per quanto tutte le altre disporrebbero infatti di moltissime cellule uovo nelle loro ovaie, nella nuova regina le cellule riprenderebbero a dividersi solo al termine degli scontri.

«Questo è importante perché se riuscissimo a capire come sono in grado di farlo, potremmo essere in grado di sviluppare nuovi farmaci e potenziali nuove tecniche, per aiutare le donne che non riescono ad avere figli per via della sterilità – ha affermato Brieño-Enríquez, concludendo il suo commento relativo ai risultati dello studio. – Speriamo dunque di utilizzare ciò che stiamo imparando da questa specie per prolungare la fertilità negli esseri umani».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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