L’orso Juan Carrito è arrivato in montagna e ha iniziato a esplorare il suo nuovo habitat: il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise ha condiviso le prime immagini dell’esemplare di orso marsicano “ribelle” mentre si risveglia e prende confidenza con la zona naturale e isolata del parco in cui è stato trasferito dopo la cattura.
«L'orso si è allontanato muovendosi verso il bosco. Qualche piccolo movimento goffo al risveglio dall'anestesia è assolutamente normale – hanno spiegato dal Parco – Nei prossimi giorni, anche grazie al radiocollare GPS, sarà costantemente monitorato dal personale del Parco e dai Carabinieri Forestali. Ci auguriamo tutti che vada presto in ibernazione».
Il personale tecnico scientifico e veterinario dei Parchi Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e della Maiella, in collaborazione con i Carabinieri Forestali, avevano catturato Juan Carrito martedì. Dopo averlo sedato i tecnici lo hanno trasferito dalla zona di Roccaraso, dove era ormai diventato presenza abituale in paese, in un’area innevata più remota del parco. Obiettivo, provare a indurre l'orso a modificare il comportamento fortemente condizionato dal cibo antropico (fornito cioè dall’uomo) e da una estrema confidenza nei confronti della persone, e spingerlo ad andare in ibernazione.
La storia dell’orso Juan Carrito
L’orso Juan Carrito è diventato famoso per le sue incursioni nel centro abitato di Roccaraso, l’ultima delle quali all’interno di una pasticceria in cui ha fatto razzia di biscotti. Le sue scorribande hanno divertito e intenerito, ma sono in realtà dimostrazioni di quando Juan Carrito, figlio dell’orsa Amarena (anche lei nota per le incursioni nei centri abitati con i cuccioli), sia abituato – quasi “dipendente” – all’ingerenza umana.
«Juan Carrito è un orso condizionato e confidente, monitorato costantemente da maggio scorso anche grazie ad un collare GPS – confermano infatti dal parco – approfittando dell'assenza di misure di prevenzione adeguate e della continua accessibilità a risorse alimentari di origine antropica, fra cui rifiuti all’interno dei cassonetti e cibo offerto da alcune persone, ha rafforzato il suo comportamento confidente e condizionato, su cui certamente hanno influito le sue origini: figlio di Amarena cresciuto in un ambiente fortemente antropizzato. L’insieme delle condizioni in cui M20 ha passato gli ultimi mesi ha contribuito a rafforzare il suo condizionamento verso il cibo facile, vanificando gli sforzi messi in campo».
La familiarità di Juan Carrito con gli insediamenti umani e la facilità con cui è abituato ad avere cibo hanno un’ulteriore conseguenza negativa: anche alla luce della giovane età il rischio è che si riduca la durata del periodo di svernamento, aumentando notevolmente il rischio che l’orso possa continuare a frequentare il centro abitato di Roccaraso e imbattersi nei tanti turisti che raggiungono la località sciistica durante la stagione invernale.
La cattura e i piani futuri
Da qui la decisione del parco, presa in accordo con Regione Abruzzo e ministero della Transizione Ecologica e Ispra, di catturare Juan Carrito e rilasciarlo lontano da Roccaraso, dove si era di fatto stabilito negli ultimi due mesi: la manovra potrebbe indurlo ad andare in ibernazione, riabituarlo a contesti più selvaggi e creare una finestra temporale per mettere in atto immediati interventi gestionali (come la messa in sicurezza dei cassonetti) e superare il periodo di maggior affluenza turistica.
«La scelta del luogo di rilascio – hanno aggiunto dall’ente parco – benché non proprio ideale, perché sarebbe opportuno allontanare maggiormente Carrito dalla zona in cui è cresciuto, è ricaduta nel parco per motivazioni di natura logistico-operativa, biologica e amministrativa. In altri contesti nazionali e internazionali un orso come Juan Carrito sarebbe stato con tutta probabilità messo in cattività. Lo diciamo in virtù del fatto che, come vi abbiamo raccontato, in questi mesi, sono stati interpellati diversi esperti e tutti hanno compreso la delicatezza della situazione. Nel dover agire per provare tutte le possibili soluzioni per lasciare libero M20 una delle azioni da mettere in campo su cui tutti gli esperti si sono trovati d’accordo è proprio la prova della traslocazione, dapprima nel Parco e poi, se non dovesse funzionare, eventualmente in territori più lontani. Abbiamo l’obbligo di attuare tutte le soluzioni possibili per garantire a J.C, un orso bruno marsicano, una vita libera. Nei prossimi giorni saranno pubblicati aggiornamenti circa gli sviluppi dell'operazione svolta».