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25 Settembre 2023
10:12

Le scimmie per i test Neuralink sarebbero morte per la sperimentazione: una nuova inchiesta accusa Musk

Un’indagine di Wired avrebbe messo in luce una verità molto diversa da quella raccontata da Elon Musk sugli esperimenti fatti sulle scimmie, per testare la sicurezza e l'efficacia dei dispositivi messi a punto da Neuralink, la sua startup biotecnologica. Ma il tycoon vuole lo stesso procedere con i test sugli esseri umani.

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Nuovi guai per Elon Musk e per la sua startup biotecnologica Neuralink, dopo che un’indagine di Wired avrebbe messo in luce una verità molto diversa da quella raccontata da Mister Tesla sugli esperimenti fatti sulle scimmie per testare la sicurezza e l'efficacia dei dispositivi messi a punto per sviluppare interfacce cervello-computer. L'inchiesta si concentra principalmente sulle accuse di frode nei confronti di Musk legate alla morte di primati utilizzati per la ricerca, negate dal milionario e poi ritrattate il 10 settembre scorso, quando aveva spiegato che, sì le morti c’erano state, ma perché gli animali erano già «terminali» e non a causa degli impianti Neuralink.

Parole che, tuttavia, l'inchiesta di Wired ha completamente smentito dipingendo un quadro completamente diverso basato su documenti veterinari e interviste secondo i quali, al contrario, le procedure di impianto avrebbero sottoposto a sofferenze significative gli animali conducendoli poi alla morte naturale o all'uccisione.

Un gruppo di scienziati del Physicians Committee for Responsible Medicine, un’organizzazione no-profit che lotta per abolire la sperimentazione sugli animali vivi, ha inviato così alcune lettere alla SEC, l’U.S. Securities and Exchange Commission, chiedendo un'indagine sulle affermazioni di Musk, sostenendo che fossero fuorvianti e potenzialmente fraudolente. Una domanda che merita senz’altro una risposta precisa, per almeno due motivi: primo, la startup sta iniziando il reclutamento per sperimentare i dispositivi sugli esseri umani, secondo, la verità su queste sperimentazioni cambierebbe significativamente la percezione della sicurezza e dell'efficacia degli impianti.

Ovviamente ci sono in gioco anche altre preoccupazioni che vanno al di là del business e dell’aspetto economico: l’inchiesta ha anche sollevato preoccupazioni etiche riguardo all'uso di animali per tali ricerche. A un anno dalla sua fondazione nel marzo 2017, Neuralink ha, infatti, acquisito un gran numero di primati per testare i suoi impianti di chip cerebrali. La promessa di Musk era quella di progettare un impianto che avrebbe consentito ai cervelli umani di comunicare in modalità wireless con dispositivi artificiali e persino tra loro.

Promessa probabilmente da valutare ancora per un po' prima di dichiararne la fattibilità secondo i registri veterinari dell'Università UC Davis citati dal Physicians Committee, che Wired ha ottenuto, i quali raccontano di una serie di complicazioni sviluppate in seguito soprattutto all'impianto chirurgico di elettrodi nel cervello delle scimmie, tra cui diarrea sanguinolenta, paralisi parziale ed edema cerebrale. Ad esempio, in un intervento chirurgico sperimentale avvenuto nel dicembre 2019, una parte interna del dispositivo si era rotta durante l’operazione e poiché il giorno successivo le infezioni batteriche avevano preso piede sull’animale, la scimmia era stata soppressa.

Ulteriori rapporti veterinari mostrano le condizioni di una scimmia femmina chiamata “Animale 15” durante i mesi precedenti la sua morte nel marzo 2019. Alcuni giorni dopo l’intervento chirurgico di impianto, l'animale aveva cominciato a sbattere la testa contro il pavimento senza una ragione apparente, a perdere la coordinazione e a tremare in modo incontrollabile quando vedeva gli operatori del laboratorio, stando sempre più male fino a che il personale non le aveva finalmente praticato l'eutanasia. Il rapporto necroscopico indicava un'emorragia al cervello e che gli impianti Neuralink avevano lasciato parti della sua corteccia cerebrale "lacerate”.

Se tutto questo fosse vero, diventerebbe evidente la non veridicità delle affermazioni di Musk secondo cui nessuna scimmia è morta a causa dei chip di Neuralink, ma solo perché gli animali erano già vicini alla morte. Affermazione, però, contestata ulteriormente da un ex dipendente di Neuralink, che ha voluto mantenere l’anonimato, il quale con Wired ha sostenuto essere un’affermazione «ridicola e di pura invenzione», visto che le scimmie erano tutte giovani ed erano nei laboratori da circa un anno in ottima salute.

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Simona Sirianni
Giornalista
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