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28 Marzo 2023
12:08

Le orche del Pacifico settentrionale potrebbero sparire per colpa della consanguineità

L'isolamento della popolazione di orche del Pacifico occidentale ha portato a livelli elevati di consanguineità che ne hanno ridotto ulteriormente la dimensione.

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La popolazione di orche del Pacifico settentrionale che vivono al largo della California rischia di estinguersi per sempre a causa di diversi fattori che l'hanno spinta a soffrire di eccessiva consanguineità, fenomeno molto pericoloso che aumenta il rischio di malattie genetiche e cattiva salute. La brutta notizia emerge da un nuovo studio recentemente pubblicato su Nature Ecology & Evolution. Gli scienziati sono giunti a questa conclusione dopo aver studiato il genoma di ben 100 esemplari, grazie al prelievo di campioni di pelle e di sangue dalla popolazione.

I fattori che hanno portato questa specie al pesante calo demografico e all'insorgere di questo fenomeno sono ben noti alla scienza e fra questi ci sono ovviamente diversi disturbi antropici, come la caccia scriteriata alle balene, che continua a essere praticata al largo delle isole Curili giapponesi, la presenza dei contaminanti nell'oceano per via dell'inquinamento sempre più crescente e il calo delle popolazioni ittiche per colpa della pesca intensiva. Questi fattori hanno colpito pesantemente le popolazioni selvatiche e gli scienziati ritengono che senza nuovi arrivi da altre popolazioni sarà la consanguineità molto probabilmente a portare queste orche al definitivo declino.

«Questa è una dura notizia per tutti coloro che hanno a cuore le orche – ha affermato Marty Kardos, ricercatore genetista presso il Northwest Fisheries Science Center della NOAA Fisheries, l'ente che ha autorizzato e guidato questa ricerca – Allo stesso tempo, le notizie che abbiamo recuperato però permettono di rispondere ad alcune domande di vecchia data, legate al motivo per cui i nostri sforzi di conservazione non abbiano mai portato ai risultati sperati nei decenni scorsi».

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Il piano di ricerca del NOAA Fisheries è partito nel 2008 e durante questi anni ha fatto più volte emergere che la consanguineità stava diventando sempre più una minaccia, una catastrofe annunciata già a partire dalla moratoria anticaccia dei cetacei, decretata dalla Commissione baleniera internazionale (IWC) del 1985. La nuova ricerca evidenzia, infatti, che la riproduzione fra orche della stessa area geografica sta rendendo questi cetacei sempre più vulnerabili nei confronti delle altre minacce e sottolinea l'urgenza di ripristinare l'habitat del salmone di cui si nutrono, per garantire loro maggiori possibilità di alalrgare il proprio areale.

«Le orche non muoiono necessariamente a causa della consanguineità stessa. Stanno morendo prematuramente perché la consanguineità le ha rese più vulnerabili a malattie o altri problemi – ha affermato Brad Hanson, ricercatore presso il Northwest Fisheries Science Center di Seattle che conduce ricerche sul campo – Dobbiamo ridurre al minimo il potenziale impatto di questi fattori e riportare i salmoni a nuotare nell'oceano, se vogliamo che questi animali non si estinguano a breve». Come mai però questa specie sembra essere particolarmente colpita da questo fenomeno?

La ragione è abbastanza semplice, chiariscono i ricercatori. Le orche si riproducono in media per la prima volta quando raggiungono i 10 anni d'età e toccano il loro apice riproduttivo intorno ai vent'anni, dopo aver concluso le prime gravidanze. Quando però in una popolazione diminuiscono i potenziali partner, per colpa della caccia o di altri fattori, qualsiasi specie è costretta a riprodursi con i propri consanguinei, come cugini o addirittura fratelli e sorelle.

Per quanto infatti le orche vengono spinte ad allontanarsi dal loro gruppo familiare al momento della maturità sessuale, se i gruppi rimasti sono in numero ridotto e isolati, può capitare che siano costrette a restare nel gruppo di nascita. Un orca sola, infatti, difficilmente riuscirà a sopravvivere e molte sono quindi costrette a ritornare col proprio gruppo di partenza.

Tra l'altro, dai dati ottenuti dagli scienziati del NOAA le orche residenti nei tratti di mare considerati dallo studio, possiedono meno probabilità di arrivare fino ai 40 anni di età e hanno mediamente un minor numero di figli durante il loro ciclo riproduttivo rispetto agli individui che vivono in altre regioni e che non soffrono per la consanguineità.

La scarsa sopravvivenza degli esemplari adolescenti, inoltre, ha anche contribuito pesantemente alla mancata crescita della popolazione, che è ciò che preoccupa di più i ricercatori. Gli scienziati hanno infatti utilizzato alcuni modelli statistici per creare delle proiezioni sul futuro di questa popolazione e gli esiti sono stati sconfortanti.

Secondo questi calcoli, le orche del Pacifico orientale continueranno a diminuire drasticamente e soffriranno sempre di più per i danni provocati dalla consanguineità, tanto che potrebbero arrivare a estinguersi entro la fine del secolo. Urge quindi, secondo i ricercatori, che individui di un'altra popolazione di orche, magari provenienti dall'altro versante del Pacifico o dall'Alaska, giungano dall'Ovest e verso Sud per apportare maggiore diversità genetica, sperando ovviamente che i conservazionisti e i biologi marini riescano a migliorare le condizioni ambientali di quel tratto di oceano, che va dal Messico settentrionale a Bodega Bay, una baia vicina alla città di San Francisco.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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