L'espansione delle trasformazioni degli habitat in ambiti agricoli e urbani, accompagnata da un aumento delle temperature e da eventi climatici estremi in crescita, sta suscitando un crescente preoccupazione per il loro possibile impatto sulla vita degli animali, compresi gli uccelli. Un gruppo di ricercatori dell'Università della California ha recentemente condotto uno studio che ha infatti dimostrato come gli effetti delle temperature estreme sulla riproduzione degli uccelli possano variare in relazione alle tipologie di ambienti che questi animali abitano. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista iScience.
Ogni specie seleziona attentamente il proprio habitat, sia per la sopravvivenza che per la riproduzione, e questi fenomeni variano significativamente in base alla regione geografica in cui si trovano. Per questo motivo il team di ricercatori ha effettuato uno studio per esaminare tali variazioni. Per la ricerca sono stati analizzati i dati di NestWatch, un'iniziativa creata dal Laboratorio di Ornitologia della Cornell University, dove persone provenienti da tutto il paese monitorano i nidi di uccelli vicino a loro e utilizzano un'app per registrare informazioni sulle specie di uccelli, posizioni dei nidi, numero di uova deposte e altro ancora.
I risultati delle analisi hanno rilevato che le temperature estreme hanno un impatto notevole sul successo riproduttivo degli uccelli negli ambienti agricoli. Infatti, le coppie che nidificavano vicino ai terreni coltivati e rurali avevano la metà delle probabilità che almeno un piccolo lasciasse con successo il nido quando le temperature aumentavano. Al contrario, le foreste sembravano agire come una sorta di scudo contro le temperature elevate, fornendo zone d'ombra che favorivano il successo nella riproduzione. «Questo significa che la presenza di copertura forestale rappresenta un fondamentale rifugio climatico per gli uccelli, consentendo loro di prosperare in una vasta gamma di habitat», spiega Katherine Lauck, co-autrice dello studio e candidata al dottorato di ricerca in ecologia presso l'UC Davis.
Durante l'analisi dell'impatto delle ondate di calore sul successo riproduttivo nelle aree urbanizzate, il team di ricercatori ha notato che l'effetto negativo era meno marcato rispetto a quello osservato nelle aree agricole. Questo fenomeno è probabilmente dovuto alla maggiore presenza di copertura arborea in città e nei parchi urbani, anche se notevolmente inferiore rispetto a quella forestale. «Ciò suggerisce che luoghi come cortili e parchi potrebbero fornire in futuro un importante habitat per gli uccelli, un po' più protetto dagli estremi climatici», continua Lauck.
Lo studio ha anche proiettato uno scenario futuro: se le cose non cambieranno, entro il 2100, si prevede che il successo riproduttivo degli uccelli che frequentano le zone agricole diminuirà in media del 5%. Per evitare questo declino, gli scienziati suggeriscono che sarà essenziale ridurre le emissioni e promuovere l'istituzione di "rifugi termici," che consistono nella piantumazione e nella conservazione di aree di vegetazione naturale. Questi saranno fondamentali per la conservazione degli uccelli. Inoltre, sarà necessario preservare le zone d'ombra anche per garantire la sopravvivenza delle popolazioni di specie che abitano sia le aree urbane che quelle agricole.