Uno studio recente condotto da ricercatori del German Centre for Integrative Biodiversity Research (iDiv) e pubblicato su Nature ha esaminato per la prima volta le tendenze demografiche a lungo termine degli insetti terrestri, come per esempio coleotteri, falene e cavallette, e ha scoperto che sono soprattutto le specie un tempo più diffuse e abbondanti a essere coinvolte in quella che viene definita come una vera e propria apocalisse silenziosa, ovvero un declino globale delle popolazioni che sembra ormai inarrestabile.
Negli ultimi decenni naturalisti ed entomologi di tutto il mondo hanno più volte provato a lanciare un allarme disperato: gli insetti stanno sparendo e anche piuttosto velocemente. In alcune zone, dove sono state studiate per anni le dinamiche di popolazione e le variazioni demografiche nel corso del tempo, il calo numerico ha raggiunto percentuali altissime, fino a oltre il 60%, anche nelle aree protette. Si tratta, purtroppo, di un calo numerico globale ancora troppo sottovalutato, che è stato definito da molti come «il fenomeno del parabrezza».
Le persone più in là con gli anni si ricorderanno probabilmente della quantità di insetti che fino a dieci, venti o trenta anni fa finiva per schiantarsi sul parabrezza dell'auto quando si viaggiava d'estate su tratte molto lunghe. Dopo ogni viaggio bisognava infatti ripulire accuratamente il parabrezza per rimuovere i tantissimi insetti ormai morti, che talvolta rendevano persino più difficile la visuale. Da qualche decennio, però, non è più così e il motivo è molto semplice: gli insetti stanno diminuendo vertiginosamente.
I risultati di questo nuovo studio, però, sfidano l'idea che il declino della biodiversità degli insetti coinvolga soprattutto le specie già di per sé più rare e poco diffuse, come accade per esempio con altri gruppi animali. Sono infatti gli insetti più comuni e un tempo abbondanti ad aver subito i crolli demografici più significativi, con conseguenze per gli ecosistemi che potrebbero essere sempre più catastrofiche. Lo studio conferma quindi l'allarme lanciato dagli esperti, ma aggiunge nuove preziose informazioni sulle tendenze generali nel lungo periodo per le specie localmente più rare e quelle invece comuni.
L'autore principale dello studio Roel van Klink e i suoi colleghi hanno cercato di comprendere meglio le tendenze nei numeri degli insetti mettendo insieme una quantità enorme di studi già esistenti ed effettuati in 923 località in tutto il globo. Hanno così realizzato un database sulle comunità di insetti utilizzando dati raccolti in periodi compresi tra 9 e 64 anni fa e già pubblicati in 106 studi differenti. Tra questi, per esempio, c'è anche un monitoraggio a lungo termine dei coleotteri condotto nei Paesi che è stato avviato addirittura nel 1959 e che continua ancora oggi.
Partendo da questo database, i ricercatori hanno purtroppo confermato che, nonostante le inevitabili differenze tra località e gruppi di insetti, nel complesso le analisi dimostrano che questi artropodi stanno diminuendo mediamente dell'1,5% ogni anno. Confrontando però le tendenze delle specie inserite in diverse categorie di abbondanza, hanno scoperto che sono soprattutto quelle che un tempo erano le più comuni all'inizio della serie temporale ad aver subito un tracollo medio molto più forte: circa l'8% all'anno, mentre invece gli insetti più rari e meno diffusi diminuiscono più lentamente.
Come se non bastasse, il calo numerico degli insetti un tempo più numerosi non è stato compensato dall'aumento di altre specie, come sembra invece avvenire per quelli più rari, il che può avere implicazioni devastati e di vasta portata: gli insetti più abbondanti e comuni sono infatti la fonte di cibo più importante per tantissimi altri animali, come uccelli e altri insettivori, per cui sono essenziali per mantenere vitali e funzionali interi ecosistemi. È perciò è molto probabile che il declino generale degli insetti avrà gravi ripercussioni sulle reti alimentari, sulla biodiversità e sul funzionamento degli ecosistemi.
Le catene alimentari dovranno riconfigurarsi e stravolgersi in risposta a questo drammatico declino, che coinvolgerà inevitabilmente anche tutti gli altri esseri viventi. Le interazioni tra tutte le specie all'interno di un ecosistema, come quelle preda-predatore, cambieranno, con inevitabile tracollo ed estinzione di altri animali e piante o aumento vertiginoso di poche specie più generaliste e adattabili. Questo nuovo importante studio sul declino globale degli insetti evidenzia due tendenze fondamentali a cui dovremo in qualche modo porre rimedio: gli insetti un tempo più comuni stanno diminuendo in modo sproporzionato rispetto agli altri e nessuna altra specie è aumentata per compensare queste perdite numeriche.