Lo scorso 7 luglio, la Provincia Autonoma di Trento ha pubblicato, come di consueto, il Rapporto Grandi Carnivori basato sui dati dell'anno precedente. Tra i molti dati riguardanti i monitoraggi e la diffusione di orso, lupo, lince e sciacallo, uno salta particolarmente all'occhio ed è quello legato ai danni effettuati dai grandi carnivori al patrimonio zootecnico, agricolo e apistico.
Nonostante il clima di perenne emergenza che la politica e, in particolare la giunta Provinciale guidata da Maurizio Fugatti, continua a proporre, infatti, i danni e il valore economico che li riguarda è risultato essere in calo rispetto a ciò che veniva riportato nel rapporto del 2022.
Da un totale di indennizzi pari a 337.587,8€ si è passati a 145.679,52 €, suddivisi in un totale di 224 eventi, rispetto ai 463 riportati nella precedente pubblicazione. Accanto alla tabella che definisce gli importi, però, la Pat sottolinea che il dato relativo al 2022 non è ancora definitivo e anche questo è un elemento interessante, in quanto il documento è stato pubblicato nel mese di luglio 2023 (pochi giorni dopo la richiesta di informazioni a riguardo da parte delle associazioni) e non durante i mesi primaverili, come accade normalmente. Ciò fa pensare che vi possa essere un ritardo nei rimborsi, sebbene la Pat ribadisca più volte di agire in maniera quanto più rapida possibile su questo fronte.
Interessante notale che nel 2022, su un totale di 150 danni attribuibili all'orso e 224 al lupo, solo rispettivamente 49 e 123 riguardano l'ambito zootecnico, mentre i dati rimanenti riguardano il settore apistico e agricolo.
Nonostante l'evidente calo nei danni, il clima politico sul tema della convivenza con le altre specie rimane teso e, questa tensione, è diffusa anche nei paesi alpini confinanti, come l'Austria e la Svizzera e nella vicina Provincia Autonoma di Bolzano.
«Siamo abituati a guardare il Trentino come un territorio che vive un forte conflitto con la fauna selvatica, ma se poi guardiamo poco più a Nord, in Provincia di Bolzano, troviamo un ambiente ancora più arretrato, che porta avanti, proprio in questo periodo, una proposta di legge per l'abbattimento dei lupi senza alcun fondamento scientifico – commenta a Kodami Marco Antonelli, zoologo e naturalista del WWF – Questo argomento, però, viene sempre più spesso strumentalizzato e alcune parti politiche seguono il vento dell'opportunità soffiando sul conflitto invece che sulla mitigazione. I contrasti a cui stiamo assistendo non si risolveranno uccidendo i lupi e nemmeno rinchiudendo un orso di tanto in tanto senza alcun criterio logico».
L'abbattimento, però, secondo l'esperto non va sempre escluso, ma va affrontato come uno strumento da mettere in pratica situazioni eccezionali: «Abbiamo esempi di altri territori nel mondo in cui i soggetti problematici vengono rimossi, ma come conseguenza di linee gestionali che prima di tutto provano a risolvere il problema e, solo in caso di necessità, intervengono con l'abbattimento».
Le specie maggiormente predate nel 2022 e le misure di prevenzione
Un ulteriore dato interessante che emerge dal Rapporto del 2022 riguarda invece le specie che vengono maggiormente predate e, sempre facendo riferimento alle differenze con il documento del 2021, risulta evidente come il trend generale sia anche in questo caso in discesa, con un passaggio da 1259 vittime del 2021 a 825 del 2022.
La maggior parte delle predazioni riguardano gli allevamenti avicunicoli (ovvero di volatili e conigli). Il settore ovicaprino, invece, è passato da un totale di 96 (tra morti, feriti e dispersi) causati dall'orso e 508 per il lupo nel 2021, ai 35 (da orso) e 311 del lupo, con un calo rispettivo di 61 e 197 unità.
Questo dato va certamente letto in concomitanza con un altro elemento fondamentale, ovvero quello che riguarda le misure preventive. Nel 2021 la Pat dichiara di aver investito un totale di 130.390 € in questo ambito, mentre nel 2022 l'importo è salito a 143.600 €.
Proprio questo aspetto, nell'insieme, rivela ancora una volta l'effettiva importanza dell'utilizzo di recinti elettrificati e cani da guardiania. Nonostante alcuni ritengano che l'efficacia di questi metodi sia ridotta, evidentemente l'utilità si dimostra a fine anno.
«Se correliamo questo dato al fatto che il dossier del 2022 rileva un aumento del numero di lupi, la conclusione è piuttosto semplice: non è affatto vero che con l'aumento del numero di grandi carnivori, anche i danni crescono allo stesso modo – conclude Antonelli – Se si fanno investimenti destinati alla prevenzione, è effettivamente possibile mitigare il conflitto. Si parla però di risultati sul medio e lungo termine, mentre la politica ragiona sul breve termine e propone linee gestionali che non hanno basi scientifiche, ma sono specchietti per le allodole e servono a guadagnare simpatie, non certo a ridurre il conflitto con le altre specie».