Ormai lo sappiamo, stiamo attraversa una crisi della biodiversità di tale portata da essere nel bel mezzo di una vera e propria estinzione di massa. Ma come spesso accade però, al peggio non c'è mai limite e l'emergenza potrebbe essere molto più seria di quanto crediamo. Secondo un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Communications Biology, infatti, più della metà delle specie non ancora valutate nella Lista Rossa IUCN è minacciata di estinzione.
L'IUCN (International Union for the Conservation of Nature) è la più autorevole organizzazione mondiale per la salvaguardia e la conservazione della natura e si occupa, tra le altre cose, di stilare e aggiornare periodicamente la cosiddetta Lista Rossa delle specie minacciate (IUCN Red List of Threatened Species) che dal 1964 rappresenta il più completo inventario sullo stato di conservazione e rischio estinzione delle specie viventi a livello globale.
Attualmente in questa lista sono valutate circa 150.000 specie tra animali, piante e tutti gli altri viventi e tra queste ben 41.000 rientra in una delle categorie di rischio estinzione. Sappiamo che rischiano l'estinzione ben il 41% degli anfibi, il 38% degli squali e delle razze, il 33% dei coralli che formano le barriere coralline, il 27% dei mammiferi e il 13% degli uccelli.
Tuttavia, ci sono migliaia di specie che la IUCN non è stata ancora in grado di valutare per mancanza di dati e perciò non sono all'interno della Lista Rossa, anche se vivono nelle stesse regioni e affrontano minacce simili a quelle specie che sono state valutate fino a oggi.
I ricercatori della Norwegian University of Science and Technology ha perciò provato a calcolare ugualmente il rischio estinzione di queste specie utilizzando un sistema di intelligenza artificiale e machine learning. Hanno così valutato la probabilità di estinzione di bene 7.699 specie per cui la IUCN non ha ancora dati sufficienti.
Per farlo hanno addestrato un algoritmo utilizzando i dati e le informazioni di oltre 26.000 specie già classificate nella Lista Rossa, incorporandoli con altri fattori come le regioni d'origine delle specie e altre variabili note per influenzare la biodiversità. Tra queste c'erano il consumo di suolo, la crisi climatica, le specie invasive o l'inquinamento.
Dopo aver confrontato i risultati dell'algoritmo con le valutazioni della IUCN, il team lo ha applicato alle specie non valutate per prevederne il rischio di estinzione e i risultati sono stati abbastanza sconfortanti. Secondo i calcoli ben 4.336 specie (il 56%) non valutate dalla IUCN sono probabilmente minacciate di estinzione. Tra queste sono inclusi addirittura l'85% degli anfibi e il 61% dei mammiferi.
Questo significa che con tutta probabilità le specie che rischiano di sparire a causa delle attività umane sono enormemente maggiori di quelle crediamo. Tra l'altro, uno studio molto simile era già stato fatto di recente solamente sui rettili e anche lì i risultati erano stati abbastanza preoccupanti. D'altronde, anche la valutazione globale della biodiversità delle Nazioni Unite nel 2019 aveva avvertito che potrebbero esserci fino a un milione di specie minacciate di estinzione.
Queste nuove tecnologie e metodi di valutazione potrebbero perciò aiutare a colmare il divario nelle valutazione anche per altri animali meno conosciuti o difficili da valutare. Inoltre, questi strumenti così avanzati, insieme ai dati classici, potrebbero ridurre notevolmente i tempi e i costi necessari per valutare il rischio di estinzione e aprire quindi la strada a una conservazione più efficace e veloce.