Il cambiamento climatico mette in difficoltà anche le renne. Questi splendidi animali dai grandi e imponenti palchi, purtroppo, a causa dell'aumento delle temperature, vedono scomparire sempre più rapidamente l’habitat di neve e ghiaccio che amano tanto. A riportare all’attenzione pubblica il tema è stata la tesi di dottorato di Anna-Laila Danielsen, una ricercatrice della Norwegian University of Science and Technology, che si è confrontata sia con gli allevatori, sia con le autorità norvegesi, nel tentativo di capire come fare a mitigare i problemi causati dall'aumento delle temperature.
Primo fra tutti la scomparsa del ghiaccio fondamentale per lo spostamento delle renne che avviene percorrendo sentieri che attraversano fiumi o laghi d'inverno. Purtroppo, infatti, l'aumento delle temperature ostacolano questo processo, troncando i percorsi di migrazione degli animali. Ancora più pericoloso è il congelamento solo superficiale degli specchi d’acqua che illudono le renne di poterli attraversare facendo invece rischiare loro di sprofondare nell’acqua gelida.
Altra grande preoccupazione, le escursioni termiche che avvengono nel breve periodo, in certi casi da un giorno all'altro. Succede, infatti, che nei giorni di caldo la neve si sciolga e penetri nel terreno, mentre il giorno dopo, più freddo, questa stessa acqua geli, creando una lastra di ghiaccio. La ripetizione di questo fenomeno provoca il rischio che il cibo delle renne venga sepolto sotto diversi strati ghiacciati diventando irraggiungibile.
Purtroppo questa è soltanto una delle minacce alla sopravvivenza di uno degli animali simbolo della tundra artica e delle foreste boreali di Norvegia, Svezia e Finlandia. A rendere oltremodo rischiosa la loro esistenza ci sono gli incidenti stradali sempre più frequenti che hanno portato le comunità che allevano questi cervidi a mettere in atto rumorose proteste contro le attività antropiche stanno modificando e rendendo frammentario l’habitat delle renne.
In Svezia, i Sami, la popolazione indigena che alleva questi animali, hanno chiesto urgenti misure, tra le quali la riduzione dei limiti di velocità e corridoi faunistici per proteggere gli animali. In Norvegia, da mesi gli attivisti protestano davanti al Parlamento per chiedere la chiusura del più grande parco eolico su terraferma del Paese, uno dei più grandi in Europa, che mette a repentaglio i loro allevamenti.
Peggiore è la situazione delle renne selvatiche inserite per la prima volta come “vulnerabile” nella lista dell’ IUCN nel 2016: nell’area che comprende la penisola scandinava, la Finlandia centro e sud orientale, le renne selvatiche erano presenti ovunque un tempo, ma nel corso delle ultime migliaia di anni i cervidi selvatici si sono notevolmente ridotti a causa di molti fattori, tra cui la caccia eccessiva, i cambiamenti nell’uso del suolo e la diffusione dell’allevamento. Pochissimi branchi selvatici sono rimasti nelle montagne della Norvegia meridionale e nelle foreste della Finlandia orientale. Nella parte settentrionale di Norvegia, Svezia e Finlandia, infatti, ci sono solo le renne allevate dal popolo Sami. Un vero shock per gli abitanti e per lo stesso Babbo Natale.