Dopo molti anni, finalmente si può dire risolto il mistero dei reperti del giacimento di carbone nella contea di Kilkenny, in Irlanda.
La storia è questa. Presso la cittadina di Jarrow, sul finire degli anni Settanta erano stati ritrovati all'interno di una miniera di carbone alcuni dei migliori reperti conservati di Keraterpeton galvani, un anfibio estinto che visse nel Carbonifero superiore, circa 300 milioni di anni fa. Il genere Keraterpeton è noto dalla fine dell'Ottocento e al suo interno erano presenti animali simili a salamandre, che possedevano un corpo lungo fino a 30 centimetri, di cui due terzi erano costituiti dalla lunghissima coda, appiattita lateralmente.
La coda appiattita e la forma idrodinamica del corpo sono caratteristiche importanti per quello che molto probabilmente era un ottimo nuotatore. La caratteristica importante però di questi reperti provenienti dall'Irlanda è che i loro resti presentano segni di "combustione", o meglio una morfologia interna alterata, tanto che ora è quasi impossibile distinguere i dettagli delle ossa nei fossili.
Chi o cosa poteva dunque ridurre in tal stato dei reperti, in un periodo geologico in cui non si erano evoluti neppure i primi dinosauri?
Fino ad ora, la causa di questa alterazione ha lasciato basiti la maggioranza degli scienziati, con alcune proposte e spiegazioni folli che di solito prendevano in prestito vecchie storie di fantascienza o l'acido rilasciato dai giacimenti, che dissolveva le ossa quando gli animali venivano ricoperti dai sedimenti.
Un team di scienziati del Trinity College di Dublino, dell' University College di Dublino; dell'Università Nazionale d'Irlanda, dell'Università di Birmingham e del Gemological Institute of America hanno però deciso di studiare in maniera più professionale la questione, lasciata in sospeso da tempo, e finalmente sembra che siano riusciti a trovare la spiegazione che tutti attendevano.
Gli scienziati hanno utilizzato la tomografia computerizzata per avere a disposizione immagini a raggi X, utile per aver in dettaglio la superficie del fossile al computer. Inoltre hanno anche usato l'ablazione laser per analizzare chimicamente le ossa, indagando così le cause di questa alterazione. Come sospettavano, le immagini a raggi X hanno dimostrato che nessuna morfologia ossea interna dei fossili irlandesi è stata conservata e che i minerali presenti al tempo nello scheletro di questi reperti sono stati parzialmente sostituiti dal carbone e dall'apatite che erano presenti sul sito di scavo.
Quest'ultimo minerale è molto importante per capire come un fossile si è formato. Infatti viene di solito studiato dai paleontologi per comprendere se è cresciuto organicamente nell'animale, mentre era in vita, o se si è formato quando l'animale di seguito a quando questo veniva sepolto. Essendo infatti parte principale delle ossa viventi, viene spesso trovato sulla superficie dei reperti, ma può essere anche analizzato per comprendere se le sue ingenti quantità non provengano dai fluidi ricchi di minerali presenti all'interno della terra, mossi alla deriva dei continenti sopra la crosta terrestre.
Datando radiometricamente l'apatite, gli scienziati hanno così dimostrato che la quantità presente sulle ossa del Keraterpeton galvani proveniva da un periodo in cui tutti i continenti sulla Terra si stavano unendo per formare il supercontinente Pangea. Questo ha perciò confermato che il fossile risale al Carbonifero, ma ha anche dimostrato come questi fluidi surriscaldati, che risalivano tra le rocce di tutta la moderna Irlanda, rilasciavano quantità considerevoli di energia e di minerali, mentre scorrevano vicino la superficie. Sono stati questi fluidi che hanno cotto e sciolto le ossa dei fossili, già sepolti da alcuni milioni di anni, causando l'alterazione che ironicamente richiama alla combustione.
Il carbonifero e l'evoluzione degli anfibi
Il mondo in cui viveva il Keraterpeton era un pianeta molto diverso dal nostro.
Il mondo era praticamente tutto ricoperto da enormi foreste, ma la varietà di alberi era limitata, rispetto ad oggi. La flora era composta da equiseti in grado di raggiungere i 15 metri di altezza, da moltissime felci, da conifere ancestrali e da piante simile a palme, note come Lepidodendri, in grado di crescere fino a 40 metri di altezza.
Inoltre le terre emerse erano dominate principalmente dagli artropodi. Farfalle e libellule giganti, ragni, scorpioni, centopiedi e miriapodi lunghi cinque metri…
L'atmosfera era molto più ricca di ossigeno rispetto all'attuale e proprio per questo gli anfibi potevano raggiungere dimensioni molto maggiori. Il Keraterpeton infatti, con i suoi 30 centimetri di lunghezza, per l'epoca era una eccezione. Buona parte degli anfibi del periodo avrebbero di fatti fatto scappare buona parte degli attuali abitanti della Terra. Eryops megacephalus era infatti lungo fino a 2,5 m e le forme giganti di anfibi si sarebbero continuati a diffondere per tutto il Carbonifero, evolvendosi maggiormente nei periodi e nelle ere successive, dal Permiano fino al Cretaceo, riuscendo a produrre alcune specie capaci di predare addirittura dei cuccioli di dinosauro: lo Beelzebufo ampinga, un anfibio anuro vissuto nel tardo Cretaceo in Madagascar.