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13 Novembre 2023
13:55

Le notizie allarmistiche influenzano la nostra percezione degli animali “pericolosi”

La percezione del pericolo che gli animali possono rappresentare per le persone è legata più alle notizie allarmistiche diffuse dai media, che dai dati reali. Ad esempio, il lupo è al primo posto fra gli animali che generano paure, in nome di un pericolo per le persone non solo gonfiato ad arte, ma anche completamente falso.

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La percezione del pericolo che gli animali possono rappresentare per le persone è legata maggiormente agli allarmismi veicolati dai media piuttosto che a una valutazione basata su dati reali. La nostra mente diventa in questo modo un contenitore di notizie imprecise quando non completamente false, che alterano la reale scala della pericolosità percepita.

In questo modo ci esponiamo non solo a essere un veicolo di informazioni prive di presupposti scientifici ma anche al rischio di sottovalutare pericoli reali che potrebbero veramente costituire un rischio per la nostra vita. Una realtà che dovrebbe farci comprendere non soltanto il valore della corretta informazione, ma anche la facilità con cui i media possono manipolare le nostre convinzioni, grazie al mancato approfondimento o alle scarse conoscenze sulla materia.

Per meglio comprendere utilizziamo l’esempio principe di questi tempi: il lupo, il super predatore che si trova ai vertici della catena alimentare, dove svolge non solo il suo importante ruolo di bioregolatore ma anche quello di animale ritenuto “cattivo” e quindi pericoloso per definizione.

Scorrendo i titoli che compaiono facendo una breve ricerca sul web ci si accorge con grande facilità di come il lupo sia al primo posto fra gli animali che generano paure e che suscitano allarmi, in nome di un pericolo per le persone non solo gonfiato ad arte ma anche completamente falso. Il lupo non rappresenta, normalmente un rischio per la nostra incolumità perché non veniamo identificati dal lupo come una preda. Un fatto certo e non un’opinione, come dimostrano l’assenza di episodi gravi, a parte i piccoli incidenti dovuti a soggetti resi confidenti. Sul territorio del vecchio continente non sono noti attacchi mortali dei lupi nei confronti di persone in più di un secolo e mezzo. Una dimostrazione inconfutabile di un pericolo creato ad arte, grazie alla narrazione di leggende che però non trovano un riscontro nella realtà, nemmeno nel nostro paese che ha avuto una crescita importante della popolazione di lupi.

Negli ultimi decenni, invece, ci sono state diverse persone che sono morte a causa di attacchi di cani di famiglia o di altri messi a protezione degli animali al pascolo, senza che fossero adeguatamente vigilati, come riporta alla recente memoria il caso di Simona Cavallaro in Calabria di cui Kodami si è occupato sin dal principio anche con due video inchieste.

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Possiamo dire che per l’uomo abbia rappresentato un pericolo effettivo più la sottospecie domestica, il nostro cane, che non tanto quella selvatica. Il tanto temuto lupo si è dimostrato un pericolo infinitamente più piccolo per la nostra specie rispetto al nostro miglior amico. Importante però spezzare una lancia in favore dei cani responsabili di queste aggressioni dall’esito mortale, perché decine di migliaia, se non centinaia, sono le morsicature senza esito letale: la responsabilità di questi episodi, infatti, è sempre in capo all’uomo che avrebbe un dovere di custodia e di attenzione che troppo spesso non viene attuata, dando origine agli episodi che purtroppo riempiono le cronache.

Stessa percezione di pericolo viene causata dagli orsi, che solo e sempre in Trentino hanno creato qualche allarme per alcune scaramucce con noi umani e un terribile quanto casuale episodio che ha provocato la morte del giovane Andrea Papi che ha avuto l’unica colpa di essersi trovato casualmente nel posto sbagliato al momento sbagliato, probabilmente senza fare abbastanza rumore per farsi sentire dall’orsa che lo ha aggredito per difendere i cuccioli.

Papi è l'unico morto in Italia a causa degli orsi da secoli, bisogna ricordarlo, ma la sua triste scomparsa ha portato a ridurre ancora di più la tolleranza di buona parte dei trentini nei confronti degli orsi. Anche in questo caso grazie a una percezione del pericolo esasperata dalla cattiva informazione, perché i pericoli per chi va per boschi sono altri. Secondo l’associazione Vittime della Caccia, che da anni raccoglie e studia con serietà il fenomeno, nel corso della stagione venatoria 2022/23 sono morti ben 13 cacciatori e 9 non cacciatori, con altre 57 persone che sono rimaste ferite a causa della caccia. Un’attività ludica che viene svolta sul territorio sottraendolo alla libera disponibilità di quanti cacciatori non sono. Nonostante questi dati la caccia continua a essere un diritto per ancora troppe persone e i morti non bastano per invocarne l’immediata chiusura.

Ma più di orsi, lupi e altri predatori presenti in Italia, secondo l’ISTAT a causare morti premature risultano essere i monopattini, che nel solo 2022 hanno causato il decesso di 16 persone e il ferimento di ben 2.787 individui. Una dimostrazione, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di quanto la percezione del pericolo non sia dipendente dalla realtà, ma bensì dal costante martellamento subito dall’opinione pubblica da parte di certa stampa e di molta parte della politica

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Ermanno Giudici
Esperto in diritti degli animali
Mi occupo di animali da sempre, ricoprendo per oltre trent’anni diversi ruoli direttivi in ENPA a livello locale e nazionale, conducendo e collaborando a importanti indagini. Autore, formatore per le Forze di Polizia sui temi dei diritti degli animali e sulla normativa che li tutela, collaboro con giornali, televisioni e organizzazioni anche internazionali.
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