Sono spiaggiate a milioni in tutta la Liguria, in particolare da Rapallo e Arenzano quest'anno. A Genova le piccole meduse chiamate Velelle o “barchette di San Pietro” hanno colorato di blu la foce del Bisagno e le spiagge di Voltri: riconoscibili non solo per il loro bel colore ma anche per l'odore intenso che producono quando si decompongono.
Le Velelle sono dei parenti stretti delle meduse, fanno parte dei cosiddetti Cnidari o Celenterati. Sono animali tipici del Mediterraneo e in particolare del mar Tirreno: si trovano in Liguria, Toscana, Sardegna, Calabria, Sicilia. Nel mare Adriatico sono quasi sconosciute. In Liguria lo spiaggiamento delle Velelle è un fenomeno primaverile che può accadere tra febbraio e maggio, con diversa intensità a seconda delle stagioni.
Il professore Giorgio Bavestrello, responsabile del laboratorio di zoologia marina nell’Università di Genova, spiega a Kodami questo ancora poco conosciuto protagonista delle spiagge liguri. «Non sappiamo perché si verificano gli spiaggiamenti ma da quest'anno è partito uno studio per approfondire il fenomeno, quello che è certo è che assolutamente naturale e si verifica in primavera e rispetto ad altre annate quest'anno è moderato e molto localizzato. I primi avvistamenti in mare risalgono al 21 aprile, a seguire lo spiaggiamento. Quando compaiono sul mare significa che si stanno riproducendo, probabilmente le larve finiscono sul fondo pronte a riprendere il ciclo l'anno successivo».
La struttura di questa medusa è molto affascinante, in pratica le Velelle sono dei "condomini" galleggianti di polipi, attaccati ad un individuo formante una sorta di sacca gassosa che ne permette la fluttuazione in superficie e lo spostamento tramite la forza del vento. «Velella Velella è un idrozoo coloniale che galleggia sulla superficie dell'acqua attaccato a una struttura che si chiama pneumatofora su cui è inserita una vela verticale che permette alle velelle di essere spostate dal vento – spiega il professore Bavestrello – Al di sotto della pneumatofora è appesa la colonia di polipi, il polipo centrale funziona come bocca e si chiama gastrozoide. Attorno al gastrozoide ci sono i polipi riproduttivi e oltre una serie di lunghi tentacoli che servono per la difesa della colonia e la cattura del cibo che si chiamano dattilozoidi. Velella si nutre di plancton, piccoli organismi che vivono sospesi nell'acqua, e larve di pesce».
Straordinario anche il modo di riprodursi di questo antichissimo organismo: «Per quel che riguarda la sua riproduzione si tratta di un ciclo complesso – continua l'esperto – i polipi riproduttivi appesi sotto la pneumatofora producono asessualmente delle piccole meduse che nuotano a migliaia al di sotto dei banchi. Queste piccole meduse sono sessuate, maschi e femmine, la riproduzine avviene per dispersione in acqua dei gameti, uova e spermi, e la fecondazione avviene esternamente. Dall'uovo fecondato nasce una larva della quale non conosciamo il destino, probabilmente cade sul fondo, passa un periodo di vita latente, di letargo e l'anno dopo risale lentamente in superficie e dà nuovamente origine ai banchi di Velella».