La sopravvivenza ai primi mesi di vita costituisce un fattore cruciale nel plasmare la capacità delle specie di mantenere popolazioni vitali in ambienti mutevoli. Se compromessa, infatti, potrebbe causare il declino delle popolazioni e mettere a rischio le specie. Secondo infatti un nuovo studio pubblicato su Current Biology, le frequenti visite alle piantagioni di palma da olio stanno portando a un forte aumento dei tassi di mortalità tra i neonati dei macachi nemestrini (Macaca nemestrina) in natura, una specie considerata a rischio estinzione.
Per molti primati, le zone agricole prossime alle foreste tropicali possono rappresentare un'opportunità e un grande rischio allo stesso tempo. Sebbene offrano un facile accesso al cibo, le piantagioni comportano anche maggiori pericoli, contribuendo a una diminuzione della sopravvivenza dei piccoli in diverse specie. Infatti, non sono solo esposti a una maggiore vicinanza con l'uomo, ma anche a sostanze chimiche usate in agricoltura che possono influire negativamente sullo sviluppo giovanile.
Per verificare se effettivamente la mortalità giovanile fosse strettamente collegata alla presenza di aree agricole, un team di ricercatori di diverse università ha deciso di indagare sul potenziale collegamento tra le frequenti visite alle piantagioni di palma da olio e la mortalità giovanile particolarmente elevata osservata tra i macachi nemestrini nella Malesia peninsulare. Nella popolazione presa in esame, infatti, il 57% di tutti i piccoli nati tra il 2014 e il 2023 è morto prima di compiere un anno, un tasso di mortalità che supera di gran lunga quelli riportati in altre popolazioni di primati.
Per scoprire le cause che si celano dietro a questi dati allarmanti, il team ha dedicato quasi un decennio allo studio di due gruppi di macachi che abitavano un ambiente misto di foresta pluviale e piantagioni di palma da olio. Purtroppo, i sospetti del team sono stati confermati: l'esposizione prolungata alle piantagioni di palma da olio durante i primi mesi di vita ha triplicato la probabilità di morire prematuramente in queste scimmie.
Questa scoperta chiave potrebbe essere attribuita sia all'aumento degli incontri con predatori e esseri umani, ma anche alla possibile esposizione a sostanze chimiche nocive come i pesticidi usati in agricoltura. «Alcuni rischi sono abbastanza evidenti: i macachi neonati hanno maggiori probabilità di diventare preda di cani inselvatichiti che si spostano in branco nelle piantagioni o di essere catturati dagli esseri umani e venduti illegalmente come animali domestici», spiegano i ricercatori.
Le cattive notizie, purtroppo, non si fermano qui. Gli studiosi hanno riscontrato un aumento dei tassi di mortalità giovanile soprattutto quando le madri partorivano per la prima volta o quando c’era un lungo intervallo di tempo tra due nascite consecutive, il che contraddice gli studi che riportano un aumento della mortalità quando il tempo trascorso tra due nascite è più breve.
Secondo il team, ciò potrebbe dipendere dall'accumulo o dall'assorbimento di pesticidi nell'organismo materno. «Studi precedenti suggeriscono che alcune sostanze nocive utilizzate in agricoltura possono attraversare la barriera placentare e essere poi trasmesse alla prole non ancora nata. Sappiamo anche che certe molecole liposolubili possono essere trasmesse attraverso il latte materno», ha affermato la Anna Holzner, autrice principale dello studio.
Questi risultati sottolineano l'urgente necessità di affrontare le minacce antropiche e proteggere meglio gli animali che abitano nei pressi dei paesaggi agricoli. «Conosciamo gli impatti negativi dovuti uso di pesticidi sull'abbondanza degli insetti, quindi l'analisi chimica è cruciale per comprendere gli effetti sui mammiferi selvatici», ha affermato la Anja Widdig, autrice senior e principale investigator nel progetto iDiv Flexpool. «I nostri risultati enfatizzano la necessità cruciale di adottare pratiche agricole rispettose dell'ambiente che minimizzino i rischi per la fauna selvatica e per le comunità umane nelle vicinanze delle piantagioni».