Le orche potrebbero usare le barche come giocattoli da lanciarsi a vicenda. È questa l'ipotesi avanzata da un team di esperti guidati da Bruno Díaz López , direttore del Bottlenose Dolphin Research Institute (BDRI) in uno studio pubblicato sulla rivista Ocean and Coastal Management.
La ricerca analizza la presenza delle orche nella penisola iberica, nel Golfo di Biscaglia e nello Stretto di Gibilterra, dove dal 2020 sono stati registrati oltre 600 incidenti tra gli animali e le imbarcazioni. Secondo la ricerca c'è un'interazione sostanziale tra le orche assassine e le imbarcazioni da diporto, pari al 47%, circostanza che solleva preoccupazioni sia per le gli animali che per la sicurezza marittima. Più testimoni in questi anni hanno dichiarato infatti di essere stati attaccati con intenzione, senza aver arrecato ai cetacei alcun disturbo o messo in atto provocazioni.
Semplicemente, le orche in queste acque si avvicinano alle barche speronandole e provocando danni soprattutto ai timoni che in qualche caso hanno portato all'affondamento. Dopodiché gli animali se ne vanno senza ferire i naufraghi. Non sappiamo con certezza come mai questi predatori non attacchino gli esseri umani in mare, probabilmente non ci considerino delle potenziali prede. Ma allora perché colpiscono le imbarcazioni?
Questa domanda ha fatto sorgere una serie di miti e leggende, la teoria più interessante vorrebbe questi straordinari animali – noti per la loro intelligenza – in procinto di ribellarsi al dominio dell'uomo e al capitalismo, e per farlo sarebbero partiti proprio dai simboli della classe più privilegiata: gli yacht. Una teoria priva di fondamento scientifico ma molto affascinante che è esplosa in meme e trend sui social dedicati alle "orche comuniste". In realtà, come spesso accade questa favola racconta più sulla società entro cui è nata che sugli animali protagonisti: una sorta di riscrittura del capolavoro di George Orwell "La fattoria degli animali" trasferito nell'ecosistema marino.
La realtà potrebbe essere però non meno affascinante: secondo lo studio di López le orche userebbero le imbarcazioni da diporto come giocattoli da lanciarsi vicendevolmente. Ascoltando le testimonianze soprattutto dei pescatori lo studioso ha notato un'analogia tra gli attacchi alle barche e le modalità di pesca della preda preferita delle orche presenti nello Stretto di Gibilterra, il tonno rosso.
Questo pesce, presente in abbondanza nelle acque dell'Oceano Atlantico, viene catturato con un'azione congiunta di più orche che mirano a isolare un singolo pesce colpendolo a più riprese per stordirlo. Secondo le persone vittime dell'attacco delle orche nella zona lo schema sarebbe il medesimo. Attraverso il gioco, quindi, le orche acquisiscono competenze da sfruttare poi nella caccia. Questo comportamento rappresenta un perfetto esempio di specializzazione plasmata da una combinazione di preferenze per le prede e comportamenti indotti dall'uomo.
Ciò non deve sorprendere, è noto che le orche sviluppano gran parte dei loro comportamenti attraverso l'apprendimento sociale, hanno delle "tradizioni culturali" specifiche per le popolazioni, chiamate "ecotipi", che entrano in gioco quando si tratta di abitudini alimentari, linguaggio e anche attività ricreative.
Alcune popolazioni di orche assassine occupano nicchie ecologiche relativamente ristrette, dimostrando una preferenza per habitat e tipi di prede specifici, altri ecotipi hanno una maggiore propensione alla migrazione e possono coprire grandi distanze. Queste e molte altre differenze sono il frutto di risposte distinte alle caratteristiche dell'habitat, ai fattori antropici e ambientali.