Un studio recente pubblicato su Parasites & Vectors ha rivelato una scoperta piuttosto sorprendente: le zanzare stanno sviluppando la capacità di sopravvivere e riprodursi in acque sempre più salate, perlomeno nei Paesi Bassi. Questa inaspettata adattabilità potrebbe anche avere conseguenze importanti e imprevedibili, sia per gli ecosistemi che per la diffusione delle malattie trasmesse da questi insetti.
L'innalzamento del livello del mare sta aumentando la salinità delle acque dolci costiere, alterando gli equilibri tra ecosistemi e le specie che li abitano. Capire come gli animali alla base della catena alimentare, come appunto le zanzare, si adattino a questi cambiamenti è quindi fondamentale per provare a prevedere le future dinamiche degli ecosistemi e la distribuzione geografica potenziale di questi pericolosi vettori di malattie.
Per scoprirlo, i ricercatori dell'Università Leida hanno condotto alcuni esperimenti simulando diverse condizioni ambientali per osservare la risposta delle zanzare comuni (Culex pipiens) ai differenti livelli di salinità. Tre diverse popolazioni di zanzare, provenienti da aree con gradiente di salinità sempre più decrescente a partire dalla costa del Mare del Nord, nei Paesi Bassi, sono quindi state esposte a concentrazioni di cloruro di sodio fino a 8 g/L.
Questa concentrazione è quella che più si avvicina alle condizioni naturali presenti nella transizione tra acque salmastre e marine lungo la costa. E i risultati sono stati abbastanza sorprendenti: le zanzare non solo hanno mostrato una tolleranza inaspettata ai livelli di salinità fino a 4 g/L, ma in alcuni casi son ostate anche avvantaggiate da queste condizioni durante la deposizione delle uova.
Persino alle concentrazioni di sale più elevate, considerate di solito letali per questi insetti, le zanzare hanno continuato a colonizzare l'ambiente. La mortalità è stata inoltre parecchio inferiore alle aspettative: solo il 20% delle zanzare delle popolazioni costiere e dell'entroterra e il 41% della popolazione intermedia sono morte nelle condizioni di massima salinità.
Inoltre, i livelli elevati di sale in acqua non hanno neppure influito più di tanto sullo sviluppo delle larve, che hanno completato il loro ciclo con appena un giorno di ritardo a partire da concentrazioni di 4 g/L di cloruro di sodio. L'aumentata salinità, infine, non ha minimamente intaccato neppure il rapporto trai sessi, rimasto inalterato in tutte le condizioni ambientali simulate dagli scienziati.
Questi risultati indicano che Culex pipiens è in grado di tollerare elevate concentrazioni di salinità senza dover spostare la propria distribuzione geografica. L'alta tolleranza alla salinità potrebbe quindi significare che questi ditteri ematofagi continueranno a prosperare anche in ambienti sempre più salini, con potenziali conseguenze per il rischio di ulteriore diffusione di malattie, come per esempio il virus della febbre West Nile.
La capacità di adattamento delle zanzare comuni a condizioni di salinità così elevate, rappresenta un fenomeno inedito che potrebbe quindi alterare significativamente gli ecosistemi di acqua dolce e la diffusione delle malattie. Questo studio ci invita quindi a considerare anche la possibilità che questi insetti si adattino rapidamente ai grandi stravolgimenti ambientali in corso, come appunto gli effetti del riscaldamento globale e della crisi climatica.