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Le chiamano scimmie danzanti ma della bellezza della danza non hanno proprio nulla. Sono, molto più tristemente, scimmiette mascherate come piccoli clown che si aggirano per le strade di Jakarta, la smisurata capitale dell’Indonesia, tenute al guinzaglio con lunghe catene ma addestrate a saltare come piccoli saltimbanchi senza futuro. L’ennesimo fenomeno di sfruttamento animale a scopo di lucro, pochi spicci buttati lì da turisti per lo più inconsapevoli delle dure e massacranti leggi dell’addestramento coatto: violenze fisiche e privazioni alimentari utilizzate per renderle mansuete e poi ballerine. Quando non si arriva a strappargli i denti per evitare qualsiasi possibilità di ritorsione. Alla loro liberazione, al loro recupero e, quando possibile, al loro rilascio in natura si dedica incessantemente dal 2002 Femke Den Haas, la giovane e instancabile olandese trapiantata a Jakarta fondatrice del Jakarta Animal Aid Network, un'organizzazione non governativa senza scopo di lucro fondata nel gennaio 2008 per aiutare a proteggere la fauna selvatica indonesiana e migliorare il benessere degli animali domestici di Jakarta.
Femke Den Haas: «Dobbiamo difendere gli animali perché non possono farlo da soli»
Arrivata a Jakarta dopo gli studi, Femke anche prima dell’arrivo in Indonesia non si era mi fermata davanti ad un animale in difficoltà, già quando viveva in Olanda. «Sono sempre stata coinvolta nel salvataggio degli animali fin dalla più tenera età. Non sopporto le ingiustizie. Sento che abbiamo bisogno di difendere gli animali perché non possono farlo da soli – racconta. – Quando sono arrivata in Indonesia, nel 2002, mi è stato chiesto di aiutare ad avviare i primi centri di salvataggio della fauna selvatica». Femke comincia a dedicarsi al recupero degli animali più maltrattati del sud asiatico: non si volta davanti alle aquile strappate al loro habitat e rivendute in Medio Oriente, non dimentica la protezione delle tartarughe marine salvate a Flores, si occupa dei cani strappati al Dog Meat Trade, il commercio di carne di cane che ogni anno stermina nel sud est asiatico milioni di esemplari destinati alle tavole dei ristoranti, allestendo a Jakarta un centro di raccolta e di soccorso.
«A Jakarta divento testimone de fenomeno dilagante delle scimmie danzanti, quando molte persone iniziano a sfruttarle per chiedere l’elemosina. un modo molto crudele di abusare delle scimmie per ottenere denaro, addestrandole a danzare e ad esibirsi usando delle maschere. Nel 2009 la cosa la situazione è davvero sfuggita di mano». Prende corpo così il progetto di salvare dalla strada questi animali così sfruttati in tutto il sud est asiatico, recuperandole alla libertà e alla dignità, dopo averle ovviamente curate. «La riabilitazione può durare fino a tre o quattro anni a seconda dell'età, del carattere individuale e della storia del primate. Molti primati hanno anche avuto i denti tagliati e hanno bisogno di più interventi chirurgici e trattamenti medici dedicati a lungo termine» racconta.
Fino ad oggi 420 scimmie danzanti tolte dalla strada. 260 sono tornate libere
Con il suo Jakarta Animal Aid Network Femke riesce a salvare centinaia di scimmie. «Finora ne abbiamo riabilitato e liberato 260, continuiamo a curarne 79». L’ultimo salvataggio alla fine del 2021, raccontato su twitter. «Questa settimana abbiamo recuperato 8 scimmie danzanti – scrive l’8 dicembre – non ci fermeremo». Il 29 dicembre pubblica la foto di una scimmietta smagrita. «L’abbiamo chiamata Alda – scrive – era stata obbligata ad esibirsi. L’abbiamo salvata con il nostro team la scorsa settimana. Fino ad oggi abbiamo recuperato 420 scimmie danzanti» facendo riferimento a tutte quelle che il team è riuscito a togliere dalla strada, anche quelle che poi non ce l'hanno fatta.
A Jakarta dal 2011 le autorità hanno posto un divieto di proprietà e di esibizione dei piccoli primati. «Era un fenomeno veramente molto diffuso, fortunatamente siamo riusciti ad intervenire – spiega ricordando il piccolo Johnny che le è rimasto particolarmente a cuore. – Una delle prime scimmie che abbiamo salvato era un maschio molto grande di nome Johnny che guidava una moto di legno e usava stupide maschere per esibirsi, era così al verde e triste quando lo abbiamo salvato. Non ho mai dimenticato lo stato triste in cui si trovava. Ora è tornato a vivere libero in natura con un nuovo gruppo familiare di tutte le scimmie salvate ed è un bellissimo maschio alfa forte e orgoglioso».
Non tutti gli animali salvati, però, hanno la fortuna di tornare liberi dopo la lunga riabilitazione. Per alcuni di loro le ferite, fisiche e psicologiche, sono troppo profonde così come è impossibile a volte recuperare gli istinti fondamentali per la sopravvivenza, come la capacità di procacciarsi il cibo. «Per questo ora stiamo lavorando a un nuovo progetto di santuario chiamato Ellispark. Lì saremo in grado di curare la fauna selvatica che non può tornare in natura, dando loro una casa per sempre».