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7 Maggio 2021
16:37

Le polpette avvelenate uccidono Bia: parte la petizione per chiedere uno stop ai topicidi

A Ceglie Messapica, in Provincia di Brindisi, la situazione inizia a diventare pesante: le polpette avvelenate mietono vittime. Tra queste, giusto qualche giorno fa, c’è stata Bia, una gatta che viveva nelle campagne del paese e che ha spinto la sua pet mate, Mariella Barletta, a lanciare una petizione su Change.org per chiedere lo stop della libera vendita dei lumachicidi e dei topicidi.

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A Ceglie Messapica, in Provincia di Brindisi, la situazione inizia a diventare pesante: le polpette avvelenate mietono vittime. Tra queste, giusto qualche giorno fa, c’è stata Bia, una gatta che viveva nelle campagne del paese e che ha spinto la sua pet mate, Mariella Barletta, a lanciare una petizione su Change.org per chiedere lo stop della libera vendita dei lumachicidi e dei topicidi.

«Tenevo Bia come una figlia – spiega Barletta a Kodami – Era una gatta molto docile e molto affettuosa: non mi lasciava un’attimo. Sono un’infermiera e venerdì scorso, 30 aprile, sono andata a fare il turno di pomeriggio in ospedale. Così l’ho lasciata fuori, nel giardino. La sera, al mio ritorno, non l’ho trovata. E’ tornata a casa il giorno dopo, sabato primo maggio. Era molto abbattuta: era strana e ha iniziato a sbandare. Ho chiamato la veterinaria e non potevo mai immaginare quello che poi sarebbe successo. Appena la dottoressa l’ha vista ha deciso di metterla in prognosi riservata: era stata avvelenata da un topicida o da un lumachicida, cose che io non uso. Sono scoppiata a piangere e la veterinaria ha dovuto addormentarla per sempre».

«Ho lanciato la petizione sconvolta: a Ceglie ci sono persone che stanno buttando questi bocconcini avvelenati», aggiunge, raccontando come già l'anno scorso sia avvenuto un episodio simile che ha colpito un suo gatto. E che, alcune colonie sono state eliminate proprio con la stessa tecnica dell'avvelenamento.

Una situazione che tocca Ceglie Messapica come diverse altre parti d'Italia, che riguarda principalmente cani e gatti. Per questo l'infermiera pugliese non punta a un intervento locale ma nazionale. La petizione ha raccolto più di 500 firme ed è rivolta al Ministero dell'Ambiente (ora Transizione ecologica). Nel testo si punta l’attenzione alla «vendita libera dei veleni» che viene definita «un serio pericolo» per gli animali domestici e per la salute umana. «Dobbiamo vietarla se non vogliamo compromettere l'equilibrio del nostro ecosistema – spiega Barletta nel testo introduttivo della raccolta di firme – Gente malvagia non si fa scrupoli a diffondere esche contenenti sostanze letali nell'ambiente, nelle campagne e per le strade, in grado di adescare con l'inganno i nostri animali domestici e di ucciderli tra le più atroci sofferenze. Dobbiamo fermare questi criminali».

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