La perdita di habitat a causa delle azioni antropiche può portare le diverse specie animali a andare alla ricerca di nuovi luoghi dove potersi alimentare. Èd è proprio quello che fa il macaco nemestrino (Macaca nemestrina), un primate che vive nelle foreste pluviali della Thailandia, Malesia e Indonesia. A causa del disboscamento del suo areale infatti il macaco spesso si allontana dalle foreste andando a visitare le monocolture di olio di palma dove trova un maggiore e più facile accesso al cibo. Un team internazionale di ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology (MPI-EVA), dell'Università di Lipsia (UL), dell'Universiti Sains Malaysia (USM) e del German Center for Integrative Biodiversity Research (iDiv) ha dimostrato, in uno studio pubblicato su Scientific Reports, che un habitat così diverso dal solito e meno protetto rispetto alla foresta da eventuali predatori influenza i comportamenti sociali di questa specie.
Lo studio: le alterazioni dell'habitat modificano il comportamento sociale del macaco
Per dimostrarlo i ricercatori hanno documentato le differenze nel comportamento sociale degli animali in tre habitat diversi: la foresta pluviale, che potremmo definire la "comfort-zone" dei macachi in quanto è più protetta dalla vegetazione, l'interno della piantagione, ossia la zona più esposta ai predatori, e il margine della piantagione, che rappresenta invece una sorta di "via di mezzo". I soggetti oggetto di studio sono stati 50 macachi, appartenenti a due gruppi sociali differenti, che vivono in Malesia a Sagari.
I risultati hanno evidenziato che i macachi si comportavano in maniera più aggressiva, riducevano le proprie interazioni sociali come la frequenza di gioco e di grooming all'interno della piantagione rispetto ai margini o la foresta. Secondo lo studio, dato l'ambiente più esposto ai predatori, i macachi non vogliono rendersi vulnerabili e quindi cercano di non "distrarsi" con queste attività, rimandandole a momenti più tranquilli, come quando sono nel loro habitat protetto di foresta.
Alcune interazioni affiliative tra gli individui però, come la pulizia reciproca, erano più alte ai margini della piantagione rispetto alla foresta: suggeriscono i ricercatori che ciò è dovuto al fatto che questo comportamento aiuta a ridurre lo stress e ne hanno maggior bisogno proprio quando tornano da un luogo così competitivo come la piantagione.
Infine, anche il rapporto tra madre e piccolo è stato influenzato: le mamme infatti si mostravano più protettive nei confronti dei figli, tenendoli maggiormente a contatto con loro sia all'interno che ai margini della piantagione.
L'importanza di proteggere gli habitat
Questo studio mette in evidenza che i macachi, come molte altri animali, riescono ad adattarsi agli ambienti antropizzati ma hanno bisogno della vicinanza del loro habitat naturale principale, ossia la foresta. Inoltre devono accettare compromessi importanti, come la riduzione della socialità.
I cambiamenti nella relazione madre-figlio inoltre, suggeriscono i ricercatori, possono rappresentare un grave problema: se infatti il genitore è "costretto" a investire maggiormente nelle cure parentali, così come avviene nella foresta, si potrebbe avere un ritardo dello sviluppo del piccolo. A lungo termine ciò si tradurrebbe in intervalli più lunghi tra un parto e un altro, causando così una diminuzione della popolazione in futuro.
Ciò rende evidente quanto è importante conservare e proteggere gli habitat naturali delle specie, come quella del macaco nemestrino, già classificato come "in pericolo" dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature).