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7 Novembre 2023
16:06

Le orche iberiche hanno causato l’affondamento di un’altra barca a Gibilterra, la quarta in due anni

Le orche che dal 2020 hanno cominciato ad attaccare le imbarcazioni al largo dello stretto di Gibilterra hanno causato l'affondamento di un'altra barca a vela. La Grazie Mamma è stata speronata per circa 45 minuti ed è poi affondata poco prima di entrare nel porto di Tangeri mentre veniva rimorchiata dalla marina marocchina.

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Il gruppo di orche che a partire dal 2020 sta attaccando e mettendo talvolta fuori uso le imbarcazioni che navigano al largo di Gibilterra, ha causato l'affondamento di un'altra barca a vela, a poca distanza dalle coste del Marocco. L'incidente è avvenuto nel giorno di Halloween ed è la quarta volta da quando sono iniziati gli attacchi che queste specifiche orche causano l'affondamento di un'imbarcazione nelle acque atlantiche, sempre nei pressi dello stretto che separa la penisola Iberica dalla costa africana.

Il 31 ottobre scorso, la Grazie Mamma – una barca a vela di medie dimensioni di proprietà della compagnia polacca Morskie Mile – mentre navigava verso le Canarie è stata avvicinata e circondata da un numero imprecisato di orche, che per circa 45 minuti hanno speronato e interagito con l'imbarcazione seguendo più o meno lo stesso schema che gli esperti hanno ormai imparato a riconoscere in questi ultimi anni.

Come hanno scritto gli stessi rappresentanti di Morskie Mile in un post su Facebook, i cetacei hanno infatti colpito ripetutamente il timone, causando gravi danni e facendo entrare acqua all'interno dello scafo. La Grazie Mamma è stata poi soccorsa e rimorchiata dalla marina marocchina, ma poco prima di entrare nel porto di Tangeri è affondata. Tutti i passeggeri a bordo sono stati comunque evacuati in sicurezza poco prima che la barca affondasse.

Questa nuova e insolita interazione è solo l'ultima in ordine di tempo da quando, a partire dall'estate del 2020, le orche che vivono al largo delle coste atlantiche dello stretto di Gibilterra hanno cominciato sistematicamente ad attaccare e a mettere fuori uso le imbarcazioni, in particolare le barche a vela. Questi attacchi, che molti esperti che stanno studiando il fenomeno preferiscono però chiamare interazioni, sono stati innescati probabilmente da una femmina chiamata White Gladis.

Secondo infatti Alfredo López Fernandez, biologo dell'Università di Aveiro in Portogallo, la matriarca a capo del pod potrebbe aver vissuto un'esperienza traumatica con le imbarcazioni – come per esempio una collisione o l'intrappolamento in una rete da pesca – che ha poi innescato il comportamento antagonista delle altre orche. Successivamente, questa nuova abitudine si sarebbe poi diffusa anche tra altri individui, che col tempo e l'esperienza stanno diventando sempre più audaci e meno timorosi.

Finora sono centinaia le interazioni antagoniste confermate e almeno altre tre le barche che sono poi affondate a causa dei danni riportati. L'incidente precedente a quello marocchino (nel video in basso) era avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 maggio, mentre i primi due si erano verificati entrambi nel 2022. Secondo uno studio pubblicato nel giugno 2022 sulla rivista Marine Mammal Science, gli attacchi sono diretti principalmente verso le barche a vela e sembrano seguire uno schema molto ben definito.

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I cetacei si avvicinano da poppa per colpire sistematicamente il timone, e una volta che lo hanno danneggiato mettendo fuori uso la barca, perdono spesso interesse e si allontano. Si tratta di un comportamento mai osservato prima in passato, chiaramente intenzionale, mirato e calcolato, su cui gli scienziati si stanno però ancora interrogando sulla possibile origine e interpretazione.

Se per alcuni esperti l'ipotesi principale resta quella dell'esperienza negativa – per cui si tratterebbero di veri e propri attacchi – per altri è invece più plausibile l'ipotesi del gioco. Quando le orche circondano le imbarcazioni, infatti, non sembrano mostrare apertamente aggressività. I cetacei potrebbero aver iniziato ad avvicinarsi e a interagire per semplice curiosità, dando il via a una sorta di moda passeggera che secondo alcuni esperti potrebbe svanire improvvisamente così com'è apparsa.

Le orche (Orcinus orca) sono predatori altamente sociali che possono sviluppare, imitare e tramandare culturalmente ai giovani comportamenti e tecniche di caccia. Succede regolarmente tra le varie popolazioni sparse in tutto il mondo, anche se in questo caso non è ancora del tutto chiaro in che modo si stia diffondendo nel resto del gruppo. Di recente, per esempio, un paio di individui in Sudafrica hanno preso di mira gli squali bianchi, costringendoli addirittura ad allontanarsi verso mari più sicuri. In passato, invece, alcune famose orche australiane aveva addirittura instaurato una relazione mutualistica aiutando i balenieri locali nella caccia alle balene.

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La mappa con le zone più a rischio periodicamente aggiornata dal portale Orcaiberica.org

Quel che è certo, sottolineano alcuni biologi marini, è che per qualche ragione le orche iberiche considerano importante questo tipo di comportamento, che perciò si sta diffondendo per apprendimento o semplice imitazione sia orizzontalmente, quindi tra i coetanei, che verticalmente, ovvero di generazione in generazione. Con l'aumentare del numero di incidenti, però, continuano a crescere anche le preoccupazioni, sia tra marinai che per il futuro delle orche iberiche.

Diportisti e associazioni navali stanno monitorando e segnalando tutte le interazioni in alcuni gruppi Facebook, come Orca AttackIberia e Orca Attack Reports, dove si discute anche sui possibili strumenti di dissuasione per evitare di essere attaccati. Nel frattempo istituzioni ed esperti che studiano queste orche hanno lanciato una piattaforma online per raccogliere quanti più dati possibile, segnalare le zone maggiormente a rischio e fornire raccomandazioni utili per chi va in mare su come comportarsi in caso di incontro.

Per quanto riguarda invece queste specifica sottopopolazione di orche iberiche, valutata come "In pericolo critico" nella Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, l'ultimo censimento, avvenuto nel 2011, ha registrato in totale appena 39 individui rimasti. Se perciò questo fenomeno dovesse continuare ancora a lungo, le preoccupazioni e la sicurezza dei marinai potrebbero ripercuotersi sui cetacei, aggiungendo un'ulteriore minaccia difficile da gestire per la conservazione e la tutela delle orche iberiche.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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